Clubfitting – Questo Sconosciuto

Titolo: Clubfitting – Questo Sconosciuto

By: Piero Maina

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Clubfitting, non se ne parlava molto alcuni anni or sono, ma oggi, complice anche la maggiore informazione da parte degli addetti ai lavori, questa parola è entrata a gran forza nel vocabolario del golfista comune e le stesse case costruttrici che prima hanno sempre cercato di nascondere “la verità”, consentono di personalizzare i bastoni acquistati. Ma vediamo cosa vuol dire realmente clubfitting e come possono le case dare un servizio personalizzato all’interno di una produzione di massa.

Facciamo prima un po’di chiarezza: Il bastone da golf assemblato è costituito principalmente da tre pezzi più materiale di consumo e cosmetico ed è un oggetto assai semplice. I tre pezzi principali sono la testa del bastone, lo shaft e il grip e il materiale di consumo è costituito dalla resina o colla per tenere insieme lo shaft con la testa e il solvente per poter installare il grip sullo shaft, più la pipetta o ferrule che verrà posta come raccordo tra lo shaft e la testa e ha solamente funzione estetica. Et voilà! Il bastone è pronto. Eppure dietro questo semplice attrezzo c’è un mare di scienza. Principalmente fisica.

Sfatiamo un po’ di miti che purtroppo molto spesso ritrovo scritti su siti di affermati professionisti oltre ad essere pronunciati da maestri di golf o esperti giocatori. Va detto innanzitutto che la “scienza del bastone” non ha nulla a che vedere con l’essere bravi a giocare a golf, è come se i meccanici di una macchina di formula 1 dovessero essere altrettanto bravi a pilotarla prima di poter mettere le mani su di essa o viceversa il pilota Fernando Alonso per pilotare dovesse essere un esperto meccanico. Certo per passione entrambe le categorie potranno intendersene, ma ciò non è richiesto. Il primo mito da sfatare è che lo shaft non è il “pezzo” più importante all’interno del trittico, nè è paragonabile al motore come appunto sento dire molto spesso. A livello d’importanza tutti e tre i componenti sono importanti e ognuno darà il suo contributo per la miglior riuscita di un colpo da golf, ma se proprio vogliamo avere una gerarchia, sarà la testa del bastone ad essere la componente più importante. Come dicevo, lo shaft è accompagnato dal luogo comune che lo definisce il motore del bastone, voglio spiegare che il bastone non genera energia da solo, ma ha bisogno di una forza esterna e in questo caso il golfista che è il motore. Semmai volessimo paragonare lo shaft ad un organo meccanico di una macchina, diremmo piuttosto che lo shaft è la “trasmissione” che deve essere quindi adeguata al motore che supporta.

Un’altro mito da sfatare è nella convinzione che minore sarà il loft del mio drive e maggiore sarà la distanza che farò. Anche questa affermazione è purtroppo vera come legge fisica, ma non vera nel mondo del golf reale per i giocatori medi. Questo perchè entrano in gioco gli angoli di lancio, il backspin, il loft dinamico e la velocità della testa del bastone e molte altre variabili che vi spiegherò in articoli dedicati in quanto in questa sede sarebbe richiesto troppo tempo e l’articolo stesso diventerebbe troppo tecnico. Sappiate comunque che di base per i giocatori con velocità di swing basse, sotto le 80 mph con il drive, (la media per i giocatori dilettanti maschi è di 90 mph e per i professionisti del PGA 112 mph) che spesso sono raggiunte attraverso swing out-in (esterno-interno) o over the top (colpire dall’alto), o addirittura entrambe, la scelta migliore per il drive sarà quella di maggiore loft, anche 16° e anche di un bastone più corto. Magari chi legge si meraviglierà dicendo che in sacca possiede il legno 3 che misura 15°, ma se così fosse lo consiglierei di farsi controllare da un bravo fitter e cercare di ottimizzare la sacca. Il problema risiede nel fatto che per raggiungere la massima distanza di volo della palla, è necessario farla partire sul giusto angolo di lancio e per fare l’esempio di una manichetta dell’acqua, se non avremo abbastanza pressione e la manichetta non sarà orientata abbastanza in alto, l’acqua cadrà sui nostri piedi. La prima cosa che faremo invece sarà quella di dirigerla più verso l’alto per far compiere al getto d’acqua maggiore distanza. Nel golf poi c’è anche l’angolo d’attacco ad avere influenza sull’angolo di lancio e corrisponde all’angolo di come la testa del bastone arriva sulla palla all’impatto e può essere negativo (discendente) o positivo (risalente) . Come ho detto sopra, dedicherò un articolo specifico al concetto, spiegando tutte le variabili che sono dietro alla scelta del giusto loft e anche del giusto shaft per l’ottimizzazione del drive, in poche righe sarebbe troppo complicato e andremmo fuori tema.

I miti sono tanti e un poco alla volta cercherò di spiegarveli tutti, cercando di rimanere in un ambito non troppo tecnico e spiegando il perchè, cosa che non sempre fanno la case costruttrici di bastoni da golf. Naturalmente per loro è importante “sfornare” ogni anno o a anche meno,nuovi modelli. Questo a causa della natura della loro missione e dei loro bilanci che se non sono in attivo, non gli permettono di rimanere sul mercato. Ma quanto è vera la presentazione di nuovi modelli con la reale necessità da parte del mercato di ricevere nuove produzioni? Sono realmente bastoni che facilitano il gioco o solo poca sostanza confezionata in carta dorata?

Sicuramente la tecnologia negli ultimi 30 anni ha fatto passi da gigante e i bastoni di oggi sono più facili (non tutti) e più performanti (non tutti), ma se guardiamo agli score, vi assicuro che mediamente siamo sempre ben sopra i 90 colpi di media su un giro di 18 buche. Quindi nonostante il miglioramento nell’attrezzatura il golf resta un gioco difficile.

Bisogna pensare che le stesse regole del golf nell’appendice II impongono dei parametri che vanno rispettati e pertanto se quei parametri non cambiano, difficilmente le case potranno presentare innovazioni reali rispetto a modelli del recente passato. Quello che le case ultimamente stanno cercando di fare è di rendere personalizzabili, quindi con una sorta di “clubfitting fai da te”, i loro bastoni con chiavette per sostituire lo shaft, inserire dei pesi o anche modificare l’angolo della faccia o ancora il lie e il loft, ma questi processi anche se sicuramente sono i più avanzati ad oggi sul mercato,non saranno mai come un vero bastone su misura creato dopo attente analisi,con il giusto strumento ad hoc per colui/lei che lo dovrà usare.

Ho visto personalmente un drive di un giocatore di torneo assemblato su un tour van che però non rendeva al 100% e il giocatore preferiva quindi giocare un altro bastone più vecchio perchè più preciso e anche più lungo nella media. Certo quello nuovo quando veniva colpito perfettamente dava qualcosa in più, ma nella media non era il bastone da mettere in sacca per un torneo di 72 buche da giocare sotto pressione. Probabilmente qualche clubfitter avrebbe espresso immediatamente parere negativo sullo shaft e sicuramente si possono trovare ottimizzazioni differenti con shaft dal profilo diverso, ma quello che cerco di farvi compredere è che spesso il problema non è solo nello shaft, basta avere il bastone un centimetro più lungo o più corto per ottenere performance molto differenti,oppure 4/6 gr. di peso in più o meno  e anche qui ottenere risultati completamente differenti, o ancora mettere 10 /15gr. di peso in tacco o in punta, o più loft o meno loft, cambiare il lie o il peso del grip, dello shaft, etc. Le variabili sono molte e vi assicuro che anche i risultati lo sono e solo l’esperienza e gli strumenti adatti per effettuare le misurazioni possono farci riuscire nell’intento. Tornando al bastone del nostro professionista, dopo svariate prove cambiando alcuni parametri siamo riusciti a trovare l’ottimizzazione riducendo il peso, distribuendolo in un certo modo e aprendo la faccia del bastone. Il risultato è stato di ottenere un volo di palla penetrante con una media di otto metri in più rispetto all’altro drive con cui giocava abitualmente e rimanendo in “pista” consistentemente. Morale: se abbiamo un bastone, che è stato costruito con i giusti componenti, ma non assemblati secondo quanto richiesto da “quel” giocatore, non avremo mai la torta perfetta.

Un altro “trucco” usato dalle case nei decenni passati e fino ai giorni nostri per invogliare a comperare i loro bastoni è stato quello di “chiudere” sempre di più i loft dei ferri, una vera e propria malattia che negli USA è stata chiamata “loft shrink desease”.  Abitualmente il golfista sceglie il ferro da utilizzare per una data distanza guardando il numerino sulla suola del ferro, pensando inconsapevolmente che tutti i ferri in commercio siano uguali e senza sapere che la distanza è generata da colui che mette in moto il bastone, ma anche da quanti gradi di loft avrà quel ferro e non potrà che emettere un gridolino di piacevole stupore nel notare che la palla andrà più lunga con questo nuovo modello. Peccato che il nuovo ferro in questione sia più “chiuso” di 3/5 gradi e quindi un ferro diverso da quello che giocava prima. Dovete pensare che negli anni 70/80 il PW misurava 50/52° e il SW 56°. Attualmente il SW ha mantenuto il loft di 56° mentre il PW e tutti i ferri al di sotto del PW  sono stati chiusi sempre di più . In un set standard il PW misura 47°, ma oggi si trovano PW anche di 43° e il ferro 3 o il ferro 4 non vengono nemmeno più proposti perchè il giocatore medio non sarebbe in grado di tirarli visto che i loft corrispondenti sono quelli di un ferro 1/2 degli anni 70. C’è una regola in generale nel golf e per il golfista medio che si chiama 38/24 e vuol dire che un ferro tradizionale che sia più lungo di 38″  che corrisponde a un ferro 5 e con un loft che sia 24° o minore che corrisponde a un ferro 4 o meno, risulta molto difficile da usare con consistenza e per questo motivo sono nati gli ibridi. Di converso il Gap Wedge è nato proprio per riempire  il buco venutosi a creare fra il PW e il SW che negli anni non ha subito la riduzione del loft da 56°.

Quindi come potete capire da questo ultimo esempio, spesso i bastoni immessi sul mercato non corrispondono ad una reale necessità, ma piuttosto a regole create dalle case costruttrici in accordo con il  “Golf’s governing body”  per “muovere” il mercato altrimenti stagnante. E’ come dire che una casa farmaceutica provochi la malattia per poi immettere sul mercato il vaccino e il rimedio per curarla!

Nota del 10/06/2024: Ho riletto oggi questo articolo che ho pubblicato in origine a novembrel 2011, quindi quasi tredici anni fa e mi stavo chiedendo se fosse ancora attuale. Certo alcune cose possono essere integrate tenendo presente quanto accaduto in tutti questi anni, ma di base confermo quanto scritto sopra nella sua interezza, l’appendice II delle regole del golf non è ancora stata modificata, magari aggiungerei che il buco,”gap” fra il 56° e il PW, in molti casi oggi potrebbe richiedere anche un bastone aggiuntivo in area 48°. Cosa che leggendo sopra avveniva già allora in caso di un PW di 42°/43°  per giocatori con velocità della testa del bastone medio-elevate, per poter mantenere i canonici dieci metri di differenza di distanza fra un bastone ed un altro e non avere un PW che tira “lunghissimo” e rimanere frustrati da un GW che non arriva mai.

Perchè dieci/undici gradi di differenza fra un bastone ed un altro, sarebbero davvero troppi.

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Burn The Fat….La Mia Esperienza

Titolo: Burn The Fat….La Mia Esperienza

By: Piero Maina

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Marzo 2011 – I miei addominali a 49 anni. Al 9 % di massa grassa

Ciao a tutti,

oggi voglio raccontarvi la mia esperienza con il libro che promuovo su questo sito:(BFFM) – Burn The Fat Body Tansformation System”  (Letteralmente, “Brucia il Grasso e Nutri/Alimenta il Muscolo”). Fino ad oggi ne ho sempre parlato solamente agli amici e conoscenti, anche perchè non avevo ancora aperto questo blog ed inoltre per molti la lingua Inglese era ed è un freno all’apprendimento e quindi vedendomi preparato e convinto, grazie anche ai risultati raggiunti che potevano toccare con mano, chiedevano magari una e-mail riassuntiva per poter ottenere il fisico che avevano sempre sognato. Naturalmente spiegavo che l’e-mail era solamente un punto di partenza, tanto per “ingranare”, ma dopo sarebbero  stati necessari i feedback e se c’era bisogno di aiuto o di un supporto, io sarei stato presente. D’altronde il mio sapere viene principalmente da questo libro, anche se ne ho letti altri e sono sempre stato interessato alla scienza dell’alimentazione e  di riflesso alla forma fisica e posso dire con assoluta certezza che per persone che non hanno gravi patologie mediche o disfunzioni gravi (per loro è sempre bene sentire prima il parere del medico), quello che viene spiegato da Tom Venuto nel suo libro è verità pura per il raggiungimento di uno stato psicofisico ottimale e della buona salute.

Andiamo per gradi. Personalmente compio 50 anni fra un mese e sono atleta da sempre o almeno da quando ho cominciato ad andare a scuola,ho sempre amato lo sport che è stato il mio maestro di vita in quanto ad insegnamenti per disciplina e rigore, oltre ad avermi formato il carattere, ad essere più tenace e a raggiungere sempre gli obiettivi e non a caso il motto di questo sito è “Never Give Up! ( Mai arrendersi o Mai rinunciare).

Purtroppo all’età di 32 anni nel pieno dell’attività e del vigore ho subito un incidente proprio mentre mi allenavo con i pesi e sono stato colpito da “Trombosi Venosa Profonda” alla vena succlavia e vena ascellare sinistra. Questo incidente è occorso a causa della mia conformazione scheletrica che ho scoperto più tardi essere la causa di tutto e in ambiente medico viene chiamata “Sindrome dello Stretto toracico” che sfocia poi in “Sindrome di Paget Schroetter“. Tutto questo l’ho appreso ultimamente grazie ad internet, ma nel 1994 quando ho avuto la prima trombosi mi avevano detto correttamente che era una trombosi da sforzo, ma non mi avevano spiegato bene le cause, e sono rimasto in prognosi riservata per 15 giorni attaccato ad una pompa ad infusione che mi iniettava in vena per 24 ore al giorno urochinasi o urokinasi nel tentativo di scogliere il trombo e ridare quindi pervietà alla vena occlusa. Ho rischiato la vita inizialmente per una eventuale embolia polmonare che fortunatamente non c’è stata. L’anno dopo nel 1995 ho avuto una recidiva perchè ingenuamente dopo le cure con gli anticoagulanti ero tornato ad allenarmi in palestra con pesi ridotti, ma non sapevo che la causa era invece la mobilità della zona sterno-clavicolare che ogni volta che alzavo le braccia per certi tipi d’esercizi le vene subivano una strozzatura causandomi appunto la formazione di trombi. Questa volta il mio braccio sinistro ne ha risentito maggiormente e anche le valvole d’entrata dello stesso braccio si sono danneggiate e sono diventato praticamente mezzo invalido nel braccio sinistro.

Mi è stato consigliato (obbligato) di chiudere completamente con i pesi e di portare un bracciale compressore e di prendere forti dosi di warfarin sodico (6,25 mg/die) per tenere fluido il sangue e in effetti il braccio mi faceva molto male. Ho cercato rimedio presso un luminare in Svizzera che come mi ha visto ha capito immediatamente di cosa si trattava (anche se non nominò le patologie che ho descritto sopra, ma intendeva quelle e forse fui io a non capire) e mi propose un operazione di rimozione della prima costola sinistra sfilata dall’ascella,in modo da creare spazio ed evitarmi così una terza trombosi e la perdita dell’uso dell’arto. Gli Italiani invece volevano tagliarmi i muscoli scaleni così da far scendere i pettorali e creare spazio ed evitare strozzature delle vene interessate. Due metodologie completamente diverse, ma finalizzate entrambe a creare spazio per le vene. Naturalmente non ho accettato nessuna delle due proposte e anche se sapevo che rischiavo, mi era stato detto in Svizzera di stare attento e di non sollevare le braccia (proprio quando stavo iniziando a giocare a golf), ma che col tempo le vene periferiche avrebbero creato una circolazione collaterale e avrei avuto una vita normale,ma niente pesi nè sforzi e anche il golf  era meglio non praticarlo e assolutamente cercare di evitare comportamenti a rischio, per evitare un’altra trombosi.

Ho preso anticoagulanti per due anni e mezzo e sapendo cosa potevo e non potevo fare ho gradualmente ripreso le mie attività, ma niente più pesi,nuoto,windsurf (era stata la mia vita fino ai 24 anni e poi ancora per diletto fino al 1994),etc. Arriviamo al 2001, vengo a conoscenza della dieta “Zona“- “The Zone” (Dr.Barry Sears) conosciuta anche come la dieta 40-30-30 (40% carboidrati – 30%proteine – 30% grassi), leggo parecchi libri sull’argomento e la inizio subito. Grandi risultati e benessere e diventai quindi il paladino della zona, ma devo ammettere che pur essendo in buona salute ogni tanto la fame si faceva sentire e dimagrivo come al solito troppo sul viso facendomi diventare troppo scheletrico, tipo uomo di Neanderthal.

Fatta la lunga premessa, veniamo ai giorni nostri, quello che ho scritto sopra era necessario per comprendere che nonostante i trascorsi e il non potermi allenare completamente come avrei voluto, la malattia non mi ha frenato nella volontà e nel raggiungimento dei risultati odierni. C’è un’altra breve parentesi da aprire, parte della causa della mia conformazione scheletrica nasce dai denti, fino al 2008 ero una terza classe scheletrica, (morso inverso) e avrei dovuto risolvere la patologia chirurgicamente, visto che venivo considerato un caso grave e invece ho risolto la cosa grazie ad eventi ed incontri fortuiti  con la sola cura ortodontica (apparecchio Damon system), ma non spiegherò in questa sede i dettagli perchè andremmo fuori tema ed è lungo e complesso, ma scriverò un articolo a parte nel prossimo futuro (Clicca qui per l’articolo). Ecco spiegato perchè ho avuto gli incidenti di cui sopra e il perchè della faccia da uomo di Neanderthal ogni volta che dimagrivo troppo.

Le mie credenze (sbagliate), sono sempre state che per dimagrire bisognava non mangiare o fare diete drastiche e con la forza di volontà che avevo le ho portate avanti con non pochi sacrifici e risultati temporanei. Mangiavo poco e mi allenavo molto ai tempi della trombosi e dopo mi allenavo sicuramente meno, ma non mangiavo mai abbastanza. I pasti erano tre o quattro e le quantità e la composizione dei macronutrienti insufficienti o sbilanciati. Inoltre il fattore età era d’aiuto, perchè allenandomi il metabolismo non rallentava e i risultati venivano più facilmente, mi vedevo magro e mi accettavo, ma sicuramente facevo un passo avanti e due indietro e andando avanti con l’età le cose sono cominciate a cambiare, sia per la composizione di massa grassa corporea che nell’elasticità della pelle. Naturalmente per uno che è già parecchio sovrappeso e ha sempre fatto vita sedentaria, il problema si accentua.  Sappiate che per gli uomini è necessario mangiare almeno cinque pasti nella giornata, ma l’optimum è sei e per una donna i pasti ottimali sono cinque. Non sapevo che meno mangiavo e più rallentavo il metabolismo invocando lo “starvation” e non fornendo le proteine al mio organismo ogni tre ore, quand’anche dimagrivo perdevo maggiormente massa magra(muscolo), perchè a differenza dei carboidrati, le proteine non vengono sintetizzate dal nostro organismo (ci sono nove amminoacidi essenziali che devono essere necessariamente apportati tramite l’alimentazione/dieta) e pertanto se noi non forniamo le giuste proteine al nostro corpo, il muscolo/massa magra verrà “cannibalizzato” per fornire gli amminoacidi essenziali. Inoltre rallentando il metabolismo, rallentava anche il dimagrimento e facendo continuamente diete dal regime troppo ipocalorico, raggiungevo il famoso “plateau” o stallo. Il nostro organismo si adatta alla situazione. Per quanto m’impegnassi a dimagrire, non vedevo i risultati o per lo meno non ottenevo i risultati all’altezza del sacrificio e dell’ impegno profuso.  Con “La Zona” avevo fatto grossi passi avanti e il mio regime alimentare era comunque migliorato molto (tenete presente che anche oggi alla base ci sono gli insegnamenti della dieta zona, ma mangio molto di più e distribuisco diversamente i macronutrienti nell’arco della giornata e i pasti sono sempre minimo cinque), solo che non riuscivo a mantenerlo con regolarità per periodi superiori ai tre/quattro mesi senza “sgarrare”, oltre ad avere una faccia smagrita e l’umore che non era sempre buono. Certo ero contento di avere gli addominali in evidenza (a dire il vero forse sono più in evidenza oggi e ho anche dieci anni in più), ma mancava la prima regola che oggi è saldamente impressa nel mio cervello :” Non bisogna perdere peso o dimagrire solamente, bisogna perdere grasso e semmai cercare di aumentare di peso aumentando la massa magra“. Più massa magra avremo e maggiore sarà il consumo di calorie anche senza fare assolutamente niente durante il giorno, il metabolismo accelera e si crea il processo chiamato termogenesi. Sono due cose ben diverse il perdere peso o il perdere grasso.

Ho comprato Burn The Fat Feed The Muscle ora Burn The Fat Body Transformation System nel 2005, ma pur leggendolo sporadicamente non ci ho mai creduto e ad essere sincero, così come sarà per voi, quando si aprì la pagina del sito con la foto di Tom Venuto tutto “tirato” e le affermazioni che venivano fatte ho esclamato:” …Eccoci qui, un altro sito americano tipo la dieta di Verdone “7Kg. in 7 giorni” e tanto fumo negli occhi….” con quelle foto del prima e dopo tipo le telepromozioni di Mediaset e AB-flex. Comunque non chiedetemi perchè, ma mi sono convinto ad investire il denaro e a comprare il libro con tutti i bonus allegati. Ripeto, li ho letti, ma mi sembravano affermazioni un po’ troppo presuntuose o troppo legate al mondo del body building e io per quello che mi era accaduto e ho raccontato sopra, non avrei potuto seguire e visti i problemi che avevo nella vita privata non mi sentivo disposto ad affrontare quei sacrifici e oramai mi ero rassegnato ad accettare il trascorrere del tempo. Tutto sommato ero sempre magro, le misure dei vestiti erano quelle di 15 anni prima, certo il fisico non c’era più,ma mi dicevo che è così per tutti e dovevo accettarlo altrimenti mi sarei ridotto come quei “poveretti” troppo fissati per i soli muscoli che intravvedevo come uno stereotipo.  E continuavo a leggerlo e a dire che quel libro era la Bibbia sul come “bruciare” il grasso, ma non partivo mai e prendevo tempo. Peccato, erano solo fantasie tutte presenti nella mia testa e ho perso cinque anni di tempo.

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ABS Piero Sept. 2013- 51 anni e 9 mesi
I miei addominali al 4,9% B.F.

Maggio 2010, muore mia madre e sul lavoro un accanimento senza motivo (che perdurava da 10 anni peraltro), che mi distruggeva psicologicamente e altri fatti privati che sicuramente non mi aiutavano a partire serenamente, ma  grazie ai consigli di Tom Venuto e alla messa in pratica degli insegnamenti contenuti nel suo libro, raggiunsi in meno di 100 giorni uno stato di forma che forse non avevo nemmeno quando ero al mio top e di anni ne avevo 32 e cioè poco prima della trombosi al braccio sinistro. Naturalmente da allora ho continuato ad applicare gli insegnamenti imparati e come previsto una volta ingranato il sistema nel mio subconscio è diventato uno stile di vita. Oramai sono due anni  e mezzo che mi alimento secondo i principi di BurnTheFat  con risultati eccezionali e nessun rimpianto oltre che nessuno sforzo a seguirlo o la credenza di dover rinunciare a qualcosa. A differenza delle comuni diete questo è uno stile di vita e lo scopo è mangiare di più e consumare di più piuttosto che mangiare poco e invocare lo “starvation” (morire di fame… stato di fame estrema, risultante dalla mancanza di macronutrienti essenziali per un lungo periodo di tempo…). Ogni tanto mi dico “peccato non aver avuto queste informazioni 20 anni fa…” , ma oggi guardo il tempo in maniera diversa e quindi la cosa non mi pesa e vado avanti serenamente cercando semmai di condividere con altri la mia esperienza e far si che anche loro possano godere delle stesse informazioni….come ho scritto sopra, il primo impatto alla visione della pagina pubblicitaria è stata di riluttanza, ma credetemi tutto quello che nel libro viene raccontato corrisponde a verità e molte delle immagini del prima-dopo che vedete sono di persone che ho poi conosciuto all’interno del” Burn the fat inner circle” e all’interno di quel forum scoprirete un enorme e insostituibile fonte di informazioni e aiuto per il raggiungimento dei vostri obiettivi, sia da parte di persone pronte ad aiutarvi, sia in termini di materiale disponibile per il vostro “sapere”. Purtroppo l’unica condizione necessaria è la conoscenza della lingua Inglese perchè sia nel forum che per  gli articoli si usa solo la lingua Inglese.

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Io a quasi 52 anni d’età al 4,94% di massa grassa. Settembre 2013

All’interno del “Burn the fat inner circle troverete persone normalissime, non solo fanatici del bodybuilding, ma anche molti obesi o ex obesi che hanno radicalmente cambiato o stanno cambiando la loro vita e il loro fisico oltre che il loro stato di salute e di conseguenza il loro stato di benessere in generale. E troverete persone di tutte l’età, dal diciottenne al settantacinquenne. Tutte con il grande entusiasmo di riuscire e vi assicuro che non sarete lasciati soli,questo si traduce in una migliore motivazione e alla riuscita dei vostri propositi grazie al supporto di persone che desiderano aiutarvi. Anche in questo caso, il primo scettico sono stato io perchè mi sono iscritto al ” Burn the fat inner circle” a maggio 2010 quando erano almeno 4 anni che rimandavo.

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Back View – Sempre io al 4,94 % B.F. Settembre 2013

Non fate come me, io d’altronde non avevo nessuno che mi consigliava, non c’erano nemmeno altri italiani iscritti prima e quindi sono stato forse il pioniere e oggi appaio nella Hall of Fame di Burn The Fat Body Transormation System avendo completato per ben otto volte la Burn The Fat Summer Challenge,  ( 2010 – 2018 – Qui le mie esperienze nel 20122013 ) la sfida di 14 settimane o 98 giorni di trasformazione corporea. Con oltre 3.000 partecipanti provenienti da varie nazioni nel mondo, abbiamo terminato la sfida in poco più di 200 persone. Quest’anno (2013), sono entrato nei top 10 finalisti uomini  e nel 2012 sono stato premiato  come miglior definizione muscolare fra gli uomini oltre i 50 anni, (Most Ripped Man over 50. Cliccate qui per l’intervista sul sito in Inglese) all’interno della sfida per la migliore trasformazione fisica.

Direi che vi ho raccontato tutto,adesso tocca a voi!

Nota del 12/04/2020: Dopo oltre 15 anni è finalmente disponibile anche qui in Italia da qualche mese il libro di Tom Venuto “Burn the Fat Feed the Muscle”,  tradotto nella nostra lingua. Si trova su diversi siti on-line e anche su Amazon, per chi è interessato, metto il link di Amazon qui:  Brucia i grassi, Nutri i muscoli

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