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La chiave per il successo nella dieta e nell’allenamento

Clima invernale e perdita di grasso: il freddo fa ingrassare?

Titolo: Clima invernale e perdita di grasso: il freddo fa ingrassare?
Autore: Tom Venuto, CSCS, NSCA-CPT

Traduzione: Piero Maina
URL: www.Burnthefatinnercircle.com
Parole: 23.966

Clima invernale e perdita di grasso: il freddo fa ingrassare?
Di Tom Venuto

BurnTheFat.com – Body Transformation System

Ciao a tutti, oggi pubblico con il suo permesso, un articolo del grande Tom Venuto che ho tradotto in Italiano, cosicchè anche chi non conosce l’inglese, possa godere di queste preziose e interessanti informazioni che proprio in questo periodo invernale e post vacanze di Natale, ci possano tornare utili per recuperare la nostra forma. Buona lettura:

“In inverno quando è più freddo, ingrasso!” Se sentissi qualcuno dire questo, probabilmente rideresti e diresti che sono le solite scuse tipo: “Mi dispiace, ma oggi non posso allenarmi … le tute da allenamento sono da lavare”. Ma la verità è che ci sono conferme scientificamente provate per cui in inverno si tende ad aumentare di peso. Fortunatamente, ci sono anche delle soluzioni, peraltro semplici e di facile applicazione.

Se vivi dove le stagioni cambiano, o anche peggio, dove il clima è freddo e nuvoloso per la maggior parte dell’anno, o se la neve, il ghiaccio e la pioggia gelida interrompono i tuoi programmi di allenamento all’aperto e sei preoccupato per il tuo girovita, allora questa è la domanda e la risposta di Burn The Fat della settimana ed è una lettura obbligata …

    DOMANDA: Ehi Tom, ci sono prove che durante la stagione fredda e in inverno diventa più difficile perdere grasso corporeo? A me sembra più facile perdere peso durante la stagione calda. Mi chiedevo se ci fosse una ragione per questo, forse uno desidera maggiormente diversi tipi di cibo? Si perde l’appetito nella calura estiva? O l’appetito aumenta con il freddo? Il metabolismo rallenta in inverno? Se sai darmi delle risposte al riguardo, te ne sarei grato. Grazie!

RISPOSTA: Sì, ci sono molte ragioni per cui molte persone tendono ad ingrassare in inverno. Sono sia fisiche che mentali. Da un punto di vista psicologico, ecco una semplice spiegazione: il mutare delle stagioni può influenzare il tuo umore.Una condizione nota come Disturbo Affettivo Stagionale (DAS) è stata studiata a lungo da psicologi e psichiatri. Spesso è molto più del semplice “Winter Blues” (Depressione Invernale), il DAS si verifica durante le giornate più brevi e le lunghe notti dell’inverno e dell’autunno, quando c’è meno luce solare e le temperature sono più fredde.I sintomi includono depressione, desiderio di cibi specifici, in particolare carboidrati densi di calorie, si sperimenta perdita di energia, senso di disperazione e sonno eccessivo. Ovviamente, tutti questi effetti possono contribuire a far aumentare di peso.

Una ricerca scientifica svizzera intitolata “Abitudini alimentari nel Disturbo Affettivo Stagionale: chi tenderà ad aumentare di peso in inverno?”  I ricercatori hanno scoperto che non solo i pazienti con DAS mangiavano più zuccheri e cibi ricchi di amido, ma erano anche più suscettibili al mangiare emotivo, ricercando i dolci, quando emotivamente si sentivano più ansiosi, affamati, stanchi o soli. Uno dei trattamenti standard per il DAS è la terapia della luce intensa. Assicurati di dormire a sufficienza, ma alzati anche alle prime luci dell’alba, perché è importante massimizzare le ore di esposizione alla luce naturale.

Al contrario, un’ altra causa psicologica dove il clima influisce sulla quantità di cibo che  ingeriamo è l’attività fisica e la perdita di grasso è maggiore quando il clima è caldo; le persone stanno all’aperto per più tempo vestendosi meno, questo fatto crea più motivazione all’esercizio fisico. Diciamolo pure, le persone vogliono avere un bell’aspetto quando indossano il costume o hanno meno indumenti addosso. In inverno e quando il clima è più freddo, sei coperto, quindi c’è meno presa di coscienza e nessuna responsabilità poiché di solito nessuno ti vede attraverso i vestiti, diverso è quando la gente ti vede con pantaloncini e canotta. Pertanto, la maggior parte delle persone tende a seguire una dieta più diligentemente e ad allenarsi più duramente nei mesi più caldi. (Non è un caso che così tanti bodybuilder mettano su massa nel periodo invernale, viceversa perdano peso durante l’estate).

Naturalmente, abbiamo il problema opposto nel periodo delle festività Natalizie, un periodo che tradizionalmente si sposa con i festeggiamenti, banchetti, bevande e regali (dove a volte anche i regali sono commestibili!) Molte persone si preoccupano maggiormente del loro stato di forma in questo periodo perché pensano che arriveranno ad aumentare di peso fra i 2Kg e 5Kg. La ricerca ha dimostrato che l’aumento di peso stagionale è reale, anche se di solito non è così tanto, in genere solo circa mezzo chilo, un kg al massimo, se si fa la media sui grandi numeri di popolazione. (Solo il 10% circa guadagna 3 kg o più). Il vero problema che la ricerca ha dimostrato a lungo termine è quel lento aumentare di peso anno dopo anno e che spesso passa inosservato e, in un periodo di 10, 15 o 20 anni, è sufficiente a portarci al sovrappeso cronico o all’obesità. Sono tanti gli uomini e le donne che si svegliano una mattina all’età di 40 o 50 anni, e guardandosi allo specchio si chiedono: “come ho fatto a diventare così grasso/a?” (Mezzo kg, o un kg all’anno, dopo ogni stagione invernale, si arriva a questo aumento di peso incontrollato). Lo studio più famoso su questo argomento è stato pubblicato sul prestigioso “New England Journal of Medicine”. Ecco cosa hanno riscontrato gli autori:

  In contrasto con la percezione comune che il peso aumenti durante le festività invernali, il peso della stragrande maggioranza dei soggetti in questo studio è cambiato poco durante le festività natalizie. Questi soggetti credevano di aver incrementato di quattro volte il loro effettivo aumento di peso durante le vacanze, che è invece risultato di soli 0,37 kg. Meno del 10% dei soggetti ha guadagnato 2,3 kg o più. Pertanto, nonostante il fatto che l’85% dei soggetti monitorati non facesse alcuno sforzo per controllare il proprio peso, grandi aumenti di peso durante le festività invernali non sono stati la norma.Sfortunatamente, abbiamo anche scoperto che l’aumento di peso durante il periodo autunnale pre-ferie e l’aumento durante le festività natalizie sono stati in gran parte mantenuti durante il periodo invernale post-ferie da gennaio a marzo, con un conseguente aumento medio netto di 0,48 kg. Nei soggetti che hanno completato un anno di osservazione, il peso è aumentato in media di 0,32 kg durante il periodo di vacanza e di 0,62 kg durante l’intero anno, suggerendo che il periodo che contribuisce maggiormente alla variazione di peso annuale è il periodo di sei settimane di vacanza.

 La maggior parte di noi mangia e beve di più nel periodo delle festività natalizie. Tuttavia, alcune persone hanno anche chiesto se ci siano altre motivazioni e se le giornate brevi, il clima cupo e le temperature fredde hanno qualcosa a che fare con l’aumento di grasso a livello fisiologico. La domanda è: “Il metabolismo rallenta in inverno, come se stessimo entrando in “modalità letargo?”  In realtà, è vero il Contrario. L’esposizione a temperature fredde provoca una risposta di termogenesi da tremito, il che significa che c’è un aumento del metabolismo per produrre più calore. Per creare calore è necessaria energia (calorie bruciate = calore). Infatti, nel corso degli anni, molti guru della perdita di peso hanno promosso l’idea dell’esposizione al freddo per accelerare il metabolismo, suggerendo strani “trucchi” come spegnere il riscaldamento in casa, uscire di casa poco vestiti in inverno, nuotare in laghi gelidi o fare surf tutti i giorni in acque fredde o fare docce fredde che stranamente ancora oggi risultano popolari. Sfortunatamente l’esposizione al freddo, aria fredda o acqua fredda, come tentativo per far bruciare più calorie al nostro corpo non si traduce nel tempo in risultati di perdita di grasso nel mondo reale, anche se risultati a breve termine possono mostrare un elevato consumo di calorie.

Perché non funziona? A parte il fatto che si tratta di una piccola quantità di calorie bruciate in più, non è poi così pratico o piacevole congelarsi il sedere, quindi il tentativo probabilmente non durerebbe a lungo e sarebbe destinato al fallimento se uno ci provasse. Un altro motivo è che il nostro corpo può adattarsi e compensare le perdite di calore. Un esempio interessante dell’impatto che le temperature fredde hanno sul bilancio energetico è il caso del nuoto. Paradossalmente, è stato osservato che molte persone che hanno iniziato a nuotare hanno bruciato tantissime calorie, ma non hanno perso grasso (o hanno persino guadagnato peso). All’inizio alcune persone pensavano che il corpo stesse producendo grasso per ripararsi dal freddo. Sembra plausibile, vero? Ma dopo che alcuni scienziati attenti hanno esaminato la cosa più da vicino, hanno scoperto che il nuoto può essere un eccellente esercizio per bruciare i grassi, ma molte persone non perdono molto grasso col nuoto perché si è scoperto che il nuoto, specialmente in acque fredde, fa si bruciare più calorie, ma fa anche aumentare l’appetito.

Pertanto, potremmo ipotizzare che lo stesso possa accadere con temperature fredde (aria). Se il tuo corpo usa un po’ di energia per tremare o produrre calore, un modo in cui può compensare quella perdita di energia è aumentare l’appetito, quindi è probabile che il bilancio energetico negativo, se presente, sia a breve termine. (Incredibile come il tuo corpo funzioni per controbilanciare le cose, non è vero?)

Alcuni scienziati suggeriscono addirittura che mangiare di più nei freddi mesi invernali sia inserito nel nostro DNA come meccanismo di sopravvivenza. Teorizzano che gli esseri umani hanno una tendenza naturale a mangiare di più in inverno perché storicamente parlando, questo era un periodo in cui c’era carenza di cibo. Sebbene non ci sia praticamente alcuna possibilità di morire di fame nella moderna società industrializzata, potremmo inconsciamente cedere alle direttive evolutive.

Per una serie di possibili ragioni, la maggior parte delle persone tende a mangiare di più in inverno, soprattutto durante le festività natalizie e allo stesso tempo, tende anche a muoversi meno.

Uno studio condotto in Massachusetts e pubblicato sull’European Journal of Clinical Nutrition ha mostrato alcune scoperte interessanti sulle variazioni stagionali dell’assunzione di cibo, dell’attività fisica e del peso corporeo in una popolazione in sovrappeso. I risultati principali includevano:

    L’apporto calorico giornaliero era di 86 calorie in più nei mesi freddi rispetto alla primavera

    L’attività fisica più bassa è stata in autunno e in inverno

    Il peso corporeo ha raggiunto il picco in inverno

    Tutti i cambiamenti stagionali sono stati abbastanza piccoli, ma abbastanza significativi da essere misurabili

Durante le vacanze, la maggior parte delle persone che aumenta di peso, dà la colpa al cibo, ma non sono solo le feste del Natale e Capodanno che incidono, è anche una minore attività fisica durante l’intero inverno che contribuisce all’aumento del girovita. Le routine di esercizi all’aperto a volte termina bruscamente e non viene fatto nulla per compensare la cosa. Di solito si usano scuse del tipo: “è colpa del meteo (“Fa troppo freddo” o “Non posso correre / camminare / andare in bicicletta sulla neve e sul ghiaccio!” O “È buio prima che torni a casa dal lavoro”).

Il calo dell’attività fisica non è solo dovuto al minor numero di sessioni di allenamento. Anche la quantità di passi che normalmente si fanno durante il giorno subiscono un calo, soprattutto se non li si monitorano.

La ricerca fatta con l’utilizzo del pedometro pubblicata sulla rivista “Medicine and Science and Sports And Exercise” ha rivelato quanto l’attività fisica diminuisca in inverno rispetto alle altre stagioni.

E’ stato preso in esame un gruppo di donne di mezza età, che sono generalmente meno attive di altri gruppi, per cominciare c’è stato un importante calo dei passi compiuti durante il giorno durante il ciclo stagionale:

    7616 passi al giorno in estate

    6293 passi al giorno in autunno

    5304 passi al giorno in inverno

    5850 passi in primavera

Questo è il motivo per cui utilizzare un contapassi tipo il Fitbit o uno smartwatch tutto l’anno è un’ottima idea. Puoi vedere i cambiamenti del numero di passi stagionali e se noti che diminuiscono all’arrivo dell’inverno, puoi apportare le modifiche necessarie più facilmente alla tua attività semplicemente perché sai quello che sta succedendo e diventi responsabile per quello che fai. Inoltre, sebbene 10.000 passi al giorno (o più) possano essere scoraggianti, non è così difficile partire con 2.500 passi al giorno in più, rispetto a quanti ne fai ora. Questo è sufficiente per compensare il calo medio di passi registrato dalla maggior parte delle persone. Migliorando la propria responsabilità dal punto di vista nutrizionale e combinando le due azioni, sinergicamente questo piccolo cambiamento da solo può risolvere il problema dell’aumento di peso invernale.

Come si può vedere è legittimo pensare che è più facile ingrassare durante i mesi più freddi. Se non si fa nulla per impedirlo; ci sono buone probabilità che si possa ingrassare almeno mezzo chilo o forse uno durante il periodo autunnale e in inverno, quando le giornate sono più buie. Proprio perché questa quantità di aumento di peso non è significativa è particolarmente insidiosa perché o te ne accorgi e agisci immediatamente con le dovute misure o potrebbe passare completamente inosservata all’inizio, per poi trovartela “appiccicata” addosso e non “staccarla” più. In 10 anni, ti ritrovi con un aumento di peso/grasso che può andare da 4,5 Kg a 9 Kg. In 20 anni, puoi arrivare a guadagnare da 9 Kg a 18 Kg, senza quasi accorgertene e tutto grazie a un lento accumulo di peso/grasso.

Fortunatamente, l’aumento di peso in inverno non è una condizione scontata, Questa battaglia si può vincere abbastanza facilmente. Puoi rimanere magro tutto l’anno, quello che devi fare è rimanere attivo durante l’inverno, indipendentemente dal tempo atmosferico e rimanere disciplinato con l’alimentazione la maggior parte del tempo.

Ti suggerisco di avvicinarti all’alimentazione e all’allenamento invernale in due fasi. Novembre e dicembre sono mesi perfetti per fissare obiettivi e chiudere bene l’anno. Creare obiettivi per questo periodo, ti manterrà motivato per tutto il tardo autunno e l’inizio dell’inverno. È una strategia perdente aspettare il nuovo anno e non avere nuovi obiettivi su cui lavorare durante le vacanze, procrastinare, non paga.

Per oltre un decennio ho promosso sfide di fitness durante le vacanze natalizie, iniziate prima del giorno del Ringraziamento e proseguite fino alla fine dell’anno. Se mai hai la possibilità di iscriverti, partecipa con tutti i mezzi. Se non riesci a trovare un concorso formale, una sfida, una gara o un qualche tipo di evento di fitness, crea la tua sfida per le vacanze natalizie, e non è mai troppo tardi. Anche se è il giorno di Natale, si possono fissare degli obiettivi per l’ultima settimana dell’anno. Ho amici che tengono viva una tradizione facendo un allenamento epico a Capodanno.

Se possibile, invita gli amici a unirsi a te per aumentare la responsabilità verso gli obiettivi fissati. Se possibile, assumi un coach che ti aiuti a creare il tuo piano e ti renda ancora più responsabile. È incredibile quanto sarai motivato e quanto duramente lavorerai quando dovrai riferire i tuoi progressi ogni settimana a un mentore o ad una figura autorevole che rispetti. Con un obiettivo o una sfida, un allenatore o un sistema di supporto, o entrambi, credimi, le vacanze non ti saranno di ostacolo. Potresti anche arrivare alla migliore forma della tua vita.

La seconda fase inizia a gennaio. Anche se l’esercizio e la dieta “Buoni propositi per il nuovo anno” sono una consuetudine in questo periodo dell’anno e molte persone li fanno con scarsi risultati, non sono contrario a fissare obiettivi il primo dell’anno. Credo che sia un ottimo momento per pensare a cosa vuoi per i 12 mesi a venire. Assicurati che i tuoi obiettivi non si concentrino solo sul peso corporeo o sul grasso corporeo, ma includano anche obiettivi di fitness, salute, forza e prestazioni. Questo ti manterrà molto più motivato se hai una settimana in cui la bilancia non si muoverà.

Un fattore chiave per l’alimentazione durante tutto l’arco dell’anno, ma soprattutto nel periodo vacanziero, è la dieta flessibile. Ciò significa mantenere il tuo piano nutrizionale preciso dall’80% al 90% delle volte, riuscendo a goderti così tutti i tuoi cibi preferiti nel periodo delle vacanze con moderazione. Evita di pensare in modo dicotomico al cibo e di chiamare alcuni cibi buoni e altri cattivi. Non dimenticare mai che tendi a desiderare ciò che non ti è permesso avere. Diete rigide con elenchi di alimenti proibiti si ritorcono contro e, anche se non lo facessero, la restrizione non è un modo per godersi le festività natalizie.

I migliori trucchi per avere successo con il tuo allenamento invernale sono gli stessi che dovresti usare tutto l’anno: fissare continuamente obiettivi di prestazione (avere obiettivi per ogni allenamento), creare un piano con un programma settimanale in cui ti impegni e rimanere responsabile (avere qualcuno nel tuo angolo in modo da poter mostrare a lui/loro i tuoi risultati e i tuoi progressi settimanali comparati con i tuoi obiettivi). Assicurati inoltre che il tuo piano includa un elenco di potenziali ostacoli e come ti comporterai se li incontrerai, comprese le contingenze per tutti i tipi di tempo. Inoltre, considera di provare un allenamento che non hai mai fatto prima. Provare esercizi, tecniche e programmi completamente nuovi può aggiungere quel briciolo di sale in più, una scintilla di motivazione e una ventata di freschezza che ti manterrà più euforico e motivato nelle giornate invernali più cupe.

Ovviamente dipende dalla località in cui vivi e quale meteo incontri, ma è improbabile che tu non possa indossare cappotto, cappello e guanti e andare a fare una passeggiata solo perché è inverno. Tuttavia, se è tempestoso o pericolosamente freddo, o se preferisci, puoi effettuare le tue camminate e la parte cardio del tuo programma al chiuso su una cyclette, un tapis roulant, un vogatore o una macchina ellittica, o ancora, semplicemente con esercizi a corpo libero se non hai a disposizione le macchine o attrezzature cardio. Si, dipende da te, puoi farlo!

Non è necessario nemmeno sfidare gli elementi e avere il coraggio di guidare fino a una palestra per allenarti con i pesi, puoi farlo anche a casa. Una configurazione casalinga semplice come manubri e una panca, oltre a bande elastiche di resistenza e l’allenamento a corpo libero possono farti raggiungere ottimi risultati e portarti lontano. E considera che puoi aggiungere più attrezzi se il tuo spazio e il tuo budget lo consentono.

I mesi invernali sono anche un ottimo periodo per essere avventurosi e provare qualcosa di nuovo all’esterno, vale a dire gli sport invernali. Pensa a inserirli nel tuo piano di allenamento. Lo ammetto, non sono mai stato un fan del freddo, del ghiaccio e della neve. Anche se l’escursionismo e lo zaino in spalla sono i miei hobby preferiti dietro il sollevamento pesi, sono sempre stato un uomo di tre stagioni all’aperto.

Io abito in New Jersey e verso la fine di ottobre, proprio quando le prime gelate stavano arrivando e le foglie stavano cadendo, ho deciso che questo sarebbe stato l’anno in cui finalmente mi sarei rifiutato di restare rinchiuso a casa. Ho deciso di continuare a fare escursioni. Ho anche fissato alcuni obiettivi di corsa, il più possibile sui sentieri. Tutto quello che dovevo fare era investire nella giusta attrezzatura, scarpe e capi caldi e ho continuato a uscire come ho fatto per il resto dell’anno. Non ho mai dovuto utilizzare il tapis roulant. Con mia sorpresa, mi piaceva stare fuori, anche con il freddo e la neve.

A dicembre, dopo il primo grande temporale, ho fatto una cosa che non avrei mai pensato di fare: ho comprato il mio primo paio di scarpe da neve e sono uscito per oltre 5 miglia/8Km la domenica prima di Natale. Quanto bruciavano i quadricipiti ed è stato un serio test cardio. Non ho nemmeno le scarpe da neve tradizionali – ho le scarpe da corsa (da running). Scendere a palla dalle colline innevate è stata la cosa più divertente che io abbia fatto da anni.

Allo stesso tempo, per questi ultimi tre mesi dell’anno, ho deciso di iniziare un nuovo programma di sollevamento pesi con una routine di split incentrata sull’ipertrofia che non avevo mai provato prima. (È una “divisione ibrida 3-2” di cui scriverò in un prossimo post). Ho incluso anche l’attrezzatura da palestra che avevo usato raramente prima – una landmine (Barra da bilanciere con una estremità fissa a terra e l’altra libera) – insieme ai miei soliti esercizi con bilanciere e manubri.

Come risultato, il fissare nuovi obiettivi, creare nuovi programmi e provare cose nuove nel tardo autunno e la prima parte dell’inverno, mi sono trovato più coinvolto, entusiasta e motivato che mai e la mia attività complessiva (passi, miglia, calorie bruciate), è stata più alta che mai a metà dicembre. Mangiavo il 90% di cibo non trasformato, ma non stavo facendo una vera e propria dieta o limitando i macro nutrienti o i gruppi di alimenti. In realtà ho dovuto mangiare di più per evitare di perdere troppo peso e troppo velocemente.

L’aumento di peso in inverno è un problema per molte persone. Ci sono molte forze che sembrano cospirare per farti mangiare di più e muoverti di meno, ma queste insidie ​​sono evitabili e le soluzioni non sono complicate. Non possiamo cambiare le stagioni, ma possiamo cambiare noi stessi, come pensiamo e come agiamo. L’ho fatto io, molti altri l’hanno fatto, e puoi farlo anche tu se segui i consigli di questo post del blog.

Concludendo, ricorda che le festività natalizie di fine anno sono solo la prima parte dell’inverno. Gennaio e febbraio, a volte fino a marzo, sono i mesi più freddi e nevosi per la maggior parte di noi, e se hai un buon proposito di inizio anno senza un obiettivo significativo e/o un grande piano d’azione e una forte volontà di riuscita e improbabile che lo perseguirai e lo abbandonerai presto. Cerca una sfida di trasformazione corporea, tipo quella che organizzo sul mio sito; questo è il momento per sfruttare queste opportunità. È il momento di fissare nuovi obiettivi e fare nuovi piani per arrivare in ottima forma alla fine dell’inverno e in primavera.

Allenati duramente e aspettati il ​​successo!

Tom Venuto

References

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Newman, MA, et al, Monthly variation in physical activity levels in postmenopausal women. Med Sci Sports Exerc. 2009 41(2):322-7. Department of Epidemiology, University of Pittsburgh, Pittsburgh, PA 15213, USA.

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White, L., Increased caloric intake soon after exercise in cold water. Int J Sport Nutr Exer Metab, 15: 38-47, 2005

Copyright Burn The Fat Inner Circle – Piero Maina.me

Rieducazione Del Ginocchio Dopo Operazione Di Ricostruzione LCA – La Mia Esperienza

Titolo: Rieducazione Del Ginocchio Dopo Operazione Di Ricostruzione LCA – La Mia Esperienza

Autore: Piero Maina

Conteggio Parole: 2.399

Riprendiamo con questo articolo da dove ci eravamo lasciati  e cioè dopo l’operazione di ricostruzione del legamento crociato anteriore (LCA). Argomento che è stato trattato ampiamente in questo mio precedente articolo. (Clicca qui per l’articolo)

L’ articolo in questione racconta maggiormente come si è svolta l’operazione di ricostruzione dell’ LCA che nel mio caso ha interessato anche la regolarizzazione del menisco mediale sinistro nel corno posteriore e ho parlato anche del primo approccio rieducativo che ho effettuato presso la casa di cura Villa Stuart di Roma. Oggi siamo quasi a cinque mesi dall’intervento e le cose vanno senz’altro meglio anche se durante il periodo trascorso dalla pubblicazione del precedente articolo ad oggi ho avuto altri incidenti di percorso e infortuni che hanno reso le cose già di per se non troppo semplici, ancora più complicate. Ci eravamo lasciati in trentesima giornata circa, per differenza quindi abbiamo cento giorni di rieducazione da prendere in esame, premettendo come mio solito che ogni fisico e persona reagisce in maniera diversa, oltre allo stato di forma che uno possiede, l’età e l’impegno dedicato. Ma guardiamo la MIA esperienza.

I primi trenta giorni nella rieducazione attiva, sono stati maggiormente spesi sugli esercizi isometrici, tesi soprattutto ad “asciugare” il ginocchio, a recuperare l’estensione che è molto più importante del piegamento. Sono senz’altro importanti tutt’e due, ma mentre il piegamento potrà essere recuperato nel tempo gradualmente, se avremo un deficit in estensione, ne risentiremo maggiormente nella nostra deambulazione.  Oltre agli esercizi isometrici da sdraiato con cavigliera da 1Kg/2 Kg, (che nel tempo diventeranno 4 Kg/5 Kg) abbiamo cominciato ad introdurre la camminata lenta su tapis roulant. Molto importante in questo caso è imparare nuovamente ad appoggiare correttamente il piede sul terreno che per forza di cose, non sarà proprio corretto. Ci sarà un atteggiamento difensivo, sia per il dolore che per la paura, oltre ad una effettiva incapacità dovuta anche ad un cambiamento nella propriocettività e ad una vera e propria fatica a distendere la gamba infortunata. Pertanto lo scopo era di imparare nuovamente ad appoggiare il tallone della gamba operata  sul terreno e farlo “rullare” fino alla punta. Questo processo che all’inizio risulterà a seconda dei casi un po’ scomodo, diverrà via, via più naturale. Di solito entro il secondo mese dall’intervento, si abbandona la rieducazione motoria in acqua/piscina, ma nel mio caso ho protratto per due volte a settimana il lavoro in acqua fino a fine Aprile e quindi a oltre tre mesi dall’operazione. Il mio ortopedico, Dr. Prof.  Attilio Rota, primario del reparto ortopedia dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, ha voluto un protocollo più conservativo e che premiasse maggiormente il recupero nella mobilità e flessibilità, piuttosto che della massa muscolare e della forza. Lui ha sempre sostenuto che muscolarmente ero avanti con i tempi, a discapito della mobilità. Ha sempre detto, con ragione, che una volta a posto con l’articolazione, sviluppare nuovamente la massa muscolare avrebbe richiesto tempi corti e con meno rischio di compromettere sia lo stato di salute che delle “performances” del ginocchio stesso. Quindi ho passato i tre mesi, (Febbraio, Marzo e Aprile) a Villa Stuart suddividendo i cinque giorni in tre giorni di lavoro a secco in palestra e due giorni in piscina per mobilità a gravità ridotta.

Vediamo meglio in cosa consisteva il mio protocollo a secco, che non è praticamente mai cambiato, se non per l’intensità degli esercizi e anche del carico e magari nell’ultimo mese, si è abbandonata maggiormente l’isometria per far posto al potenziamento e alla propriocettività.

Quindi, dal secondo mese, arrivavo in palestra e cominciavo con 15/20 minuti sulla cyclette della Technogym con freno che nei primi giorni lasciavo a 1 e poi nel tempo ho portato anche a 12 su una scala che arriva a 25. Come ho già scritto qui non dobbiamo lavorare come se gli arti fossero sani e pertanto la potenza sviluppata in watt non sarà elevatissima. Nelle prime sedute sviluppavo da 30 a 70 watt e nelle ultime sedute di fine aprile ho superato i 220 watt, per brevi periodi, anche perché il fiato era corto, ma niente a che vedere con quanto sviluppavo prima dell’incidente. Dopo la prima fase di  riscaldamento sulla cyclette passavo all’ercolina,(cavi) che attaccavo  alla caviglia della gamba infortunata e con i pesi che ho aumentato nel tempo, (5Kg/7 Kg all’inizio e 16 kg negli ultimi giorni) facevo a gamba tesa le estensioni sui quattro lati. 4 serie x 20 ripetizioni. Dopo passavo alla pressa inclinata a 45° e in questo caso siamo partiti con 30kg solo sulla gamba infortunata, per arrivare nel tempo a 60 kg. 5 serie X 20 ripetizioni. Di seguito facevo dei semi squat con la Swiss Ball dietro la schiena, appoggiata ad una colonna, 3 serie x 20 ripetizioni per continuare con le tavolette propriocettive di varie forme e con vari punti di appoggio. Mi esercitavo rimanendo in equilibrio su un solo piede, (gamba operata) o per due minuti in squat/accosciato, spingendo da un piede all’altro su pedana instabile circolare; durissimo! I quadricipiti urlavano vendetta. Poi tornavo a correre sul tapis roulant, ma questo è avvenuto dal mese di marzo  (alternavo il passo alla corsa, partendo da 8 km/h e negli ultimi tempi arrivavo anche a 12 km/h. Facevo 1 minuto al passo e 2 di corsa per 15 minuti. La camminata era fra i 4 e i 6 Km/h con inclinazione a 4°/6°) e solo sul tapis roulant. Su strada ho ricominciato l’altro ieri, (10 giugno) alternando il passo alla corsa per 25 min. e poi passo fino a completare un ‘ora di esercizio, non corro ancora, ovviamente, per un’ora intera e il ginocchio sotto il menisco  mediale operato, ancora “punge” in certi momenti, ma poi passa e il ginocchio è bello asciutto.

Tornando agli esercizi in palestra, dopo la corsa facevo l’ellittica o glidex , con freno a 12 su una scala massima di 25, per 12/15 min senza appoggiare le mani ai sostegni mobili e ritmi di 160/200 per minuto. Finivo con la leg extension, partendo da metà corsa, in modo da non sovraccaricare il neo legamento ed effettuavo vari esercizi di potenziamento del vasto mediale e vasto laterale, con contrazioni di vario tipo.  4 serie da 20 ripetizioni con 15 kg. Poi stretching e ghiaccio e per finire un bel massaggio!

Tempi di allenamento tutto compreso, circa due ore e mezza, mentre in piscina i tempi di esercizio erano inferiori, circa un ora e mezza.

A casa mi allenavo con il P90X nel pomeriggio per tre volte a settimana e il mio ortopedico visto come stavo progredendo mi ha detto che potevo cominciare ad allenarmi da solo e di non andare più a Villa Stuart. Quindi ho ricominciato ad uscire in Mountain Bike (MTB), ma il 15 maggio scorso, sono caduto fratturandomi il gomito sinistro, per l’esattezza il capitello radiale. Sempre a sinistra. Non contento, durante il periodo di immobilizzazione totale che è avvenuto tramite tutore Donjoy, si è formata una tromboflebite venosa superficiale (per fortuna) nella vena mediale del gomito sull’avambraccio e ora sto prendendo forti dosi di eparina (clexane 8.000 U.I. X 2 al giorno). Questi due incidenti, naturalmente hanno rallentato completamente i miei tempi di recupero, perché adesso oltre alla gamba sono infortunato anche nel braccio. Ho continuato ad allenare gli addominali e a fare quello che potevo con il braccio destro. Ad oggi ho ancora dolore, ma da due giorni ho ricominciato ad uscire in MTB e a corricchiare, con le dovute attenzioni. Fermo ancora con i pesi, intanto potenzio le gambe e sabato farò le radiografie di controllo per vedere se la frattura si è saldata correttamente. Porto poi un bracciale compressore per la circolazione sanguigna nel braccio sinistro e spero di riuscire a recuperare la vena. Anche perché nel mese di aprile di trombosi ne ho avuta un’altra, sempre nel braccio sinistro, sempre superficiale nella vena cefalica del bicipite sinistro  e avevo già preso clexane (8.000 U.I. x 2 al giorno) per trenta giorni. Questa tromboflebite si è formata in seguito a una RMN (Risonanza Magnetica Nucleare) con liquido di contrasto e visti i miei trascorsi (l’articolo qui) con le trombosi, si è pensato che abbia qualche problema di coagulazione, ho effettuato uno screening tromboflebitico ed in effetti ho una mutazione genetica dell’ MTHFR – A1298C che è mutato in eterozigosi. Ma sia il C677T che l’omocisteina sono normali e così il fattore V di Leiden e tutti gli altri marcatori. Quindi non sembra una situazione gravissima, ma sono candidato all’assunzione quotidiana di cardioaspirina e a trattamenti anticoagulanti preventivi, in caso di lunghi viaggi in aereo, operazioni chirurgiche o immobilizzazioni degli arti per lunghi periodi. Anche su questo aspetto è bene chiarire perché ogni medico per l’esattezza angiologi, dice la sua e c’è chi dice di prendere la cardioaspirina,chi dice che nel mio caso non serve a nulla, chi dice che avendo l’omocisteina normale, la mia non è una situazione di persona che sviluppa trombosi. Mettetevi d’accordo, qui non parliamo di bastoni da golf, ma della salute di persone.

Rimaniamo in tema con la rieducazione. Il recupero in acqua invece è servito a rieducare il ginocchio senza la forza di gravità che si avverte a secco in palestra e quindi la piscina è una vera manna per chi deve recuperare da un infortunio che ci ha lasciato immobilizzati per un certo periodo. Sia esso un intervento ai legamenti, che alla spalla, anca, gomito, etc. Come ho scritto sopra, ho passato due mesi e mezzo in piscina, al contrario di altri pazienti che avevano cominciato con me, ma dopo il primo mese sono stati dirottati alla sola rieducazione a secco. Pareri discordanti e protocolli differenziati, da medico a medico. E ripeto che sono un atleta e anche in forma, nonostante l’età e ho visto quindi pazienti senza dubbio meno in forma e con muscolatura poco allenata lasciare la piscina anzi tempo. Vedremo nel tempo i risultati.

Il mio ginocchio sta bene e ora sto ritornando piano, piano all’attività normale, farò qui di seguito il punto dopo l’estate, visto che saranno trascorsi otto mesi che per la ricostruzione dell’ LCA con tecnica S+G (Semitendinoso + Gracile) è il tempo per il pieno recupero che si estende fino a due anni per il consolidamento dell’intervento e del neo legamento. La vera prova del nove comunque, l’avrò quando rimetterò gli sci ai piedi, sia per le sensazioni nelle gambe, ma anche per l’aspetto psicologico, visto che scio da sempre e questa volta, mi sono infortunato così gravemente, non facendo allenamento in gigante/super G, ma in una discesa normalissima, in una situazione altrettanto normale e mi chiedo quindi se saprò scendere ancora con la stessa disinvoltura .

Eccoci qui, gli sci sono stati rimessi ai piedi durante le scorse vacanze Natalizie e problemi non ne ho avuti. Non ho fatto allenamenti o altro, ma le curve le ho tirate come al solito, senza esagerare e per brevi tratti, ma come potete vedere dalla foto pubblicata qui sotto, sembra tutto normale. La mia stagione invernale per quest’anno si limiterà ad un’altra uscita durante le prossime vacanze Pasquali, neve permettendo e basta. Sono tornato a giocare a golf a tempo pieno e non ho voglia di rischiare altri infortuni ora che la stagione entra nel pieno e quindi, anche se a malincuore non ho fatto uscite con lo sci club , né settimane bianche di allenamento e per quest’anno va bene così. Ora parliamo un po’ della rieducazione vera e propria.

Piero Crans Montana 2015
Piero Gennaio 2015 – Clicca sull’immagine per Ingrandire

Il ginocchio a tredici mesi di distanza dall’intervento, si presenta in buono stato, non è gonfio, né si gonfiava dopo allenamenti di running o durante gli squat con carichi medio pesanti, né durante l’attività sciistica che ho svolto senza l’ausilio di tutori e questo è buono. L’unica nota che stona è invece un rumore di click-  clack, che sembra provenire da sotto la rotula e che prima non sentivo, almeno non in maniera così marcata. La sensazione è proprio come se tibia e femore slittassero una sopra l’altro e andassero ad incastrarsi; non  c’è dolore e non avviene sempre, lo sento di più quando distendo e quindi, visto che gioco a golf, lo sento durante il passaggio impatto/finish e anche quando in campo cammino su pendii non in piano. Ho segnalato la cosa agli ortopedici, ma dicono che sia normale e la tenuta/lassità dei legamenti alle varie prove manuali è buona e come ho scritto sopra non ho problemi di sorta, ma questo click- clack prima non c’era.

Ad oggi faccio ancora fatica ad arrivare a toccare con i talloni i glutei, o meglio con la sola gamba destra che è quella sana, arrivo senza alcun problema e vado anche oltre, mentre se provo ad inginocchiarmi e ad abbassare i glutei verso i talloni, all’inizio sento sia tirare che un leggero dolore e mano/mano che si scalda mi avvicino sempre di più, ma non tocco ancora completamente. Peggio succede da in piedi quando afferro il  piede sinistro con la mano e provo a tirarlo verso il gluteo. Devo inchinarmi in avanti per prendere il collo del piede e subito c’è resistenza per poi piano, piano cominciare a cedere e arrivare vicino al gluteo, ma anche in questo caso manca ancora un pochino. Va molto meglio rispetto a qualche tempo fa e probabilmente le cose miglioreranno ulteriormente nei mesi seguenti, ma al momento è così.

Concludendo, sto rifacendo tutto, senza grossi problemi, alleno le gambe facendo squatdeadlift  e leg extension, oltre a correre, andare in bici e tutte le normali attività compresi balzi e cambiamenti di direzione veloci, ma il ginocchio non è più sicuramente quello di una volta. Inoltre va considerato anche che non ho avuto solamente l’intervento al crociato anteriore e menisco mediale, ma avevo lesioni anche agli altri legamenti e al piatto tibiale, ma non avendo il ginocchio che si gonfia né altri dolori forti, la situazione non è malvagia, salvo quel click – clack che spero in futuro non si riveli come processo degenerativo delle cartilagini e di non sviluppare artrosi del ginocchio, anche perché essendo sportivo, non posso dire di lasciarlo inattivo. Quindi a chi si trova nella stessa situazione, raccomando di eseguire la fisioterapia post intervento con la massima diligenza e impegno e di protrarla il più a lungo possibile, così come il potenziamento di tutti i muscoli della gamba che aiuteranno a supportare meglio l’attività del ginocchio e tutto tornerà in molti casi come prima o molto vicino a prima. E questo ve lo dice uno che non è nemmeno più giovanissimo!

In bocca al lupo per tutto!

© Copyright Piero Maina – All Rights Reserved

The Sad Truth About New Years resolutions

Title: The Sad Truth About New Years resolutions
By line: By Tom Venuto, CSCS, NSCA-CPT
URL: www.BurnTheFat.com
Word count: 755 words

 

Jim Rohn once said, “I find it fascinating that most
people plan their vacations with better care than they
plan their lives. Perhaps it’s because escape is
easier than change.”

If the statistics from motivation experts and success
psychologists are correct (95% of the people in the world do NOT have written goals and fail, while 5% have
written goals and succeed), then Mr Rohn’s observation
really IS quite fascinating isn’t it?

If clear, scientifically-written goals are the key to
success, then why wouldn’t more people make the time
and effort to set goals? Beats me. Mystery of life.

Unfortunately for most people, the odds for success
are actually even lower, because out of the few people who
do set goals, most don’t take goal setting seriously and
they don’t do it scientifically.

At the beginning of every year, you see countless articles
about getting fit, losing fat, and nearly everyone talks
about “new years resolutions.”

And that’s the problem – you may think you are setting
real goals, but if you’re like most people, you’re probably
only making flimsy, wishy-washy, powerless “resolutions.”

Zig Ziglar once said that, “A goal casually set and lightly
taken will be freely abandonded at the first obstacle.”

You might want to go back and read that quote again,
maybe even write it down or print it out, because that
one hits the bullseye!

This truly explains why new years resolutions almost never
work, and why so few people can keep off the pounds after
they get rid of them.

Goal setting should not be casual or lightly taken. Goal
setting is an important and serious matter. This is not a
game – this is your life, and you only have one life to live.

Goal setting is so important, that I always teach goal
setting and mind dynamics first, and only THEN, do I teach
nutrition and training second.

In fact, I devoted the entire first chapter of my book,
Burn the Fat, Feed the Muscle (BFFM) to this subject of
goals and constructive “mind programming” for success

I don’t care how much you know about nutrition or exercise,
until specialized knowledge is linked with purpose, vision
and goals, the knowledge is useless and there can be no
intelligent accomplishment.

If you want to learn more about the real proven science
of achieving goals and getting the body you want, then
going to www.BurnTheFat.com and getting the Burn The Fat,
Feed The Muscle ebook may be the most important investmen’t
you make this entire year…

Why? Because you won’t just learn what fat burning foods to
eat or how to exercise for burning fat, you will also learn
how to set goals scientifically and how to harness the awesome
power of your mind to help you acheive your goals and to put
yourself in that elite group of the 5% who succeed.

As you start thinking about your goals for 2014 right Now,
I’d like to help you start the year off right by sharing
one very valuable and powerful tip:

*** Set realistic goals, without limits ***

I know that may sound contradictory. How can you set a
goal that is realistic and also has no limits?

Let me explain

As a fat loss coach, I sometimes have a dilemma…

One one hand, I want my clients and proteges to set goals
which are achievable and realistic. But on the other hand,
I hate to set limits on what someone can or cannot achieve.

I like to say that If youre going to question anything,
question your limits.

Here’s what I suggest to do when you set your goals
for 2014:

Set goals that are specific, measureable, ambitious, and
have a realistic time frame (deadline). But don’t stop there…

This year, turn your goals into NO LIMIT goals!

As the subconscious mind tends to take you literally and
at your own estimation, why put a definite cap on your goal
by stopping with a goal statement like, “I am losing 6% body
fat by April 15th?”
Why not say, “I am losing 6% body fat OR MORE by April 15th,” or,
“I am gaining AT LEAST 12 pound of lean muscle in the next
three months.”

When you say, “I will achieve X OR BETTER,” you can have a
realistic goal, but one without limits.

Make the time to set your goals, today! Take it seriously
and set your goals without limits.

Do it and this could be the best year of your life.

Train hard and expect success,

Tom Venuto, NSCA-CPT, Tom Venuto 8CSCS

Fat Loss Coach

http://www.BurnTheFat.com

Burn The Fat Summer Challenge 2012: How I Have Succeed And Got “Most Ripped Man Over 50” Award. My Interview

Title: Burn The Fat SummerChallenge 2012: How I Have Succeed And Got “Most Ripped Man Over 50” Award. My Interview

By: Piero Maina

Word Count: 3.770

Here below you can read my interview released to Tom Venuto at Burn The Fat Inner Circle after my body transformation during the Burn The Fat Summer Challenge 2012. You also find my whole story and what I had to overcome to suceed. I hope my story will inspire some of you in order to take action toward a better body and a better health. Have a nice reading.

The Real Life Italian Stallion: Piero’s Journey to Become the Most Ripped Man Over 50

By Tom Venuto
Printer-Friendly Format

To reach a ripped body fat level of 4.9% is a remarkable achievement for a man of any age. Piero Maina of Rome, Italy did it at age 50. Even more remarkable is what he had to overcome to achieve this…

For years, Piero has suffered from deep vein thrombosis (Paget-Schroetter Syndrome), which at times prevented him from lifting his arm over his head.

During all of the Burn the Fat Challenge contests he entered, Piero also had a tibia stress fracture, two broken ribs, sprained ankles, Morton’s Neuroma in both feet, and tennis elbow in both elbows and yet he never let it stop him.

If you want to learn the attitudes and strategies it takes not only to get very lean, but to overcome obstacles and become a champion, then this is the must-read interview of the year…

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Tom: Piero, congratulations on your great results during the Burn the Fat challenge. We previously had categories for the most ripped and the most transformed over age 50. You were a contender for both of those awards and since the competition was so tight and we didn’t have runners up listed, we created a new award to acknowledge your achievement – the most ripped man over 50. We’re looking forward to hearing about your training and nutrition strategies, but first, could you tell us a little bit about yourself, where you’re from and what made you decide to do the Burn the Fat challenge.

Piero: Tom, first let me thank you for giving me the opportunity to share my experience in the Burn The Fat Challenge with everyone. It has been a phenomenal journey this year, but it wasn’t the first time. This was my third challenge.

Introducing myself, I am an Italian young man of nearly 51 years who lives in Rome – one of the most beautiful cities in the world. And of course, Italy is also known for the delicious food, particularly in this area. We could even say that in Italy, food is one of the main attractions. By the way, the Venuto surname sounds familiar to me, are your parents natives from Italy?

I’ve lived here with my wife since 1985 and we have two boys of 14 and 8. I’ve been an athlete all my life, playing several sports, but got my best results as a competitor in skiing, windsurfing, running, swimming and now I’m committed to golf. Obviously, I still train with weights and do cardio nearly every day (running, biking and swimming in summer time).

I decided to participate in the Summer Challenge for the first time three years ago, during my stay in Milan (600 km from Rome). The company where I worked for 26 years moved me there, putting huge stress on me, and then three days before the 2010 Challenge, my mom passed away. It wasn’t the best time to start, but I entered The Burn The Fat Summer Challenge anyway.

Tom: Thank you for the background, Piero and yes, my grandfather’s parents on my dad’s side came over from Aliano in Southern Italy, so I have the surname and there’s some Italian blood in me… So we’ve seen that you entered the challenge before and despite your hardships, you had very good results. But this time you took it to an all new level. Could you tell us about your results from this last Burn the Fat challenge – your change in body fat and lean mass. And what did you do to get in your best shape ever this time – did you fine tune your approach, train harder, diet stricter or do anything different?

Piero: It was a mix of everything you mentioned. I was also more dedicated and had a stronger desire to succeed. I purchased Burn the Fat, Feed the Muscle (BFFM) in 2005, but due to physical problems and limiting beliefs, I never started. I told myself that everything I needed to know for losing fat was right there in the Burn the Fat, Feed the Muscle fat loss “bible,” but I still procrastinated. At the time, I was unaware that I was only making excuses.

Finally, in the months leading up to May 2010 (before my first challenge) I read BFFM again and made the decision to start and see where I would land. Even though I had to live in a hotel and ate only in the restaurant or even in my car, that summer I reached 8.5% bodyfat starting from 16%. Last year in the same situation, but with one year more of experience, I reached 5.4% bodyfat starting from 12%, with two broken ribs and a sprained ankle. I started leaner and ended leaner, but there was so much competition, even last year I wasn’t in the top 10.

This year I finally made an agreement with my old company and I returned home. So performing in a better environment and mood, I hit 4.9% bodyfat during the summer challenge and I won the most ripped man over 50 special award. Returning home it has been surely a better situation, but even that wasn’t perfect, since I traveled with my family from mid July to the end of August, where we stayed in a village eating at buffets. Obviously on holiday you have more free time and your mind is more relaxed, so in theory, it should be easier to succeed, but again in my case this wasn’t exactly true. My wife asked me why I was on holiday, but not “enjoying” the vacation (the food!) Every evening for dinner you can’t imagine what kind of God’s bounties were on the table!

This year I wanted to succeed, like last year, but this year, I was totally focused on my goal. With my starting situation, I obviously aimed to win the “Best transformation over age 50”, and I did my best to get that goal. I always ate clean food, six times per day, and it wasn’t the easiest task during my travels, to organize everything, in order to avoid to missing meals. I made it easier by carrying with me my whey protein, Quaker oats or meal replacements and almonds or other snacks, so I didn’t have to cook or find a restaurant.

In the first month, I did cardio three to four times per week and that brought my body fat down at the right pace. Once I was on vacation in the middle of July, I started to push myself beyond the normal limits I was used to. Every morning I woke up and ran for an hour and a later in the day did a half an hour of swimming.

In the afternoon in the hot summer, I hit the gym in the village for my daily weights workout. Keep in mind that except for the 15 days I spent in the village, I never trained in a gym. I worked out using dumbbells at home and using elastic bands when I was traveling, and I did a lot of push ups and pull ups. The pull ups (and other types of weight training) can be dangerous due to my personal health issues, so I did them when I could, but more often trained back by doing elastic band rows anchored in the door.

My workouts were a mix of free weights, floor exercises, calisthenics and cardio. When I didn’t have a gym, I didn’t let that stop me, and I simply paid maniacal attention to my food.

Tom: Tell us about your food strategy. How many calories, how did you split up the protein, carbs, and fats and what foods did you eat? Also, since you are from Italy, we were wondering if you ate anything different than we typically eat here in the states and whether you found the nutrition side of things harder, easier or not a factor based on where you’re from and what food was available.

Piero: I knew that in order to succeed, things must be done as best as you can with what you have and you can’t leave things to chance. So I’m used to weighing my food nearly all the time. Obviously I don’t do that when I eat out at restaurants or at certain times of the year. But when you’re competing for you’re absolute best in a challenge competition, I was able to do it almost all the time, so I did.

I wake up at 6:30 and usually take 30 g of whey protein with 300 ml of water and a sweet potato. Sometime I also have a raw peach or a kiwi. The second meal, which I consider my “real breakfast,” is oatmeal with a banana mixed in and 6 egg whites with one whole egg scrambled or hard boiled. I eat plenty of fish, shellfish, chicken and turkey breast, eggs, sometimes dairy, lean red lean meat, plenty of vegetables, fruit, brown rice and a lot of sweet potatoes. The meals during the rest of the day are usually the same, but I try to eat less carbs in the afternoon/evening.

My total calories vary a lot between 1,800 to as high as 3,800, depending on whether I worked out or if it’s a refeed day (I’m not afraid to eat a lot more carbs on a reefed days). My carbs have ranged anywhere from 140 g to 550 g, my protein 160 g to 280 g, and fat from 45 g to 90 g At the beginning of the challenge in June, I weighted 80kg/176 lbs and at the end in September I was 72 kg/ 159 Lbs. So when it’s time to reduce carbs, I eat about 1 g per lb of weight and when it’s a re-feed day, all the way up to 3 g per lb.

About food in Italy, I assume you know that here we have an ancient tradition for food and food specialties. Usually tourists come to Italy not just for the beauty, but also for food, and surely we have different habits relative to other countries. For example, until I started with BFFM, I never ate oatmeal, but I learned from you that this was one of the important foods in the bodybuilder world, so I found Quaker oats from the web and now after three years I’ve had it nearly every day. I have to admit, the very first time it was a hard task to eat (plain). But now, with a banana or other fruit mixed it, it is my best friend as a breakfast meal.

We cook foods in different ways here, but fish is fish here, and the same goes for chicken breast and green veggies like broccoli (maybe they are different in quality). I also make sure to take the right amount of macronutrients, which means I eat the right amount of each food to reach my goals. I eat for more than just taste now, but believe me, I like and appreciate well cooked, good tasting food.

The hardest part in my summer challenge was my family. They do not follow me or support me in any way and here sweets, chocolate, pastries, chips and other junky foods are the norm. They eat in front of me and even try to tease or tempt me, but my mind was strong, so I never touched anything that was off my plan during the Burn the Fat Challenge (except at the conclusion!)

On Monday, September 10th, after taking my final pictures, I continued to feed myself on my usual meal plan with lean proteins, the right carbs and so on, but at lunch I decided to celebrate my son’s birthday by eating one big slice of cake and 7 small pastries. After dinner that night, I joined them again for celebrating and guess what? I ate two more slices of cake and even more pastries! I know for sure that I ate thousands of extra calories that day.

I thought I wouldn’t sleep that night, but instead, I slept perfectly and the next day, I went early in the morning for a 30 km bike ride and was right back to the usual plan. The interesting part is that super high carb re-feed day actually seemed to be good for me, as I didn’t take on one visible ounce of fat. So I learned an important lesson – that after I am already very lean, if I want to take one extremely high carb day – even from junk food – I can do it without much (or any) damage to my results. The key, I believe, is to keep it to just every once in a while.

Tom: At the Burn the Fat Inner Circle, we talk a lot about mental strategies, because staying motivated and sticking with your nutrition and training plan is really the key to success and achieving any major goal. What was your approach toward staying motivated and sticking with your plan?

Piero: When I came across Burn the Fat, Feed the Muscle in 2005, I read the first chapter that teaches us to lay down our goals and read them as much as we can, believing and visualizing what we wrote, and at first it made me think, “What kind of a way to act is that?” Yes, I read the part about conscious and unconscious mind and how behaviors are unconsciously influenced, but I thought that if I knew what I wanted, there wasn’t any need to write down and repeat what already I knew.

Well, I put one of my goals on paper, not for my physique, but an achievement for golf, and I failed. I realize now I didn’t believe in it, so I think I failed to prove to myself, “See, it doesn’t work – it’s B.S.!” Years later, I not only adopted and believed in goal setting, I started studying everything about the mental side of achievement. I read a lot of books ranging from quantum physics, law of attraction, Buddhism, NLP, PSYCH-K® and landed on “A Course in Miracles.” My way of seeing things changed dramatically and forever, and by 2010, I returned to BFFM and started to apply what you taught us and everything else I had learned, with a new faith.

I can’t say if you “just” think positive, everything you think in your mind will happen at once. What really happens is you set a goal to get from point A to point B as quickly as possible, but more often than not, you’ll deviate from the original route and hit a certain quantity of obstacles that you didn’t foresee or plan for. That happened even to me.

The difference between when I succeeded and when I failed, is that I continued to think as positively as possible, without moving my sights from my goal, regardless of what I encountered along the way that I didn’t expect. I kept the faith in my goal alive, I kept reading my goal card twice per day and I took on adversities as opportunities to get stronger and keep going until I hit my target! I believe there is no failing, only results, and every result I get, even if I didn’t intend it, can be used to build up a better strategy to succeed in the future.

I had to do this mainly by myself, and I could because I have a tough and disciplined mind, but it’s people like you Tom, and other mentors that helped me through their books, articles and words that I re-read many times. This summer, I re-read BFFM three times, and also the holy grail e-book, and your Super Lean report. I often come into the burn the fat inner circle forum, looking for success stories that could motivate me and for people who succeeded even with tougher life situations than mine. I did this because I would say the mental side is the most important key to success.

Tom: We understand that you had some major physical challenges to overcome and yet you still made an incredible transformation. Could you tell us more about how they affected you?

Piero: I’ve had many beautiful things happen in my life, but I’ve also had a lot of accidents. I had 5 near-fatal accidents with my motorbike and cars, several ruptures of my head and other part of my body. In these three last summer challenges I also had in order, a tibia stress fracture, two broken ribs, sprained ankles, Morton’s Neuroma in both feet, tennis elbow in both elbows and more, but I didn’t let it stop me. In 1994, I had my first deep-vein thrombosis or Paget Schroetter Syndrome. I have to go back a bit to tell the story.

When I was in my physical prime at age 20, I was very passionate for bodybuilding. At that time, Arnold was at his best and I followed him in bodybuilding magazines, but my favorite was Frank Zane – that body was my target! I loved his symmetry and proportion rather than huge mass. Unfortunately, I couldn’t get much information at the time and my father didn’t want me training as a bodybuilder. So I played my favorite sports instead.

Later when I was 30, I started to train myself in the gym as a bodybuilder, still without much information, and right when I was at my best, I had a very serious accident during a training session. While doing presses, (we called it here, “lento dietro”), and due to my skeletal conformation in the shoulder area, I had a deep-vein thrombosis. I had it twice (two years in a row) in my left arm. Two veins were injured, the subclavian vein and axillary vein.

Doctors told me to stop every kind of training that involved my arms. I took anti-coagulation pills (warfarin) for years and I remained invalid in my left arm, but now I’ve restored a peripheral flow of blood in the minor veins and I would say I am nearly back to where I was in my prime.

The doctors still say I shouldn’t train with weights, and above all, to avoid lifting my arms overhead for shoulder, chest and back training, but during these last three years, lot of things have changed. I found problems in my teeth that I could solve surgically and oddly enough, those were the main causes of my skeletal problems. For example, I met a doctor who used innovative orthodontic techniques that not only changed my teeth, but also my posture in my neck, shoulders and upper back without any other surgical intervention.

So, even with my veins damaged and semi-closed, I restarted training myself with weights and with my new positive mental view, results came quickly and I reached my best body shape ever thanks to Tom’s program and challenge.

Tom: What’s your advice to give more hope and optimism to anyone else who is struggling with an illness or an orthopedic problem that has made it challenging for them to get leaner or fitter in the past?

Piero: Whatever your situation, always do your best and have no regrets! Maybe to you, what you can do doesn’t seem like enough, but try to move one step at a time toward your goal, even if it’s a small step or less than you would like to do. Obviously, when my body says stop, I have to stop – I can’t work miracles. At one point, it was impossible to lift even a bottle of water. But I never lost my faith in what I want to be or where I want to be.

I’ve trained with pain, but I’ve learned that at the first signal of real injury, it’s better to stop. It’s better to be under-trained 10% that over- trained 1% if that 1% extra push gets you injured. It’s better to skip a workout to play it safe than skip a month to nurse your injury. Try to feel the signals from your body, including the feelings in your heart, if you’re not sure.

Also remember how much you can achieve when you’re super strict with nutrition. When I felt pain I couldn’t train through, I didn’t give up and say, “I should just withdraw from the summer challenge and enjoy my vacation.” On the contrary, I pushed harder in all the areas where I still could – cardio or weight training – and I made my diet even stricter, without cheating. I especially tightened up the carb manipulations until I saw the results coming.

I have to admit, it has been difficult and frustrating to feel like you’re always working around something, but in the end, I got what you see in my pictures.

Tom: Before we wrap up, do you have any other advice for our readers on making a great body transformation or anything else at all you want to share?

Piero: Of course I have more, but I nearly wrote a book here, LOL, so I’ll quickly wrap up! Furthermore, I’m still learning myself every day, I continue having new experiences and discovering how my body responds. This, I think, is the difference: I don’t just say empty words or affirmations – I act exactly as I think and talk. I focus on both – thoughts and actions – so more often than not, I reach the goals I was thinking and talking about. It’s not easy for me, but now that I have this lifestyle ingrained in my unconscious mind, everything I do I feel as normal (though, from some other people’s viewpoints, I’m still often seen as an “alien!”)

I can simply say to all the members here to study Burn the Fat, Feed the Muscle (BFFM) as much as you can, learn it and ingrain it in your mind. In that book, there is only truth, no fancy words or quick fixes. In the toughest days during the Summer Challenge, I would always repeat to myself what Tom wrote about wanting your goal. There may be blood, sweat and tears, but “Train hard and expect success!”

Thank you Tom, for helping me and so many other people to change our lives for the better.

 

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Burn The Fat Summer Challenge 2013….Ancora in gioco….

Titolo: Burn The Fat Summer Challenge 2013….Ancora in gioco….

Autore: Piero Maina

Conteggio Parole: 3.000

Ciao a tutti,

anche quest’anno ho deciso di prendere parte alla Burn The Fat Summer Challenge, la sfida di trasformazione corporea/dimagrimento della durata di 98 giorni/14 settimane. Per me si tratta del quarto anno consecutivo e sono riuscito a terminare con successo tutte e tre le passate edizioni. L’anno scorso non solo ho raggiunto e superato l’obiettivo che mi ero prefissato, (6% di massa grassa) ma ho anche ricevuto il premio come il più definito nella categoria oltre i 50 anni (Most Ripped Man Over 50). Non racconto nuovamente il tutto perché l’argomento è stato ampiamente trattato nell’articolo riguardante la Summer Challenge del 2012 e chi è interessato può leggere la mia esperienza cliccando qui.

Avevo già in programma di partecipare alla gara di quest’anno e il mio progetto era di incrementare la mia massa muscolare/massa magra durante l’inverno. Provenivo dalla fine della scorsa summer challenge a Settembre 2012 con una percentuale di massa grassa corporea pari al 4,9% e devo dire che senza troppa fatica fino alla fine di gennaio avevo mantenuto un risultato intorno al 7 % pur avendo “gozzovigliato” durante le festività Natalizie e non rinunciando anche a incursioni su qualche dolce. Non crediate che nel programma di Burn the Fat FeedThe Muscle ci siano cibi vietati, si può mangiare di tutto, naturalmente stando attenti alle quantità; nel periodo di gara invece, meno “sgarri” si fanno e maggiori saranno le probabilità di successo. Da settembre 2012 in avanti, avevo continuato gli allenamenti e fino a dicembre la mia alimentazione è sempre stata “pulita” senza sbandate e utilizzando la tecnica di manipolazione dei carboidrati con un rapporto di 1:3. Un giorno di surplus e tre di scarico, non totale, circa 2 grammi per kg di peso corporeo. Da Gennaio a Marzo ero cresciuto un poco di massa grassa, ma ero sempre “tirato” e avevo in programma di “lievitare” fino all’inizio della Burn The Fat Summer Challenge 2013. Per chi ha letto l’articolo sulla Summer Challenge 2012, è inutile spiegare che lo scopo è di perdere grasso e non peso, oppure anche peso se manterremo la nostra attuale massa muscolare. Il tentativo comunque è di non sacrificare nemmeno un etto di muscolo, ma di perdere solo grasso a differenza delle normali diete che invece si preoccupano del peso sulla bilancia. L’altra differenza nella Summer Challenge è che si verrà premiati in base alla trasformazione corporea rispetto a se stessi, più che rispetto agli altri o a un eventuale modello. Ognuno deve provare a dare il meglio di se e trasformarsi rispetto alla stato iniziale. Anche in questo caso è superfluo che racconti nuovamente come funziona lo stile di vita di Burn The Fat Feed The Muscle perché c’è l’articolo che lo spiega qui.

Sopra ho raccontato come è proceduto il mio stato di forma, ma non ho detto che già prima dell’inizio della Summer Challenge 2012 ero affetto da una forte epicondilite al gomito destro e da un’ inizio di epitrocleite a quello sinistro. Sono golfista e questa è una patologia a cui si va soggetti, così come i tennisti. Mi ero fatto un’infiltrazione di cortisone al gomito destro nel mese di gennaio 2012 e il sinistro l’avevo risparmiato, visto che riuscivo a convivere con il dolore, ma a giugno, proprio all’inizio della Summer Challenge il dolore al gomito destro era tornato molto forte e se volevo continuare ad allenarmi dovevo effettuare un’altra infiltrazione di cortisone. Cosa che ho fatto, ma l’effetto benefico è durato un solo mese e sapevo che non potevo ripeterne un’altra, il cortisone si sa, fa più male che bene. Ho incontrato un medico che mi ha infiltrato con l’ozono e il miglioramento temporaneo c’è stato, ma non sono riuscito a dare continuità alla cura e il dolore non solo è tornato a destra, ma e venuto anche a sinistra e pure l’epitrocleite a sinistra è aumentata con forza. Sono riuscito a concludere la scorsa Summer Challenge stringendo i denti e le foto le avete viste nell’articolo riferito al 2012 qui. La mia speranza era che durante l’autunno/inverno, la malattia ai gomiti piano, piano sarebbe passata, ma invece di regredire è aumentata. Il problema non è solo il golf, ma l’allenamento con i manubri e le trazioni alla sbarra. I pesanti manubri in certe posizioni sono delle pugnalate per le guaine tendinee/inserzioni ossee e quindi all’inizio del 2013 ho dovuto accettare di ridurre gli allenamenti per le braccia, spalle e dorsali fino a quasi fermarmi completamente. Avendo effettuato una ecografia ad entrambi i gomiti, ho potuto vedere perché il cortisone non riusciva a fornire risultati duraturi: avevo le calcificazioni nelle guaine dei tendini. A quel punto le soluzioni sono due, (che io conosco)  la via chirurgica, (che sinceramente avrei evitato volentieri) o le onde d’urto (e anche qui ce ne sono di vari tipi). Naturalmente ho preferito le onde d’urto e ho fatto una prima seduta a Febbraio 2013 con una macchina elletroidraulica , molto potente a Trento, un vero martello che ogni volta che “picchiava” sulla parte dolorante provocava un dolore terribile, mi si stendevano le dita delle mani e ho dovuto stringere i denti e trovare concentrazione per resistere al dolore. Oltretutto a quei tempi ero davvero infiammato. Comunque ho fatto 1800 colpi in un’ unica seduta, seicento colpi per gomito per l’epicondilite, più altri seicento all’interno del gomito sinistro per l’epitrocleite. Il primo risultato è stato che avevo ancora più male, poi il dolore è diminuito un poco, ma sempre impossibile allenarsi. Ho effettuato una seconda seduta a Roma con una macchina elettromagnetica e mi sembrava ridicola rispetto a quella di Trento, mi sembrava che sui gomiti mi venisse passata una di quelle macchinette per accendere il gas e non ho sentito quasi dolore. Il dolore nei gomiti però è rimasto tale e quale. Ho ripetuto a metà Marzo un’altra seduta a Trento e il dolore era ancora forte, ma nei giorni seguenti l’ho sentito meno “radiale” e più circoscritto. Allenamenti ancora niente, anche perché proprio il giorno prima di scendere a Trento dall’Alto Adige, in una caduta banale sugli sci ho riportato la lesione parziale del legamento crociato anteriore sinistro (LCA) e la lesione del menisco mediale sempre sinistro, oltre a due fratture intraspongiose del piatto tibiale e alla lesione degli osteocondriti femorali. Tombola! Rispetto alle prime visite in Alto Adige, a Roma pur avendo avuto la conferma di quanto sopra, le prove manuali hanno mostrato un ginocchio stabile, forse dovute alla mia muscolatura allenata (ho sciato tutto l’inverno e ho fatto molte uscite in mountain bike) . Comunque non abbiamo operato il legamento e per il menisco stiamo ancora decidendo. Ad oggi che scrivo ho dolore alla parte mediale sinistra, non un vero e proprio dolore, è un dolore sordo e il mio ortopedico mi ha detto che potrebbe ancora operarmi al menisco, che tra l’altro ha già operato nel 2001. Pertanto oltre allo stare fermo con gli allenamenti con i manubri da metà marzo a metà aprile, ho dovuto fermarmi con tutto il resto per via del ginocchio. Poi con il consenso del mio ortopedico ho ricominciato con la MTB,(mountain bike) ma dopo 3 uscite sono caduto e mi sono rotto il pollice della mano destra. Una caporetto! Anche con il pollice rotto dopo una settimana ho ripreso gli allenamenti in MTB, difficile utilizzare il cambio, ma con un tutore e un po’ di buona volontà, sono riuscito a progredire. E i gomiti? Ho fatto una quarta seduta nel mese di aprile e questa volta pur avendo ancora male, soprattutto quando utilizzavo i flessori delle mani, le “martellate” della macchina delle onde d’urto non mi facevano più male, era come colpire una qualunque parte del corpo sana e il dolore era oramai circoscritto a piccole aree. Ed infatti ho male ancora oggi, ma sempre meno e sento che sono in via di guarigione, Considerate poi che dal 10 giugno, giorno in cui è partita la Summer Challenge, ho ripreso gli allenamenti con i manubri e le richieste di sforzo stanno aumentando quotidianamente. Avendo ancora dolore per certi esercizi, la paura era che sarebbe peggiorato tutto, invece  sta andando molto meglio e non so in quanto tempo ancora, ma dovrei guarire completamente. Almeno adesso è un dolore sopportabile e sto anche giocando a golf senza sentire dolori impossibili.

Ecco spiegato perché il mio progetto di aumentare di massa (grassa e magra) è naufragato. Avrei dovuto mangiare molto e in un certo modo, ma avrei anche dovuto allenarmi in maniera ambiziosa e questo non è stato possibile per i fatti raccontati sopra. Fino a Marzo comunque ero ben allenato, un po’ meno nelle braccia e ora sto tornando piano, piano ai miei livelli con un grande incremento come attività cardio che effettuo 6 giorni a settimana su 7. Alterno MTB alla corsa e al nuoto, oltre all’allenamento contro resistenza che come sapete è il P90X Hybrid.

Non posto le foto iniziali che sono state postate nel forum di gara per scaramanzia, ma le posterò a fine gara dopo il 16 Settembre 2016, sto cercando di mantenere il peso a tutti i costi, ma va da se che senza steroidi in tre mesi, non potrò fare molto e quindi dovendo arrivare al 4% di massa grassa scenderò per forza, ma è certo che con la giusta alimentazione e i giusti allenamenti, non diminuirò la quantità di muscolo che ho adesso.

Per chi è interessato ai dati, ho iniziato la Summer Challenge il 10 giugno con un peso totale di 83 Kg. per un’altezza di 178 cm. e la massa grassa che è lievitata al 17,5%. Progetto ambizioso in 98 giorni è di arrivare al 4%. Oggi è il 7  luglio e sono già all’11%. avendo perso 7 cm. di giro vita e il peso totale è ancora a 78 Kg. in meno di un mese. Presumo che arriverò intorno ai 72 kg. di peso totale e tra i 70/72 cm di giro vita, per settembre, mentre avrei voluto essere 78 Kg. con il 4% di massa grassa nello stesso periodo. Perché questo avvenisse avrei dovuto operare in un certo modo durante l’inverno, ma va bene così. Ricordo sempre che sono principalmente un’atleta e non solo un bodybuilder (sono atleti anche loro per carità), ma voglio dire che preferisco riuscire bene in altre discipline sportive e non avere solo massa muscolare da mostrare, magari costruita con steroidi.

Aggiornamento al 31/07/2013:

Siamo alla settima settimana di gara e quindi siamo a metà percorso. I gomiti sembrano andare meglio e questo è un gran bene per la riuscita degli allenamenti, il ginocchio sinistro sembra essere stabile e ogni tanto si fa sentire con qualche dolorino “sordo”, ma al momento riesco sia a correre che ad andare in MTB, evito i balzi e quindi tutta la parte del “Plyometric”. Anche i piedi con il neuroma di Morton mi stanno lasciando respirare e nonostante un piede sano da sensazioni nettamente differenti da quelle che provo io, già non avere fitte costanti è per me un risultato di successo. A parte infortuni e salute, mi sto allenando duramente soprattutto come attività cardio e sono a 6 sedute settimanali con giornate in cui effettuo doppio cardio oltre all’allenamento contro resistenza che per me è il P90X-P90X2-Hybrid. La parte più importante, anche se sinergica con l’allenamento e l’aspetto mentale, la gioca sempre l’alimentazione. In questi primi 49 giorni di gara è stata maniacale e lo sarà fino al 98imo giorno di gara. Vi ricordo che sono partito da più del 17% di massa grassa ed ho fissato il mio obiettivo a 14 settimane al 4%. Obiettivo molto ambizioso già di per se e diventa ancor di più ambizioso, partendo da una soglia così alta e con un età superiore ai 50 anni. Ammetto che per quanto ho fatto e sto facendo, mi aspettavo risultati appena migliori. Certo non posso lamentarmi ed oltretutto io non ricerco perdite di grasso esagerate in breve tempo perché spesso più che grasso si perde peso/muscolo/liquidi e invece io sono per una perdita di circa 0,5 Kg. di grasso a settimana mantenendo e/o aumentando il muscolo/massa magra a tutti i costi. Comunque qui sotto i numeri al giro di boa di metà gara:

Altezza 178 cm. Età 51 anni e 8 mesi

Massa grassa: 9,57% – iniziale: 17,5%

Giro vita: 77 cm – iniziale: 86 cm.

Massa Magra: 68,45 kg. – iniziale 68,94 Kg.

Peso totale: 77 Kg. – iniziale: 83 Kg.

Aggiornamento al 20/08/2013:

Sono a 4 settimane dalla fine, un tempo abbastanza lungo per il raggiungimento del mio obbiettivo, ma allo stesso tempo abbastanza poco e con poco margine di errore per non fallire. Come ogni anno è così per tutti, anche gli esperti bodybuilder o fitness model, l’ultimo grasso da bruciare è il più testardo (stubborn), il più lento ad andare via e non sempre ci si riesce se non si resta concentrati e confidenti in quello che si sta facendo, senza farsi prendere dal panico. Sto facendo molta attività cardio, maggiormente MTB e running e alterno anche nuoto e HIIT (High Intensity Interval Training) . Il problema è saper individuare quando l’attività cardio è troppa oppure la quantità di macronutrienti è poca in riferimento all’attività svolta e ancor di più conoscendo e sapendo le quantità di macronutrienti in percentuale al totale delle calorie ingerite. Sembra un controsenso, ma aumentando troppo l’attività cardio e riducendo drasticamente le calorie ingerite, il rischio è di vedere rallentare ulteriormente il metabolismo e di rallentare di conseguenza anche la perdita di grasso. Eppure siamo in una situazione di deficit calorico aggressivo e matematicamente dovrei dimagrire tanto settimanalmente. Quello che sulla carta sembra scontato, non sempre trova riscontro nella realtà. Non dimentichiamoci poi che il nostro obiettivo è di perdere solo il grasso e non solo peso e quindi conservando e/o aumentando la massa magra. Questo tipo di difesa dell’organismo avviene appunto nelle fasi finali del dimagrimento e soprattutto se stiamo tagliando troppo e da troppo tempo le calorie. Il raggiungimento della soglia di “plateau” è quasi scontata. Sto facendo i conti anch’io con questa situazione e sulla base dell’esperienza e delle risposte del mio organismo sia attualmente che negli anni passati, adotto strategie diverse che vanno dall’aumentare l’intensità delle sessioni, al tempo o al numero per quanto riguarda l’attività cardio e anche per l’allenamento con i pesi si cerca di modificare l’intensità o il tempo di riposo fra una serie e l’altra o il numero di ripetizioni e ancora la quantità di peso con cui si lavora. E naturalmente agendo sulla parte più importante che è l’alimentazione attivando una dieta ancor più restrittiva e tagliando i carboidrati (come sapete non completamente) e ogni tre giorni invece ricarico i carboidrati e le calorie totali. Nei giorni in cui scarico i carboidrati, per quanto provi a lasciare invariate le quantità di proteine e grassi, se mi alleno sarò obbligato ad agire su questi due macronutrienti aumentandoli per avere un deficit calorico fra calorie utilizzate e quelle ingerite intorno al 20-30%.

Vediamo i numeri a lunedì 19 agosto e poi ci aggiorneremo definitivamente dopo il 16 settembre che è il termine della Summer Challenge:

Altezza 178 cm. Età 51 anni e 8 mesi

Massa grassa: 7,56% – iniziale: 17,5%

Giro vita: 75,5 cm – iniziale: 86 cm.

Massa Magra: 68,59 kg. – iniziale 68,94 Kg.

Peso totale: 74,2 Kg. – iniziale: 83 Kg.

Aggiornamento al 22/08/2013:

Goal! L’edizione 2013 della “Burn The Fat Summer Challenge” è terminata. Per me lunedì 16 settembre, per una durata totale di 98 giorni o 14 settimane. Gli ultimi concorrenti hanno terminato giovedì 19 settembre e anche quest’anno su circa 4.000 partecipanti solo 225 hanno portato a termine la sfida. Nuovamente, di questi 225 più della metà non hanno raggiunto significativi risultati/cambiamenti, almeno quelli visibili dalle foto. Hanno solo pubblicato regolarmente le loro statistiche settimanali e le foto finali. Questo ci fa capire che quello che sulla carta può risultare facile, non lo è poi nella realtà.

Veniamo al mio risultato: ho replicato il risultato dello scorso anno, ma a differenza del 2012, sono partito da un coefficiente di percentuale di massa grassa superiore di oltre 2% e l’obbiettivo che avevo fissato al 4% era veramente molto/troppo ambizioso per essere raggiunto in 98 giorni, per dimagrire ad un tasso conservativo che permettesse di mantenere o anche incrementare la percentuale di massa magra. Sono arrivato al 4,98%, non è cifra tonda, ma per quanto mi riguarda l’obbiettivo è stato raggiunto. Tenete presente poi che ci sono sicuramente parti del corpo che presentano valori più alti e altri più bassi. Se guarderete la foto della schiena, potrete notare la definizione e le striature che indicano una bassissima percentuale di grasso. Inoltre sempre dalle foto, a paragone con quelle dell’anno scorso, mi sembra di avere ottenuto un miglioramento in termini di massa e simmetria e anche per certi aspetti come definizione. Ora attendiamo il giudizio dei giudici che avverrà nei prossimi 20 giorni. Pubblico finalmente qui sotto i dati e le foto finali di questa “Burn The Fat Summer Challenge 2013”:

Dati Finali al 16 Settembre 2013 – inizio Summer Challenge 10 Giugno 2013:

Altezza 178 cm. Età 51 anni e 9 mesi

Massa grassa %: 4,98% – iniziale: 17,5% – Diff. – 12,34%

Giro vita: 72,5 cm – iniziale: 86 cm. – Diff. – 13,5 cm.

Massa Magra: 69,68 kg. – iniziale 68,94 Kg. – Diff. + 1,19 Kg.

Massa Grassa: 3,62 Kg. – iniziale 14,31 Kg. – Diff. – 10,69 Kg.

Peso totale: 74,2 Kg. – iniziale: 83 Kg. – Diff. – 9,5 Kg.

Dalla tabella si vede che ho perso più di 10kg. di grasso e ho incrementato di oltre un chilo la massa magra. Questo senza l’aiuto di steroidi, altrimenti i risultati della massa magra sarebbero ben diversi. Di seguito le foto:

Foto Frontali

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Frontale inizio
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Frontale finale
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Foto Laterali

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Laterale inizio
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Laterale finale
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Schiena

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Schiena inizio
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Schiena Finale
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Confronto Schiena 2010 – 2013 

Summer Challenge 2010 2011 2012 2013 comparison back
Clicca sull’immagine per
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Credo che dalla foto del confronto di schiena degli ultimi quattro anni, si noti l’evoluzione in meglio della crescita muscolare, ma soprattutto della simmetria e definizione dovuta soprattutto ad una perdita maggiore di grasso. Certo la luce nelle foto può giocare un ruolo importante, ma credo sia oggettivo il cambiamento. Allenarsi e nutrirsi con disciplina e volontà alla fine ripaga sempre. E ricordate che per quanto duramente vi allenerete, se non sarete scrupolosi sul piano dell’alimentazione, vedrete naufragare tutti i vostri sforzi.

Ecco! Questi sono i dati e le foto di questa nuova sfida portata a termine dopo 98 giorni, il mio premio è già stato vinto ed è quello di aver raggiunto l’obbiettivo che avevo fissato. Adesso è arrivato anche il riconoscimento visto che sono stato inserito nei top 10 finalisti uomini. Essere nella classifica dei Top 10 su circa 4.000 partecipanti è già un onore e una soddisfazione per cui essere grati .

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The New Visualization Breakthrough: Mental Training Tactics For Health And Fitness Success

Title: The New Visualization Breakthrough: Mental Training Tactics For Health And Fitness Success
By line: By Tom Venuto, CSCS, NSCA-CPT
URL: BurnTheFat.com
Word count: 1500 words

The New Visualization Breakthrough: Mental Training Tactics For Health And Fitness Success

By Tom Venuto, NSCA-CPT, CSCS www.BurnTheFat.com

Understanding the mind’s role in motivation and behavior is one of the most critical elements in fitness success. If you struggle with changing habits and behaviors or if you can’t get motivated, then even the best training and nutrition program is not much help.

A fascinating fact about your subconscious mind is that it’s completely deductive in nature. In other words, it’s fully capable of working backwards from the end to the means. You don’t need to know how to reach a goal at the time you set the goal. If you “program” only the desired outcome successfully into your “mental computer,” then your subconscious will take over and help you find the information and means and carry out the actions necessary to reach it.

Many people are familiar with affirmations and goal-setting as ways to give instructions to your subconscious mind. But perhaps the ultimate mental training” technique is visualization. In one respect, affirmation and visualization are the same, because when you speak or think an affirmation first, that triggers a mental image, being as the human brain “thinks” in pictures.

You can use visualization to plant goals into your subconscious mind. You simply close your eyes, use your imagination and mentally create pictures and run movies of your desired results. For example, in your mind’s eye, you can see the “body of your dreams”. If repeated consistently with emotion, mental images are accepted by your subconscious as commands and this helps with changing habits, behavior and performance.

Although there are some new and creative ways to use visualization, (which you are about to learn), this is not a new technique. Visualization has been used formally in the fields of sports psychology and personal development for decades and philosophers have discussed it for centuries:

“If you want to reach your goal, you must ‘see the reaching’ in your own mind before you actually arrive at your goal.”

– Zig Ziglar

“The use of mental imagery is one of the strongest and most effective strategies for making something happen for you.”

– Dr. Wayne Dyer

“Creative visualization is the technique of using your imagination to create what you want in your life.”

– Shakti Gawain

“Perhaps the most effective method of bringing the subconscious into practical action is through the process of making mental pictures – using the imagination.”

– Claude Bristol

“There is a law in psychology that if you form a picture in your mind of what you would like to be, and you keep and hold that picture there long enough, you will soon become exactly as you have been thinking.”

– William James, 1842-1910, Psychologist and Author

Despite these glowing endorsements and a long track record, some people can’t get past feeling that this is just a “hokey” self-help technique. Rest assured, however, that visualization is an effective and time-tested method for increasing personal success that has been used by some of the highest achievers the world.

The Soviets started to popularize visualization in sports psychology back in the 1970’s, as detailed in Charles Garfield’s landmark book, “Peak Performance.” They dominated in many sports during that period, which validated visualization anecdotally.

In the last 10-15 years, there has been some groundbreaking new brain research which has validated visualization scientifically. Here’s something that was written recently by Dr. Richard Restak, a neuroscientist and author of 12 books about the human brain:

“The process of imagining yourself going through the motions of a complex musical or athletic performance activates brain areas that improve your performance. Brain scans have placed such intuitions on a firm neurological basis. Positron emission tomography (PET) scans reveal that the mental rehearsal of an action activates the prefontal areas of the brain responsible for the formulation of the appropriate motor programs. In practical terms, this means you can benefit from the use of mental imagery.”

So much for visualization being a “cheesy” self-help technique.

Although visualization is widely used today, even people who are familiar with it often don’t realize its many applications. Arguably the most common use of visualization is by athletes, musicians and other performers as a form of “mental rehearsal.” Research shows that “practicing in your mind” is almost as effective as practicing physically, and that doing both is more effective than either one alone.

A common use of visualization in the fitness context is “goal visualization.” In your mind’s eye, you can see yourself having already achieved your physique goal or your ideal goal weight. You can also visualize a specific performance goal such as completing a difficult workout or a heavy lift like a squat or bench press.

One creative way you can use mental imagery is called “process visualization.” Once you’ve set your goals, it’s easy to come up with a list of the daily habits, behaviors and action steps necessary to reach your goal. So write down the action steps and visualize them – the entire process, not just the end result. See yourself food shopping and grabbing fruits, vegetables and lean proteins, ordering healthy foods from restaurant menus, saying no to sodas and drinking water instead, and going to the gym consistently and having killer workouts. Some people visualize their entire “perfect day” as they would want it to unfold. When you do this as vividly, emotionally and in as much detail as you can, you will be neurologically priming your brain to carry out those behaviors.

The least known of all mental imagery techniques is called “physiology visualization.” An example would be picturing the fat burning process in your body or seeing the muscle fibers growing larger and larger. Using this technique, could it be possible that you might be giving subconscious instructions to your body’s cells, organs and tissues?

Well, consider the work of Dr. Carl Simonton, a physician and cancer researcher who taught his patients (as one part of a comprehensive program), how to visualize powerful immune cells devouring the cancer cells. I’m not suggesting that you can cure cancer or materialize a lean and muscular body just by visualizing, (there’s a step in between thought and manifestation – it’s called action – a step that many self help ‘experts’ forget to mention). However, thoughts and mental images are the precursors to action and the fact that a mind-body connection definitely exists makes this an exciting prospect.

Scientists have established the mind-body link in many contexts, and not just by the existence of a placebo effect. There’s also direct evidence as in the way emotional stress can contribute to physical disease. The mind does influence the body! The mere fact that a branch of science has been devoted to this area is proof that it deserves critical investigation and is not just the domain of infomercial self help gurus. The science is called psychoneuroimmunology.

Using “physiology visualization,” you could, even in the middle of a workout, imagine the fat burning process taking place, and visualize fat being released from adipose tissue storage in your abdominal region or elsewhere. You could see the free fatty acids entering your bloodstream, being carried to the working muscles and being burned for energy in the muscle cells. You could also visualize the physiology of muscle growth.

To make your imagery as accurate and detailed as possible, my best suggestion is to refer to an anatomy & physiology textbook that shows pictures of fat cells, blood vessels, myofibrils, motor units, sarcomeres, and cell organelles like the mitochondria, so you know what the structures look like. You could also get more details about the processes by looking up lipolysis, hypertrophy or beta oxidation.

Even if you had no idea what the internal structure and workings of the body were like, you could still use this method. Your body responds to mental imagery even if it isn’t anatomically correct. We know from the field of hypnosis that the subconscious mind responds well to metaphor – maybe even better than literal suggestions. Facts and logic are the domain of the conscious mind, while emotion and metaphor can slip right past the conscious and into the subconscious. Dr. Simonton often wrote about his young patients who created (metaphorical) mental images of immune system cells as “knights in shining armor”, slaying “the dragon” of cancer cells.

One of your greatest mental powers is imagination. You can visualize anything you want and you can embellish and exaggerate your imagery as much as you want. For example, you could imagine the free fatty acids being burned for energy in the “cellular powerhouse” – the mitochondria – and you could imagine the mitochondria as a fiery furnace… “incinerating” the fat! I think it’s a pretty cool idea to “see” your fat cells shrinking and visualize your body as a “fat burning furnace.”

Should you not believe that there’s anything to the physiology visualization technique, that’s ok, because we know that the subconscious is deductive. Just give it a goal, tell it what you want and it will get you there automatically by altering your attention and behavior. Therefore, we can be confident that physiology visualization will be effective even if only as a subconscious directive about your desired goal. If science someday provides us with conclusive evidence that visualization actually does cause cellular – physiological changes in the body, well, that’s just all the better.

About the Author:

Tom Venuto is a natural bodybuilder, certified strength and conditioning specialistTom Venuto 8

(CSCS) and a certified personal trainer (CPT). Tom is the

author of “Burn the Fat, Feed The Muscle,” which teaches

you how to get lean without drugs or supplements using

methods of the world’s best bodybuilders and fitness

models. Learn how to get rid of stubborn fat and increase

your metabolism by visiting: www.BurnTheFat.com

Killer Abs! Old School Style

Title: Killer Abs! Old School Style

By  Line: Tom Venuto

Website: www.BurnTheFat.com!

Word Count: 3818

I have a confession to make. This might shock you. Are you ready? Don’t hate me. Okay, here it is:

I don’t train my abs very much. Once a week for about 15 – 20 minutes. That’s it. Seriously – no kidding. I work my abs like any other small body part, maybe even less.

Now, you’re probably wondering, how can I possibly get “Killer Abs” with only one ab workout a week?

Well, if you already own my Burn the Fat, Feed the Muscle (BFFM) fat burning system, or even if you’ve simply followed my articles and newsletters closely for a while, you already know the answer…

LESSON #1 – Get rid of the fat or you’ll never see your abs, no matter how often you train, no matter how many reps you do or no matter what exercises you do

LISTEN TO ME: AB TRAINING DOES NOT BURN FAT OFF YOUR STOMACH!

This is probably the biggest misconception that people have about exercise today and I don’t think the general public is EVER going to get it. The myth that ab training burns fat off your abs is so pervasive that I suspect it will never die and simply continue to be passed down from generation to generation.

The truth is, getting six-pack “killer” abs has almost nothing to do with training. It has everything to do with low body fat.

Ironically, I believe the abdominal muscles are quite easy to develop; much, much easier than building an 18 inch muscular arm, a 315 pound bench, a 400 pound squat, or a wide, V-shaped back, for example.

Some people might argue that I was just blessed with good genetics in the ab department, which may be true, but based on my experience with others who have less favorable genetics, I still believe that developing the abdominal muscles is easy. The hardest part is getting your body fat low enough for your abs to show.

Most people grossly over train their abs. Training your abs daily or even every other day for hundreds or thousands of reps is totally unnecessary and a complete waste of time. Even  before competitions I only train abs twice a week!

AB EXERCISES DON’T BURN FAT!!!

You lose fat with nutrition and cardio. If you want to see your abs, tighten up your diet and do more cardio! The bottom line is, if your abs are covered with a layer of fat, you won’t be able to see them, no matter how much ab exercise you do! If you need help with a fat loss nutrition plan, check out my BFFM fat burning system

LESSON #2 – The same old basic ab exercises that have been around for years, STILL work – and that means CRUNCHES!

“Core training” and “functional training” are the “IN” things today. Devices and modalities such a stability balls, medicine balls, core balls, ab wheels, kettlebells, functional exercises, and so on, are all valuable tools, but they also represent what is trendy and fashionable in fitness training today.

“Core” and “functional training” come largely from the sports world, and if you’re a competitive athlete, martial artist, golfer, tennis player, or you play any sport recreationally, this type of training is worth looking into.

Very recently, a well-known ab training “guru” wrote in one of his books that “Crunches are worthless.” Funny how things change. It wasn’t so long ago that powerlifter and exercise physiologist Fred “Dr. Squat” Hatfield wrote, and I quote, “Crunches are the Cadillac of abdominal exercises.” (I would have said, “Mercedes of adbominal exercises” but oh well, that’s Fred).

So what’s the deal? Should you crunch or should you ditch this “old” exercise in favor of all the “new stuff?”

The truth is, there’s a happy medium! Crunches are not “worthless,” they’re simply over-used. You can and should incorporate a wide variety of crunch variations into your program, but also be sure to include some “functional” work which will help develop your core musculature and allow you to strengthen and develop your abs through every plane of motion.

However, for pure “cosmetic” ab development, there’s nothing new under the sun. The “old school” methods are as valid as ever. And that starts with crunching exercises. Why? Because a primary function of the abs is to flex the spine and shorten the distance between the sternum and pelvis – which is exactly what crunching exercises do.

Despite all the new and trendy ab workouts and equipment being promoted these days, the good old crunch is the oldie but goodie I always come back to time and time again. I’ve used crunches and their many variations in almost all my training routines for years.

The best Crunch variations (upper abs) 1. Feet on floor reach through crunch 2. Feet on floor, hands crossed over chest crunch 3. Feet on floor hands behind head crunch 4. Feet on bench hands behind head crunch 5. Feet in air hands behind head crunch 6. Feet in air, hands behind head, pull in knees, touch elbows 7. Weight on chest crunch 8. Weight behind head crunch (caution – can strain neck) 9. Weight held at arms length above chest crunch 10. Stability ball crunch, bodyweight 11. Stability ball crunch, with resistance 12. Weighted supine crunch machine 13. Bicycle crunch 14. Twisting elbow to knee crunch

LESSON #3 – Crunch with cables too.

Bodyweight crunches performed off the floor are good. Cable crunches might be even better. Unfortunately, I don’t think I’ve seen more than one out of fifty people perform the exercise properly.

Cable crunches can be performed seated, standing or kneeling. My favorite for bodybuilders and the “six pack abs look” is kneeling cable crunch. Performed properly, this is an AB-solutely KILLER exercise!

KNEELING CABLE CRUNCH

Most people perform the cable crunch like they were bowing. They bend only at the hips brining the elbows straight down to the floor, while the entire spinal column stays in a straight line. This does not cause the abs to contract dynamically through their full range of motion, it only gives you an isometric contraction of the abs, while bringing the hip flexors strongly into play.

Proper form on the kneeling cable crunch is a curling motion, almost like a carpet being rolled up. Another way I like teach this exercise is to have a trainee visualize that a log is in front of them about a foot off the floor, and ask them to imagine they are wrapping their torso around the log, rounding the back over and curling the spine in a circular range of motion, curling the elbows over and around the log and back in towards the knees.

Also, some people perform this facing away from the weight stack, which is one acceptable variation. I prefer facing towards the weight stack and holding a rope with my hands pressed against my forehead or top of my head

Master the proper form on this exercise and you’ll see your abs start coming into focus at an alarming rate.

LESSON #4 – After you’ve developed a substantial level of ab strength, learn how to do this advanced killer ab exercise: Hanging leg raises from the chin up bar

If there’s any “secret weapon” in my ab training arsenal– the one exercise I’ve ALWAYS turned to when I wanted major results is the hanging leg raise, and its “younger brother,” the hanging knee up. These can be performed hanging by your hands from a chin up bar, although it’s much easier with “ab slings” because grip strength is no longer the limiting factor.

I remember many years ago when Bill Phillips once made fun of this exercise in his magazine. He showed a picture of his Brother Shawn swinging precariously from the ab slings in a mocking fashion. I’m not sure why he blasted this movement, and Shawn certainly has a six-pack rack with the best of them. But personally, I think the hanging leg raise and knee up are two of the best ab exercises in existence.

I think the problem is that this exercise is so difficult that most people can’t do them properly. Usually the first time you attempt a hanging leg raise from the chin up bar (with no back support behind you), you swing uncontrollably from front to back. So most people try these once or twice and then give up. Like anything else, practice makes perfect. Hanging leg raises are a very advanced and very difficult movement. Don’t expect to do them like a pro on your first try – and don’t even try them if you’re a beginner.

If you’re a beginner, the best way to develop the strength necessary to do these properly is to start on the support leg raise (also known as the “Captain’s Chair”). That’s the piece of equipment found in almost every gym that has the pad for your forearms and elbows to support your body weight and a back support behind you. Start with support knee ups, then progress into support leg raises with the legs nearly straight. It’s important to use a full range of motion on this exercise and get your knees high up in front of the chest because the lower portion of the range of motion is largely initiated by the hip flexors.

Once you’ve mastered the support leg raise, then you can move on to the hanging knee up and ultimately to the hanging straight leg raise. When you master the hanging leg raise, there’s an even higher level: You can begin to superset from the hanging leg raise (until fatigue) into the hanging knee up. Once you’ve reached the point where you can perform three supersets of 15 to 25 reps of hanging leg raises to hanging knee ups with STRICT form, I guarantee you will have amazing abdominal development (provided of course, that your body fat is low enough).

SIX PACK ABS! LESSON #5 – Yes, you can train your lower abs

One of the biggest controversies in ab training is the question of whether you can “isolate” your upper and lower abs. There are experts who swear you can, and experts who swear you can’t. If someone wants to get technical and split hairs, then it’s true – you CAN’T isolate lower and upper abs. The word “isolation” is somewhat of a misnomer because muscles work in conjunction with other muscles at all times.

For example, a bench press is often called a “compound” exercise because the pecs are heavily assisted by the triceps and deltoids, while a dumbbell flye is usually referred to as an “isolation exercise” because it “isolates” the pecs more. However, the pectorals do not and cannot work in complete isolation from the triceps and deltoids; there is simply a smaller degree of involvement from the assisting muscles in the flye exercise. Therefore, the flye is an “isolation” exercise, relatively speaking, but not literally speaking.

The same is true of the abs. You can’t completely isolate the lower from the upper abs or the abs from the obliques, but you CAN put greater emphasis on the lower or upper abs depending on the exercise you select.

The abdominals are a unique muscle. They are not a single long muscle belly like the biceps, which has continuous fibers running the entire length from origin to insertion. The ab muscles have a tendinous band in between each section. This is what gives the abs their segmented, “six pack” appearance.

Each segment of the abs flexes a portion of the lumbar spine and or pelvis. The lower abs are the part responsible for the flexion of the lower lumbar vertebrae and backward rotation of the pelvis. The upper abs are responsible for the flexion of the upper part of the lumbar spine.

The practical application of this information is simple: Exercises that draw the lower body towards the upper body, such as reverse crunches, hip lifts, and leg raises, emphasize the lower abs. Exercises that draw the upper body towards the lower body, such as crunches, emphasize the upper abs (but neither completely isolates one or the other).

One last tip: Because most lower ab exercises require more coordination and stability (they’re harder), do your lower abs first most of the time (especially if you’re using hanging straight leg raises – doing them last is extremely difficult).

The best lower ab exercises 1. Support knee ups 2. Support leg raise 3. Hanging knee up 4. Hanging leg raise 5. Reverse crunch 6. Incline reverse crunch 7. Stability ball reverse crunch 8. Reverse crunch with medicine ball behind or between knees 9. Hip lift (“toes to sky”) 10. Bent knee leg raise/hip lift combo 11. Incline hip lift

LESSON #6 – Avoid weighted side bends, which thicken the waist. Instead, opt for body weight elbow to knee twisting crunches, twisting hanging knee ups and side crunches to develop your obliques

Which would you rather have: (A) a tiny waist that narrows down from broad shoulders and V-tapered back or (B) A muscular, but thick, wide and blocky waist.

Yeah – I picked “A” too. So do most other people. However, not a day goes by in the gym when I don’t see people doing side bends with heavy dumbbells. I could NEVER understand why people would ever want to do these. I suppose, once again, people mistakenly think they’re burning fat with this exercise.

The way to develop a beautiful and symmetrical physique is to create an illusion: Broad shoulders and a V-shaped torso must flow down into a tiny waist. You want to increase the size of your lats and deltoids (yes that includes you ladies too), while decreasing the size of your waist. Anything that makes your waist bigger will destroy your shape. Weighted side bends can make your waist thicker and wider by developing the muscles on the sides of the waist known as the obliques.

There’s a big difference between sports training and bodybuilding (or “cosmetic”) training. Unless you’re an athlete with a need for a strong, thick trunk musculature, I’d suggest avoiding weighted side bends and all other weighted oblique exercises completely.

Instead, simply do twisting elbow to knee crunches, twisting hanging knee ups, and side crunches only with your body weight. These exercises tend to hit the diagonal fibers of the obliques a little higher up on the waist, not the portion of the obliques on the lower, lateral area of the waist.

LESSON #7 – Sit ups and leg raises are mediocre exercises that can aggravate low  back pain

I’ve found that all varieties of sit-ups aggravate my lower back. Fifteen years ago I sustained a rupture of my fourth lumbar disc (L4) so severe that a neurosurgeon told me that I could forget about bodybuilding, I should never lift more than 40 pounds and I would eventually have to get surgery.

Despite the surgeon’s grim prognosis, I rehabilitated my own back, but to this day, I still have a sensitive lumbar area. Doing the wrong abdominal exercises always brings back the pain almost instantly. I look at this as a positive thing because it has taught me a lot about what’s really happening during certain ab exercises. It has also prompted me to modify my routine to avoid certain troublesome exercises that pull on the lumbar spine more than develop the abs.

Most people think sit-ups are primarily an ab exercise. They’re not. Sit-ups work the abs, but largely in an isometric fashion. Sit ups are an “integrated” exercise that work the abs and hip flexors, but the hip flexors do most of the work (especially the way most people perform them – quickly, with the feet anchored, and with extra weight).

The psoas muscle, which is the primary hip flexor involved in the sit-up, originates on the lower lumbar vertebrae and inserts on the lesser trochanter of the femur (the top of your thighbone). Because the psoas is so heavily involved in the sit up and because the psoas is attached to your lumbar spine, sit ups cause a tremendous amount of “pull” to occur on your lower back.

Visualize an imaginary hand reaching through your stomach, grabbing a hold of your spine, and pulling on it as if the hand were trying to yank your spine right out the front of your stomach. That’s essentially what’s happening when you do sit ups or roman chair sit-ups. Ditto for supine full range straight leg raises.

You might say, “But I feel it working – I feel the burn!” Yes, but your abs aren’t contracting dynamically through their full range of motion, they’re contracting isometrically – and that causes the burn. It’s similar to when you hold a dumbbell out at arms length in front of you for as long as you can. Before long your shoulder is burning like crazy to the point where you cant even hold the dumbbell any longer. You get great burn from this, but that’s not how you’d train your shoulders is it?

Sit-ups have made somewhat of a comeback lately, as the sports training and core training gurus claim that the hip flexors should be integrated into your ab routines. Well, unless you’re an athlete with a specific need for strong hip flexors, you have no history of lower back injury, and you already have a strong lower back and strong abdominals, forget about using sit-ups as your primary exercise. They’re a mediocre exercise at best, and for some people with injuries (even “old” injuries like I have), sit ups are contraindicated completely.

Now… I know what you’re thinking… You know someone who does a zillion sit ups a day, they have great abs and have never had a back injury. Well, first of all, if the individual has strong abs and lower back and no pre-existing injuries, sit ups done with good form won’t necessarily cause an injury. Second, as I said earlier, developing the abdominal muscles is not difficult. To a certain degree, you can develop the ab muscles from almost any ab exercise – even nothing but sit-ups or isometric contractions from indirect ab work.

When I was back in my “human guinea pig” days, I once went over a year without doing any ab exercises whatsoever. After I dieted down to about the mid single digits in body fat, there were my abs, looking almost as good (easily 80%) as they did the year before when I was training them twice a week. Knowing this, I’m often tempted not to train abs at all, except that I know strong abs are important for stability and injury prevention, not to mention that I want my abs looking 100% their best, not 80% or 90%.

Just because someone has great abs doesn’t mean they’re using the best routine. Part of it may be genetics, but mostly it just means they have low body fat! Let me drive this point home AGAIN – Having “killer six-pack abs” has less to do with training than with low body fat. Everyone – including you – has a six pack! Most people just can’t see theirs yet.

LESSON #8 – When you reach the advanced level, begin using supersets, tri-sets and giant sets (circuit training) in your ab workouts.

One of the fastest ways I know of to develop the abs is to use supersets, tri sets, giant sets or circuit-style ab training, where you perform two or more exercises in a row without stopping. Coincidentally, this is also a great way to get your workouts finished faster. This is advanced form of training and you’ll need time to build up the strength and endurance necessary to use these techniques.

A SUPERSET is where you perform two exercises in a row without stopping. For example, you might do a reverse crunch for 15-25 reps, then without any rest whatsoever, go directly into a regular crunch for 15-25 reps, for a grand total of 30 – 50 reps non stop. That’s one superset. You would then take your usual rest interval and repeat for the desired number of sets.

TRI-SETS are the same as supersets, except you perform three exercises in a row without stopping. For example, you might do the reverse crunch, hip lift, and regular crunch all in a row with no rest between exercises. (ouch!)

GIANT SETS are when you perform four or more exercises in a row without stopping. Some people call this circuit training, although performing “circuit training” for a single body part is generally referred to more often as “giant setting.”

PART II: My Favorite “old-school” killer ab Routines

The best way to finish up an ab article is with some routines, don’t you agree? All of the following routines are actual programs that I have used and/or are currently using now. I have tested them and they’re all KILLER!

Basic straights sets routine 1. Reverse crunch 3 sets X 15-25 reps 2. Floor crunch 3 sets X 15-25 reps 3. Elbow to knee twisting crunch (or side crunch) 3 sets X 15-25 reps

Advanced straight sets routine 1. Incline reverse crunch 3 sets X 15-25 reps 2. Kneeling cable crunch 3 sets X 15-25 reps 3. Hanging twisting knee up 3 sets X 15-25 reps

Heavy-light routine Select three ab exercises, all using resistance, for example: 1. Kneeling cable crunch 2. Weighted stability ball crunch 3. Supine Ab crunch machine

Perform three sets of each exercise. Every other workout, change repetition range as follows:

Workout A: (light) 15-25 reps, tempo 1011 Workout B (heavy) 8-12 reps, tempo 2022

Tempo (seconds) 2 eccentric 0 pause in stretch pos 2 concentric 2 pause in contracted position

Superset routine 1. Hanging knee up 2-3 sets X 15-25 reps superset to: 2. Kneeling cable crunch 2-3 sets X 15-25 reps

3. Reverse Crunch 2-3 sets X 15-25 reps superset to: 4. Crunch with feet on bench 2-3 sets X 15-25 reps

 

Tri-set routine 1. Hanging Leg raise 3 sets X 15-25 reps no rest, go directly to: 2. Hanging Knee Up 3 sets X 15-25 reps no rest, go directly to: 3. Weighted supine crunch 3 sets X 15-25 reps rest 60 seconds, repeat for a total of three tri-sets

The Ultimate Killer Ab Routine (giant set) 1. Hanging straight leg raise 15-25 reps 2. Hanging knee ups 15-25 reps or as many as possible 3. Hip lift 15-25 reps 4. Reverse crunches 15-25 reps 5. Weighted supine crunch 15-25 reps 6. Bodyweight crunches 15-25 reps

Each sequence of six exercises is one giant set. Rest 60 – 90 seconds after you finish exercise #6, then repeat for a total of three circuits. (if you can get through three circuits of this routine with strict form, including hitting 25 strict leg raises and 25 knee strict knee ups, you are in elite company) Good luck!

Conclusion These eight principles and the sample routines are just the tip of the iceberg in my ab training arsenal but it’s all I have time for in this article. However, this should be more than enough ammo for you to begin an all out assault on your abs.

If you employ these techniques in conjunction with a supportive fat loss nutrition and cardio program such as Burn the Fat, Feed the Muscle (BFFM), your abs will come in so fast it will almost scare you!

Train hard and expect success,

Tom Venuto, Fat Loss Coach Author of Burn the Fat, Feed the Muscle www.BurnTheFat.com Founder and CEO of the Burn the Fat Inner Circle www.BurnTheFat.com/InnerCircle

Odontoiatria: Come ho risolto la terza classe scheletrica o morso inverso con linea mediana across….la mia esperienza

Titolo: Odontoiatria: Come ho risolto la terza classe scheletrica o morso inverso con linea mediana across….la mia esperienza

Autore: Piero Maina

Conteggio Parole: 4163

Cari lettori, avevo scritto più di un anno fa un articolo sulla mia esperienza (qui) con il libro che promuovo su questo sito: “Burn The Fat Feed The Muscle” e i benefici che ne avevo/ho ricavato a livello di forma fisica e buona salute. Apro una parentesi ( Diciamo che l’argomento non trova una precisa collocazione all’interno di questo blog perché parla di denti, ma la sua correlazione è tutt’altro che trascurabile come collegamento trasversale alle categorie a cui lo ho assegnato e l’ho quindi inserito all’interno del menù “tenersi in forma”).  In quel contesto avevo raccontato tutte le mie problematiche a livello di salute e incidenti vari che avevano accompagnato la mia esistenza e avevo scritto che a breve avrei raccontato come avevo risolto il problema dei denti che sia come fatto estetico, ma ancora di più funzionale, aveva condizionato la mia vita fino all’anno 2010, anno in cui ho risolto con la sola cura ortodontica un caso che era sempre stato definito risolvibile solo chirurgicamente e considerato grave ed inoltre è stato risolto in una età compresa fra i 46 anni e sei mesi e 48 anni e 4 mesi. Quindi in età più che adulta. Premetto che non sono un dottore, ma di “dottori” ne ho incontrati molti e a molti ho chiesto pareri professionali. La tristezza nasce quando siamo pazienti “ignoranti” e ci rivolgiamo appunto ad un professionista, con la speranza che il suo “sapere” risolva la nostra situazione nel migliore dei modi. Come in ogni ambito professionale, ci sono professionisti e professionisti, ma noi siamo sempre gli “ignoranti” e quando per correttezza vogliamo ascoltare più di un parere, diventa difficile quando il parere di A e quello di B sono diametralmente opposti. Se poi come spesso accade volessimo ascoltare anche il parere di C e disgraziatamente anche questo parere risultasse essere completamente discordante con quello  dei due professionisti precedentemente interpellati, allora diventa veramente difficile fare una scelta corretta. Questo avviene anche nella mia professione con i bastoni da golf, ma qui stiamo parlando di salute e non di oggetti inerti e aggiungo anche, quando le consulenze non sono fatte in buona fede.

Per raccontare la mia storia/esperienza, bisogna partire dai tempi della gioventù, quando le prime carie e le prime trapanazioni, magari effettuate da dottori non proprio professionalmente ineccepibili, mi fecero compagnia. Stiamo parlando dei primi anni 70, quando le stesse tecniche non erano sicuramente paragonabili a quelle odierne. Resta il fatto che rimasi traumatizzato durante un’estrazione. Avevo quasi tredici anni, era il 1973 ed ebbi la sfortuna di avere un molare (il 16 per chi è del mestiere), cariato e non curabile con le radici convergenti fino a toccarsi. Il dentista in questione impiegò quasi un’ora ad effettuare l’estrazione e il dolore che provai, nonostante l’anestesia, non posso raccontarlo, oltre alla febbre molto alta che mi accompagnò nei giorni seguenti, etc. Risultato: non volli vedere mai più un dentista.

Piero 1992
Settembre 1992
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Clav
Marzo 1984
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Naturalmente, non curando i miei denti, mangiando molti dolciumi e altro, le carie ai vari molari, non tardarono a venire  e quando il dolore divenne insopportabile, ricorsi mio malgrado alle cure di altri dentisti che nuovamente non all’altezza curarono i miei denti in maniera non proprio impeccabile. Della terza classe scheletrica o morso inverso, non me ne ero mai accorto né nessuno me lo aveva mai fatto notare e a detta di molti ero anche un “bel ragazzo” e spesso veniva lodato il mio sorriso. Poi un giorno nel 1989 una signora (dentista), parlando con me del più e del meno mi dice :”…tu hai il morso inverso…” da quel momento la mia attenzione cadeva sempre sulla mia bocca o su quella degli altri per notare la differenza e nacque in me un vero e proprio complesso. Arriviamo al 1993; non farò né nomi di persona né di luoghi a questo punto, ma incontrai un dentista nella sede lavorativa dove mi ero trasferito in quell’anno e questo dentista mi restituì la fiducia verso la categoria e curò la mia bocca facendola diventare una bella bocca. Rimasi in quella città fino al 1995 e naturalmente gli chiesi se la mia situazione di “morso inverso” si potesse risolvere. Fatte le dovute analisi e con le competenze che lui e i suoi colleghi avevano a quei tempi, mi disse che non si poteva fare nulla, sconsigliava la chirurgia e avrebbero voluto togliermi altri denti per diminuire l’affollamento nei denti inferiori e con la cura ortodontica “ridistribuire” i restanti, ma la discrepanza mandibolare era troppa e quindi mi disse di lasciare perdere. In fondo la mia mandibola non si bloccava e anche per lui avevo un bellissimo sorriso e quindi mi disse che era meglio non procedere.

Accettai la cosa, ma in cuor mio non smisi mai di sperare per una soluzione del mio caso ed arriviamo al 2007. Prima di proseguire, voglio spiegarvi che nonostante fossi rientrato a Roma, pur di non cambiare dentista, ogni 6 mesi facevo più di 1.200 km fra andata e ritorno per andare dal vecchio dentista per cercare di mantenere una bocca sana e in parte ne approfittavo per andare a trovare i miei genitori che erano di strada. Un’altra cosa va detta, nonostante la mia bocca sembrasse essere sana, ogni qualvolta affrontavo la profilassi di igiene dentale, le mie gengive sanguinavano e il dolore era forte, ma anche in questo caso non mi venne detto niente e si diceva che per colpa della situazione di “affollamento” e dei denti storti era una condizione paradontale con cui convivere e di cercare di mantenere la situazione della riduzione delle gengive sotto controllo il più possibile. Torniamo a noi: a marzo 2007 prendo un volo per Atlanta (USA) e su un Boeing con più di 360 passeggeri a bordo, mi ritrovo seduto nel posto a fianco un caro e vecchio amico di gioventù che non rivedevo dal 1985. Destino? Sincronicità? Non lo so, resta il fatto che non ci eravamo dati appuntamento e io partivo da Roma per un convegno sui bastoni da golf negli USA e lui era diretto in Texas, proveniente da Genova per un convegno sull’implantologia dentale.

Quando ci siamo rivisti, passato il primo momento di stupore e gli abbracci di due vecchi amici che non si vedevano da ventidue anni, abbiamo naturalmente cominciato a parlare, ricordandomi di lui come un windsurfista con cui facevo le regate insieme. Non potevo immaginare che nel frattempo era diventato uno dei più affermati implantologi Italiani. Gli chiesi allora cosa ne pensava della mia situazione dentale e lui senza entrare troppo nel tecnico mi disse che a quel momento c’erano nuove tecniche ortodontiche e che le cose potevano essere risolte, ma non mi disse nulla di specifico a riguardo. Così, arrivati ad Atlanta ci congedammo e ci scambiammo i numeri di telefono, ma non prendemmo nessun appuntamento o altro. Per come sono fatto io, se decido che una cosa m’interessa, vado subito fino in fondo e voglio capirne di più, ma ammetto che non essendo entrato troppo nel merito della mia situazione e ricordando il mio amico come un windsurfista, non colsi l’occasione di andare a trovarlo (anche lui di Genova e quindi abitava vicino a dove abitavano i miei genitori) e lasciai passare un altro anno.

Aprile 2008: tornai dal mio dentista a 600 km di distanza a Savona che non vedevo da un anno e durante la solita profilassi di igiene e controllo dentale, gli chiesi cosa ne pensasse della mia situazione di “morso inverso”  dopo 13 anni dalla prima diagnosi, e lui mi rispose che ora aveva le competenze per risolvere il mio caso e che ne aveva già risolti altri quattro. Mi spiegò che avrebbe lavorato in equipe con una ortodontista di Genova e un medico chirurgo specializzato nel maxillo facciale molto bravo e che il mio caso era di facile soluzione. Avrei dovuto portare un apparecchio ortodontico per circa due anni per raddrizzare nuovamente i denti e una volta in asse procedere con l’operazione di riduzione mandibolare per ristabilire il “morso” corretto e risolvere il problema di malocclusione dentale. Sempre a suo dire non avrei sofferto troppo e per il chirurgo era una delle operazioni più semplici da eseguire e io naturalmente avevo massima fiducia in lui. A quel punto gli chiesi se conoscesse il mio amico implantologo, ma mi rispose di no e gli chiesi se conoscesse la tecnica Damon, ma anche in quel caso la risposta fu negativa, mi disse che per me c’era la sola via chirurgica per risolvere e se volevo, potevo incontrare l’ortodontista che collaborava con lui a Genova per sentire cosa ne pensasse della mia situazione. Visto che era di strada andai immediatamente a fare un primo controllo sommario, una visita a vista e anche la dottoressa ortodontista, mi disse che ero un caso chirurgico grave. Chiesi a lei se conoscesse il mio amico implantologo e mi disse di si, chiesi se conoscesse la tecnica Damon e mi rispose affermativamente, ma mi disse anche che per me il “Damon” non serviva a nulla e potevo risolvere la mia situazione di “terza classe” chirurgicamente e definitivamente, previa l’applicazione di un apparecchio ortodontico per circa due anni.

Ammetto che volevo risolvere la questione e la mia fiducia era massima ed ero quindi disposto oltre ai costi, a sopportare l’inserimento di un apparecchio ortodontico nella mia bocca, a viaggiare da Roma fino in Liguria mensilmente per il controllo dello stesso e a subire un’operazione alla mandibola in seguito che a differenza di come veniva venduta dal mio dentista, non era poi una vera e propria “passeggiata di salute”.

Voglio anche dire che la mia situazione di malocclusione dentale, contribuiva a farmi deglutire in maniera errata, il fatto era dovuto alla mia lingua che invece di appoggiare correttamente contro il palato durante le normali attività quotidiane, o sotto sforzo o ancora durante la deglutizione, appoggiava contro l’arcata dei denti inferiori, contribuendo ulteriormente a spingerli verso l’esterno.

Rientrato a Roma provai a sentire un parere di un noto ortodontista della Capitale, il quale fece tutte le misurazioni del caso e non si sbilanciò, disse che in effetti era una “terza classe scheletrica across/ cross byte” (oltre ad avere il morso inverso, avevo la linea mediana disassata di un dente verso sinistra, questo per il fatto che l’estrazione del molare “16” quando avevo tredici anni, creò uno spazio in bocca e i denti che sono mobili, sono migrati verso destra andando a chiudere quello spazio, creando una nuova problematica). L’Ortodontista romano, disse che probabilmente avrebbe dovuto risolvere la cosa chirurgicamente, ma si prese tempo per decidere. Nel frattempo mi disse che prima di risolvere il problema della terza classe across, c’era da sistemare la mia bocca, sia a livello paradontale che di altre “situazioni non a norma” presenti nella mia bocca e mi chiese se il mio attuale dentista non me ne avesse mai parlato. Io risposi che sanguinavo e sentivo male quando effettuavo la pulizia dei denti, ma nient’altro. Il professionista romano, mi chiese se poteva comunicare con il “collega” Ligure e io naturalmente risposi di si.

Al telefono i due discussero animatamente e naturalmente il mio dentista si sentì offeso perché interpellato da un altro medico. Io dissi che pur comprendendo l’accaduto, mi sentivo in dovere di andare a parlare con il mio dentista a Savona, anche perché mi curava da 15 anni e io avevo fiducia in lui. Quando andai dal mio dentista, e parliamo di maggio 2008, mi ricevette dicendomi che quello di Roma non doveva permettersi di chiamarlo e che se volevo risolvere la mia situazione, non c’erano alternative o altro. Era inutile girarci intorno e trovare mezze misure, dovevo agire nel migliore dei modi e in maniera definitiva. Mi convinse, ero pronto ad iniziare l’avventura di portare l’apparecchio e poi dopo due anni affrontare l’operazione e ritrovare un bel sorriso e una postura più corretta. Ultimamente infatti, quando effettuavo certi tipi di lavoro in piedi  per lungo tempo, le fitte alla base del collo erano diventate sempre più insopportabili, quasi come un cane che lo mordesse e questa patologia era sicuramente dovuta alla mia mala occlusione dentale.

Esco dallo studio del mio dentista a Savona, e qui il destino/sincronicità ritornano in gioco: stavo tornando verso l’autostrada per rientrare e alcuni giorni prima, un maestro di golf di Roma mi aveva detto che suo fratello stava lavorando in un nuovo circolo di golf ad Albisola (SV) e sapendo che dovevo andare da quelle parti, magari potevo andare a salutarlo. Premetto che ero amico del maestro di golf, ma il fratello l’avevo visto solo un paio di volte e quindi, sinceramente, non è che avessi urgenza di passare a salutarlo. Stavo quindi pensando di prendere l’autostrada per rientrare, anche perché non sapevo bene dove si trovasse il circolo in questione, ma di nuovo le circostanze di traffico mi fecero andare a prendere l’autostrada ad Albisola invece che a Savona e arrivando nei pressi del casello, vidi uno di quei cartelli segnaletici turistici marroni con su scritto “La Filanda Golf Club”. “Toh!” Mi dissi, “…è qui vicino, ci faccio un salto”. Il fratello del mio amico maestro, maestro anche lui, all’inizio non si ricordava nemmeno di me, ma portandogli i saluti del fratello e poi ricordandogli il mio nome ritrovò la memoria e mi disse:”…sta venendo da alcuni giorni una mia allieva da Genova a giocare e mi ha parlato di te, perché un suo amico che non gioca a golf le ha raccontato della tua bravura come clubmaker/clubfitter….. non ricordo come si chiama, ma aspetta che la chiamo e mi faccio dire….”. Naturalmente sembra impossibile, ma l’amico in questione era il mio amico implantologo! A questo punto, visto il modo nuovamente casuale e insolito in cui il mio amico Alberto era tornato “in gioco”, decisi di chiamarlo per raccontargli le novità . Al telefono gli raccontai pima dove mi trovavo e poi come per la seconda volta era tornato presente nella mia vita ed aggiunsi che ero a Savona perché avevo deciso di risolvere chirurgicamente la mia questione dentale…”FERMO!!!! FERMO!!!!” Urlò al telefono. Mi chiese se rimanevo ancora in zona e risposi che sarei ripartito nel pomeriggio seguente e allora m’invitò a passare nel suo studio di Genova la mattina seguente che voleva darmi un’occhiata.

Anche la sua visita sommaria, lo fece propendere come una terza classe risolvibile chirurgicamente, ma guardandomi attentamente, secondo lui c’erano le condizioni per un recupero e che c’era una dottoressa a Milano che forse avrebbe potuto risolvere la mia situazione non chirurgicamente e con risultati analoghi e questo mi venne detto da “fratello a fratello”. Voglio inoltre aggiungere che tutta la famiglia del mio amico lavora in ambito dentistico, essendo figli d’arte e uno dei tre fratelli è anche un bravissimo ortodontista che probabilmente avrebbe potuto lavorare al mio caso, ma la professionalità del mio amico Alberto fu massima e mi invitò ad andare a Milano con lui previa effettuazione del Telecranio e ortopanoramica. Presi appuntamento per il 10 giugno 2008.

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10 Giugno 2008
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La dottoressa/ortodontista Milanese, quando mi vide, disse purtroppo anche lei che ero un caso chirurgico grave e nonostante a me non sembrasse di essere in una condizione così grave, la cosa veniva ripetuta da tutti e visti anche molti casi con situazioni anche diverse dalla mia risolti dalla dottoressa, nella mia percezione il mio caso sembrava davvero più facile. Comunque la dottoressa pur manifestando perplessità, disse che avrebbe voluto provarci d’accordo con il mio amico Alberto e io dissi che ero pronto e fiducioso a cominciare l’avventura. Mi venne detto che sarebbe stato utilizzato un apparecchio Damon e degli elastici e la percentuale di successo era proporzionale anche al mio impegno e al mantenimento in bocca degli elastici 24/24. Naturalmente tolti i tempi per mangiare cibi solidi. Risposi che se alla mia età non avessi dato il massimo allora non sarei stato nemmeno la persona che sapevo di essere. Il 12 Giugno 2008 a Milano avevo il mio apparecchio Damon con gli elastici in bocca ed ero pronto anche ad affrontare l’avventura con tutti gli annessi e connessi.

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12 Giugno 2008
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Che dire, l’avventura era iniziata e anche il “sacrificio” sia estetico che funzionale. Infatti l’apparecchio faceva il suo lavoro e le forze che agivano sui miei denti non erano proprio inesistenti. Era come sentire delle “morse” che spingevano sulle radici, oltre agli elastici che nel loro piccolo contribuivano a “spingere” e che toglievo quando dovevo mangiare, ma appena terminato, via a lavarmi i denti con spazzolino ortodontico e scovolino (curaprox cp15 per l’esattezza) e subito dopo li rimettevo al loro posto. Naturalmente la situazione del fastidio/dolore si stabilizzava dopo una settimana/dieci giorni, l’unico problema è che io abitavo a Roma e la dottoressa a Milano e pertanto in caso di urgenza non era proprio il massimo. Infatti è capitato che il “filo” di acciaio del Damon ogni tanto sporgesse in fondo e mi bucasse la guancia o gli attacchi mi ulcerassero l’ interno delle labbra. Risolvevo la cosa mettendo della cera sugli attacchi e addirittura delle volte ho agito con le pinze da elettricista per tagliare la sporgenza del cavetto. Non vi spaventate, sono cose che capitavano sporadicamente, ma sono capitate. Come una volta mentre ero all’estero si ruppe l’archetto superiore e dovetti trovare un ortodontista che lavorava con il Damon, ma lo trovai e risolsi anche questo incidente. Qualche fastidio l’ho provato, ma niente di trascendentale o altro che non potesse essere risolto . Voglio ricordare che comunque anche in caso di operazione avrei dovuto portare l’apparecchio ortodontico per circa due anni ugualmente e solo al termine avrei subito l’operazione alla mandibola che ricordo non essere proprio il massimo da affrontare e sempre senza la certezza di riuscita, oltre alle sofferenze che intercorrono.

Mi viene attribuito parte del successo per la mia collaborazione ad indossare gli elastici 24/24, oltre che ad aver effettuato la pulizia dei denti ad ogni pasto. Come ho già scritto sopra, sarebbe stato veramente inutile se una volta apprese le regole comportamentali io avessi agito a modo mio. Ho eseguito solamente quanto mi è stato detto e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Gli elastici e le molle che vengono inseriti in bocca sull’apparecchio opportunamente posizionati e calibrati, applicano delle forze costanti e in specifiche direzioni, che daranno i risultati che anche io ho ottenuto, ma a patto che queste forze non vengano mai interrotte. Qui sta parte della difficoltà nell’eseguire il lavoro con competenza e professionalità per avere buone probabilità di successo. Se le forze non vengono applicate nella direzione giusta  e con la giusta intensità, si otterranno nuovi problemi e per usare un paragone sul Damon, è come dare una Ferrari a un diciottenne neopatentato….molto probabilmente si schianterà contro un albero!

Già da Settembre 2008 dopo soli tre mesi si erano visti enormi cambiamenti.

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4 Settembre 2008
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Oltretutto sono al corrente che i nuovi apparecchi Damon sono anche meno visibili e
tecnologicamente più avanzati di quelli che ho messo io. Nelle foto qui sopra vedete degli spessori blu sugli ottavi, (sono gli ultimi denti) dei “tacchi”. Sono spessori che vengono messi, per far si che l’apparecchio e gli elastici possano lavorare.  Che vuol dire che la mandibola rimane dov’è ora e sarà l’arcata superiore che comincerà a migrare verso l’avanti, senza essere inibita dall’arcata inferiore e fino a diventare “testa a testa”, per me nel mese di Novembre 2008.

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4 Novembre 2008
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Ho “scavallato” con l’arcata superiore nella prima settimana di Gennaio 2009

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27 Gennaio 2009
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e poi è stato un divenire di miglioramenti ogni mese che passava e a differenza di quanto altri ortodontisti avrebbero fatto, mi è stato ripristinato lo spazio nel settore 1 (superiore destro), per permettere di fare l’impianto del 16 (sesto) molare che era il dente estratto all’età di tredici anni ed era stato il responsabile della mia situazione “crossbite /Morso crociato“. Qui potete vedere il dettaglio dalle foto, dove è stata inserita una molla che “spinge” i denti fino a ricreare lo spazio originale. Qui siamo a settembre 2009.

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Settembre 2009 – Dettaglio molla arcata superiore
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Settembre 2009 – Dettaglio molla arcata superiore
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Arriviamo finalmente ad Aprile 2010 quando ho levato il Damon dalla mia bocca.

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6 Aprile 2010
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Naturalmente porto un “filetto” fisso all’interno dei denti inferiori che non si vede e che mantiene stabile l’arcata inferiore evitando recidive (splint è il nome in gergo) e la notte indosso un apparecchio mobile di contenzione per mantenere a sua volta stabile e consolidare la situazione dell’arcata superiore. Inoltre nei due anni successivi ho sistemato altre imperfezioni nella mia bocca che andavano fatte, compreso un primo innesto di gengiva nella parte inferiore sinistra con ottimi risultati.

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Comparazione Giugno 2008 – Aprile 2010
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Comparazione Giugno 2008 – Maggio 2011 dopo innesto gengiva 3° settore inferiore
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Comparazione Telecranio 06/2008 – 04/2010
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Maggio 2012
Dopo esecuzione igiene orale
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Maggio 2012
Dopo esecuzione igiene orale
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Maggio 2012
Dopo esecuzione igiene orale
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Maggio 2012
Dopo esecuzione igiene orale
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Maggio 2012
Dopo esecuzione igiene orale
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Pie Oristano 2012
Agosto 2012
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Nota: Il sangue che vedete sulle gengive nelle foto qui sopra è dovuto al fatto che pochi minuti prima dello scatto mi era stata fatta la profilassi di igiene orale con gli ultrasuoni e pertanto le gengive erano in stato di stress. Ovviamente dopo poco tempo tutto torna alla normalità. Inoltre si nota che la linea mediana non è perfettamente allineata, ma oltre ad essere veramente una differenza minima, il fatto è anche amplificato dalle leve posizionate all’interno delle labbra per “allargare” la vista sui denti e vi posso assicurare che ad oggi questa differenza si è ulteriormente ridotta e mi vedo perfettamente allineato.

Il movimento dell’arcata superiore verso l’avanti è avvenuto utilizzando solamente la tecnica ortodontica e senza l’utilizzo di alcuna chirurgia. Il metodo utilizzato permette, come è stato pubblicato sulla rivista scientifica Quintessence International (edizione italiana), di ottenere spostamenti ossei ortopedici uguali in misura lineare a quelli ottenuti con la tecnica chirurgica e misurabili sulle radiografie durante e dopo la cura. Ma la tristezza è che in ambiente medico ci sono medici chirurghi che hanno il coraggio di dire che non è vero che abbiamo risolto come ho raccontato e con la sola cura ortodontica, ci sono personaggi che pur di ingrossare il loro portafoglio, non avrebbero alcun timore a mettere mano ai ferri e operare; hanno persino accusato la mia dottoressa che sia il telecranio che le foto finali sono truccate!!!

Ancora una volta il pensiero positivo ha permesso che le cose si risolvessero nel migliore dei modi. Il risultato lo avete visto nelle foto che ho pubblicato. E’ stato raggiunto un ottimo compromesso di compensazione che forse non sarebbe stato raggiunto nemmeno con la via chirurgica, senza contare le sofferenze a cui sarei andato incontro. L’aspetto estetico è quello di una bocca sana ora e anche a livello paradontale la situazione è tutta un’altra cosa. Lo vedo anche durante le sessioni di profilassi e igiene dentale e dal colore delle mie gengive. Funzionalmente anche la mia schiena ne ha beneficiato e ora, pur avendo le vene succlavia ed ascellare sinistre interessate dalla trombosi danneggiate per sempre, sono tornato ad allenarmi regolarmente ed eseguo anche trazioni alla sbarra e spinte verso l’alto con i manubri per le spalle. Ricordo per chi non avesse letto l’articolo a cui ho messo il link all’inizio di questa pagina, che non avevo più potuto allenarmi con i pesi per diciotto anni e la causa della trombosi era stata la conformazione scheletrica nella zona sterno clavicolare data anche dalla situazione dei miei denti e mala occlusione. Diciamo che è stato come essere trattenuto da delle bretelle e finalmente questo vincolo è stato rimosso e ho riacquistato la mia funzionalità e la voglia di sorridere in tutti i sensi.

Concludo dicendo che questa è la mia esperienza e quanto ho raccontato corrisponde al vero e chi mi conosce di persona lo sa. Naturalmente ogni caso va visto a se ed inoltre un ruolo fondamentale lo svolge il paziente per il grado di impegno, applicazione e collaborazione. Va detto che ho inviato alla Dr.ssa un amico Milanese di 41 anni che aveva una situazione analoga alla mia e anche lui ha risolto felicemente la sua situazione effettuando lo stesso tipo di “cura” e ora è un’altra persona. Spero che alcuni di voi leggendo queste mie righe trovino lo spunto per intervenire e possano risolvere una problematica che so quanto incide  sulla qualità della vostra vita. In bocca al lupo!

© Copyright Piero Maina – Tutti i diritti riservati

Tom Venuto’s Holiday Fitness Challenge to You

Title: Tom Venuto’s Holiday Fitness Challenge to You

By line: By Tom Venuto

URL: www.BurnTheFat.com

Word count: 2066 words

Tom Venuto’s Holiday Fitness Challenge to You
By Tom Venuto, NSCA-CPT, CSCS www.BurnTheFat.com

Every year as Thanksgiving gets closer, you’ve probably seen the depressing reports: “Most people gain between 5 and 10 pounds of body fat in the six weeks between Thanksgiving and Christmas.”  I’m not sure if this worries you or not, but a lot of people are terrified about getting fatter in the next two months. They anticipate the workouts falling by the wayside and the holiday food calling out to them irresistibly, defeating even the strongest willpower. There’s good news and bad news about this.

Good news: According to the New England Journal of Medicine, the average amount gained is much more modest – just over a pound.

Bad news: A study by the National Institutes of Health found that this seasonal weight gain – even just a pound – is the kind of weight gain  that most people don’t lose when the holidays are over; it simply adds to the “weight creep” that “sneaks up” on you as you get older.

People often wonder how it’s possible to wake up one morning at age 40 or 45 and  “suddenly” they’re 30 pounds fatter  – or more – than they were in college. Mystery solved.

Of course, some people really do pack it on over the holidays, but whether its a pound or ten pounds, did you ever ask yourself why does holiday weight gain happen at all?

In previous years, I’ve asked my readers and here are some common answers I was given:

Holiday Excuse Survey Says…

“I’m too busy over the holidays to work out as often as usual.”

“I’m more stressed over the holidays, and the food is there, so I eat more.”

“I have at least three parties to attend and then there’s Christmas and New Year’s, so it’s impossible to stay on a diet”

“No one can tell me not to enjoy myself over the holidays so I’m just going to eat whatever I want.”

These answers all have a few things in common:

“Either/Or” Thinking and “Reverse Goal Setting” Exposed

First, they assume that you can EITHER get in better shape OR enjoy yourself, but not both. Stated in reverse: You can either deprive yourself of holiday enjoyments or gain weight, but it has to be one or the other. The truth is, “either/or thinking” is neurotic thinking and a great killer of fitness programs.

Second, these are all excuses or rationalizations. “I’m too busy” for example, is always an excuse, because I have never known someone who was too busy to make time for his her highest life priorities. We all have the same amount of time – 24 hours a day – the real problem is, most people don’t make exercise and healthy eating a priority.  And remember, words mean little. Actions reveal a person’s true priorities.

Third, none of these are the real reasons most people gain weight over the holidays to begin with. The real reason is because an intention was never set for the opposite: To get in better shape over the holidays.

Most people set a “goal” to get in worse shape over the holidays. It’s not consciously set, of course, as few people would intentionally set out to get fatter. They simply do it by default. In their minds, they accept that it must be just about impossible to stay in shape with everything going on over the holiday season, so why bother?

Rationing Lies For Holiday Failure

Once the decision has been made, then the rationalizing continues:

“Why should I deprive myself?” “Family is more important” “Worrying about diet and exercise during the holidays is neurotic” “I don’t care if I gain a few pounds, I’m going to enjoy myself anyway” “It’s only these two or three weeks that I let myself go wild” “I’ll start the first week in January and lose the weight then.”

As a result of this “negative goal-setting,” they expect to work out less, eat more and gain a few pounds, and they don’t seem to even consider alternatives.

But what would happen if you…

SET A GOAL TO GET IN BETTER shape over the holidays?

What would happen if you decided that it was not an all or nothing proposition and that you could enjoy the holidays and all it has to offer and get in better shape at the same time?

And what if you decided that your health and your body were the highest priorities in your life, because you realized that can’t enjoy anything else in life, including family or holidays, if you don’t have your health?

Here’s what would happen: You’d get in better shape!

I’m not all that different from you just because I’m a bodybuilder and fitness professional. I have many of the same problems, concerns and struggles as you do. Although today I always get in better shape between Thanksgiving and New Year’s, that’s a result of a conscious choice, a close examination of my old belief systems and a lot of action. For me, it all started about eight years ago.

For most of my adult life, I wasn’t much of a traveler and I didn’t enjoy flying or staying in hotels. For one thing, I had so many business commitments in the East Coast health club business, that I seldom left town for long, as I had to “tend to the stores.” But I also had a belief that if I traveled, my workouts and nutrition would suffer. After all, “it would be hard to stick with my usual bodybuilding diet, and I wouldn’t have access to my usual gyms”, I told myself. For these reasons, I never did much travel..

Then I was forced to take some trips for business reasons. Predictably enough, my nutrition and workouts suffered while I was spending time in airplanes and in hotels. With my experience having confirmed my beliefs, I re-affirmed to myself, “See, travelling is nothing but a pain. You just can’t stay on a diet and training program when you’re out of town.”

After several more trips, I noticed that something very negative happened: I surrendered. I had resigned myself to “not bother” while I was on the road. I let my expectations create my reality.

But I didn’t let it go on for long. As soon as I became aware of what was happening, I decided that I wouldn’t tolerate it, so I challenged myself and my previous limiting beliefs. I asked myself, “Why the heck not? Why let myself backslide? Why even settle for maintaining? Why not challenge myself to improve while I’m traveling?” The answer was: There was no good reason, there were only excuses.

From that day forward, I set a challenge for myself…

To come back from every trip or vacation in better shape than when I left.

Of course there were exceptions, as when I went on a vacation for total R & R. But I never let travel get in my way again. I prepared food that I would eat on the planes so airline food was never an excuse… I usually chose hotels that had kitchens, so I could cook my own food. I went food shopping immediately after check-in. I wrote my training schedule and scouted gyms in advance… And I actually found myself training harder than usual.

No matter where I was training – it could even be some “dungeon” of a gym in the middle of nowhere – it didn’t matter because my mind was focused on improving and looking better when I came home than when I left. I had a goal to motivate me!

What do you think happened? It’s not hard to guess: I always came home in better shape than when I left.

Since then, my “travel challenge” has become somewhat of a ritual in my life. When I’m away from my “home-base” it becomes a “fitness road trip.” I search the Internet or yellow pages or ask locals to help me find the most hard-core gym nearby wherever I will be staying (Gold’s Gym works for me!) When I get there, I train every bit as hard as if I had a competition just weeks away. I look forward to it now. In fact, this is what led me to my “holiday fitness challenge” idea.

Like many people, I travel over the holidays, so I’m automatically in “travel challenge” mode at thanksgiving, Christmastime and New Year’s. But with the additional temptations and busyness that the holidays bring on top of the usual travel stresses, I saw fit to declare a new challenge: “The Holiday Challenge.” The difference was that for my “holiday challenge,” I pledged to not only to return home in better shape than when I left, but to enjoy the holidays to the fullest at the same time.

can you eat this

People who think I deprive myself to look the way I do would be shocked: I eat like a KING over the holidays including Pumpkin (or apple) Pie at Thanksgiving and OF COURSE my mom’s famous red and green Jell-O Christmas cake. Then on New Year’s I’m usually toasting champagne and having a blast with friends or family….

The difference is, I don’t eat like that very often.

Every other meal stays right on schedule and I work out hard and consistently over the holidays; I don’t let everything fall apart just because ‘tis the season.’

The idea that you can EITHER enjoy the holidays OR stay in shape – but not both – is wrong, it’s damaging and it’s  limiting.

Life is not an either or proposition; it’s a matter of balance.

Success does not mean going to extremes. Success can be a simple matter of re-examining your beliefs, rearranging your priorities, setting goals, changing the questions you ask yourself and re-evaluating your expectations.

Your expectations will become your reality. What are you expecting? Are you expecting success? Are you expecting to be in better shape after holiday parties, celebrations, banquets, dinners, and desserts? If not, then why not? What’s preventing you from enjoying all of the above and still getting in better shape? Do you have a limiting belief which dictates that it’s one or the other? Could it be that you never set a goal, intention or expectation to do it? Could it be that you’re rationalizing or making excuses? If so, then I challenge you to change it this year.

As of this writing, there are less than two months until the end of the year. Why not see how much you can improve your physique over the holidays, without depriving yourself of any holiday enjoyments or festivities? Just step up your expectations. Step up your standards. Step up your nutrition. Step up your training. Step up your action. Step up and accept the “Burn The Fat holiday fitness challengeand see what happens!

That’s right… The First Annual Burn The Fat Holiday Fitness challenge contest is open from Wednesday November 18th to Wednesday November 25th.

Over the course of a “50-Day Burn” which spans all three major holidays – Thanksgiving (US), Christmas and New Year’s – you’ll have the motivation, the accountability and structured program to end the year strong, start the new year on the foot and possibly get in the best shape of your life.

Even better, you’ll be able to eat delicious Holiday Food and enjoy yourself to the fullest at the same time because this is a lifestyle program which allows your favorite foods in moderation and balance.

And the best part of all: I’m sending the winners of the contest to Hawaii islands to show off their new bodies on the beach in 2013!

Taking the Burn The Fat Challenge is simple. You can enter the contest two ways:

(1) Purchase the Burn The Fat e-book from www.BurnTheFat.com! or

(2) Join the Burn The Fat Inner Circle fitness support community (“contest central”) at http://www.BurnTheFatInnerCircle.com.

You’ll be automatically enrolled with either purchase.

Train hard and expect success!

-Tom Venuto, Author of Burn The Fat, Feed The Muscle Founder/CEO, Burn The Fat Inner Circle

About the author:
Tom Venuto is a natural bodybuilder, certified personal trainer and freelance fitness

writer. Tom is the author of “Burn the Fat, Feed The

Muscle,” which teaches you how to get lean without

drugs or supplements using secrets of the world’s best

bodybuilders and fitness models. Learn how to get rid of

stubborn fat and increase your metabolism by visiting:

www.BurnTheFat.com

Burn The Fat Summer Challenge 2012….La Mia Esperienza.

Titolo:  Burn The Fat Summer Challenge 2012….La Mia Esperienza.

Autore:Piero Maina

Conteggio Parole: 2884

Ed eccoci qui, per il terzo anno consecutivo ho concluso la “Burn The Fat Summer Challenge” la sfida di trasformazione corporea della durata di 14 settimane o 98 giorni che vede premiate le persone che ottengono la migliore trasformazione corporea nel suddetto periodo di tempo. Quindi, a meno che non si tratti di una categoria specifica, il vincitore assoluto, non sarà necessariamente quello che avrà perso più peso o il più magro o il più muscoloso, ma quello che oggettivamente avrà cambiato la sua forma fisica in meglio, perdendo la quantità maggiore di grasso, conservando o addirittura aumentando la massa muscolare/massa magra, senza aiuto di steroidi/anabolizzanti, solamente attraverso l’alimentazione e l’esercizio fisico.

BTF Certificate of Achievement
Certificato del premio vinto come
“Most Ripped Man Over 50”
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Quest’anno il mio impegno è stato massimo e alla fine sono stato premiato come la muscolatura più definita fra gli uomini concorrenti oltre i 50 anni di età (Most Ripped Man Over 50. Cliccate qui per la mia intervista sul sito Burn The fat in Inglese ),  e questo comunque non in valore assoluto, ma sempre come conseguenza della migliore trasformazione corporea. Il risultato va confrontato con le condizioni iniziali, infatti un altro concorrente potrebbe anche essere più definito del sottoscritto, ma bisogna confrontare la condizione di partenza e le eventuali limitazioni fisiche a cui uno potrebbe essere soggetto. Se prendiamo il vincitore assoluto, oggi quarantunenne, che è stato premiato con un viaggio di 7 giorni alle isole Hawaii per due persone all-inclusive (lo stesso per la prima assoluta delle donne), la sua condizione iniziale era quella di un semi obeso, che in soli 98 giorni si è trasformato in un fisico asciutto e massiccio. Vorrei spiegare che il soggetto in questione quando aveva 18/20 anni giocava a football americano e faceva gli squat con 150 kg. sulle spalle e quindi i muscoli li aveva già costruiti allora. Quando vedete le trasformazioni (compresa la mia), non è che i muscoli che vedete sono il frutto di un allenamento della durata di 98 giorni, ma almeno nel mio caso, il risultato di una vita di allenamento (anche se negli ultimi 18 anni i pesi per i miei problemi di salute, non li ho più potuti utilizzare qui l’articolo che spiega il perchè). Certamente durante i 98 giorni di durata della sfida/gara, i muscoli sono stati allenati al massimo e complice anche l’alimentazione hanno ripreso vigore o sono anche aumentati. Ricordate che senza aiuti “chimici” ottenere masse enormi partendo da un fisico da “scartatore di caramelle” in 98 giorni diciamo che è impossibile. Ci sono poi individui geneticamente superdotati o i principianti della palestra che allenandosi e alimentandosi correttamente otterranno risultati molto superiori alla media, ma mai da tisico a culturista. Tornando al nostro vincitore assoluto, dopo i trascorsi da sportivo in gioventù e dopo 20 anni di matrimonio, tre figli e la vita sedentaria da poliziotto e un’alimentazione non proprio ottimale, ha visto lievitare il suo peso e la sua circonferenza a livello della vita. A suo dire era il re dei ciambelloni e dolciumi vari. Fino a quando ha preso la decisione concreta nella sua mente di cambiare, mettendo in pratica gli insegnamenti presenti nel libro/programma “BurnTheFat Feed The Muscle”  e utilizzando la Summer Challenge come motivazione per riuscire, il risultato si è realizzato e ha potuto regalarsi e regalare a sua moglie, il viaggio di nozze che 20 anni prima si erano negati per problemi economici. Certamente con circa 3.000 iscritti e tutte persone motivate, che hanno comperato il libro e che quindi conoscono le istruzioni per riuscire, non è semplice primeggiare e poi le situazioni di partenza sono profondamente diverse e anche per i giudici è come comparare mele con pere, viste le differenze fisiche e di età. Va detto che ogni anno di questi quasi 3.000 partecipanti, che all’inizio sono tutti desiderosi di primeggiare e scrivono affermazioni piuttosto presuntuose ed audaci nei propri giornali all’interno del forum di gara , solamente trecento persone circa  riescono a portare al termine la sfida  e gli altri perdono il treno o come dicono gli americani “They fall off the wagon”. Dei circa trecento, direi che un centinaio hanno postato le loro statistiche, foto iniziali e finali e hanno sempre aggiornato il loro giornale, ma a mio parere le differenze fra le foto iniziali e quelle finali, non recano sostanziali cambiamenti. Quindi direi che alla fine sono solo 150 i veri finalisti, quelli che sono visibilmente cambiati, e sono solo il 5% dei partecipanti. Ci vuole molta volontà e disciplina per avere successo, oltre ad una organizzazione maniacale per riuscire a mangiare i 5/6 pasti giornalieri  in tutte le situazioni che la vita quotidiana ci presenterà e che siano oltretutto composti da cibi giusti, nelle giuste quantità e con i macronutrienti correttamente bilanciati.  Non è che uno può mangiare ciò che vuole, certo come ho già detto sopra, ci sono eccezioni per somatotipi mesomorfi, ma mediamente e anche per loro, per raggiungere il miglior risultato è necessario mangiare al meglio. Non si può ottenere il massimo se non si va oltre il massimo. Il primo premio è il viaggio, poi esistono premi di categoria, ma non sono paragonabili al viaggio. Si va dall’iPod all’ iPad al kindle al libro firmato da Tom Venuto e i premi a disposizione non sono molti, ma vorrei far capire che già l’aver terminato la sfida è il premio più grosso. Se uno riesce nell’intento impegnandosi al massimo si ritroverà nella miglior forma fisica della sua vita e questa oltre ad essere una grande soddisfazione è realmente il premio più importante che lo/la consacrerà come vincente o come dicono gli americani come un/una “achiever”.

Come ho già spiegato nell’ articolo Burn The Fat….La mia esperienza , sono arrivato alla mia attuale forma fisica grazie agli insegnamenti contenuti nel libro scritto da Tom Venuto (BurnTheFat Feed The Muscle ) e nonostante gli infortuni e il non potermi allenare come avrei voluto per 18 anni, posso tranquillamente affermare che è oggi che ho raggiunto il mio stato di forma migliore, oggi che ho 51 anni e il viaggio è appena cominciato. Conto di migliorare ancora e per questo ringrazio, invece di provare amarezza e frustrazione per non averne goduto prima o per essere incappato nell’infortunio della trombosi alla vena succlavia/ascellare, oltre ad altri vari incidenti più o meno gravi che hanno accompagnato la mia esistenza e questo modello di pensiero è sicuramente un valido alleato per il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo prefissati in generale nella vita.

Quest’anno la sfida è stata vinta grazie ad una profonda motivazione, disciplina, responsabilità, impegno, dedizione e desiderio di riuscire, focalizzando solamente l’obiettivo. Il risultato ottenuto è una sinergia di quattro elementi: La mente che ha preso una decisione, l’alimentazione che dovrà essere “pulita”, l’allenamento contro resistenza/pesi e l’allenamento cardio per bruciare più calorie e quindi perdere maggior quantità di grasso. Tutti questi quattro elementi sono necessari per la riuscita e uno non è meno importante dell’altro, ma presi singolarmente non hanno la stessa valenza esponenziale rispetto a quando vengono utilizzati in sinergia. La somma dei quattro non darà come risultato quattro, ma dieci, cento, mille.  C’è anche il quinto elemento: il supporto psicologico. Sia che provenga da un preparatore che da un amico o nel caso specifico dal Burn the fat inner circle, l’avere un gruppo di persone che ti sostenga motivandoti e consigliandoti nei momenti di crisi o quando si raggiunge la soglia del “plateau” è forse l’elemento determinante per la riuscita e il raggiungimento dell’obiettivo. Alzarsi tutte le mattine molto presto per effettuare l’allenamento cardio (corsa,bici,nuoto,etc.) o l’allenamento contro resistenza/pesi richiede una profonda motivazione. Anche gli infortuni mi hanno fatto compagnia nuovamente, non come l’anno scorso che avevo avuto una brutta distorsione alla caviglia oltre alla rottura di due costole e avevo continuato ad allenarmi nonostante i dolori. Inoltre pur vivendo in albergo a Milano e facendo la spola con Roma e mangiando sempre al ristorante o in macchina ero arrivato al 5,89% di massa grassa con un ottimo stato di forma, pur non facendo parte dei 10 finalisti uomini. Anche due anni fa mi sono infortunato, con la frattura da stress alla tibia destra (per fortuna l’ho avuta nell’ultima settimana di gara, ma mi ha accompagnato per i sei mesi successivi impedendomi qualsiasi attività che impegnasse le gambe, ma il resto del corpo è stato allenato regolarmente). Quest’anno il Neuroma di Morton nel piede destro si è risvegliato e mi ha impedito di correre come avrei voluto, nonostante ciò ho continuato lo stesso le sedute di allenamento con posture non proprio corrette e oltre al piede avevo (ed ho ancora), una brutta epicondilite al gomito destro che non mi faceva alzare nemmeno una bottiglia senza provare dolore. Quando proprio era diventato impossibile allenarsi, ho dovuto ricorrere alle infiltrazioni di cortisone. Oltre ai problemi fisici c’era il problema logistico, visto che sono rimasto lontano da casa con la famiglia per un lungo periodo e organizzarsi per mangiare 6 volte al giorno e soprattutto non cedere alle tentazioni, quando al villaggio turistico al buffet c’era ogni ben di Dio e in più con la famiglia che non mi supportava nelle mie scelte, è stata una sfida nella sfida.

Ognuno di noi ha situazioni differenti, di metabolismo, risposte ormonali, genetica, costituzione,volontà, stili di vita, situazioni lavorative, economiche, etc. Ognuno di noi da valori ed importanza diverse a ciascuna di queste problematiche e le affronta in maniera diversa. Va detto inoltre che non esiste nè un piano alimentare che vada bene per tutti, nè una soluzione univoca, ma alla base c’è una decisione, una scelta di un individuo che decide raggiungere un obiettivo, uno scopo che a seconda di quanto quell’obiettivo sarà importante nella sua mente, sarà raggiunto. Può anche darsi che l’obiettivo finale sia troppo ambizioso e non possa essere raggiunto nelle 14 settimane a disposizione, l’importante e che noi cominciamo a muoverci verso tale obiettivo e nel tempo a nostra disposizione facendo del nostro meglio. Alla fine del periodo in questione, sia che lo avremo raggiunto, sia che non saremo riusciti, rinnoveremo il nostro nuovo obiettivo con uno più ambizioso o posticiperemo il vecchio finché non sarà stato raggiunto. Ma non saremo delusi per il mancato raggiungimento assumendo la cosa come un fallimento. Non esistono fallimenti, ma solo risultati. Guardando i nostri risultati senza perdere di vista i nostri obiettivi, saremo in grado di portare le dovute correzioni per proseguire il “viaggio”, ma non rinunceremo scoraggiati perchè abbiamo fallito. Questa è la differenza fra chi riesce e chi rinuncia. E non fatevi fuorviare dai comuni “perdenti” che troverete sul vostro cammino che faranno di tutto per farvi diventare “realisti” e vi diranno che non serve a nulla se per raggiungere il vostro obiettivo dovrete forse impiegare 10 anni o più e magari sarete già vecchi. Qui dovrei divagare parlandovi di come viene vissuto il tempo, soprattutto da parte mia, ma entrerei in discorsi di metafisica troppo complicati e andremmo fuori tema. Vi invito comunque a cercare di visualizzare dove vorreste essere, (in questo caso a livello di forma fisica, ma il discorso vale veramente per tutto il resto nella vita) e proviate a muovervi verso quel risultato, accettando tutti i passaggi, anche molto difficili che incontrerete, fino a che sarete arrivati a destinazione.

Chiudo inserendo le foto iniziali e finali della Summer Challenge 2012. Metto quelle laterali e di schiena che sono state pubblicate sul sito http://www.burnthefatinnercircle.com  e poi ho fatto un collage con le foto di schiena delle tre Summer Challenge dal 2010 al 2012 così che possiate notare le differenze nei tre anni in esame.

Foto pubblicata sul sito Burn The Fat.com
Trasformazione ottenuta in 98 giorni
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Per chi parla Inglese,queste le parole che Tom Venuto ha scritto sul suo profilo facebook riguardanti il mio premio/risultato:
More Amazing Body Transformations! This year, the Burn the Fat Challenge had more competition for the “most ripped” title and “most transformed over 50” than ever, so, we created a new award… Introducing, Piero Maina of Italy – The “Most Ripped Man Over 50! Click LIKE if you think is incredible for age 51 (or any age!)… like something Michelangelo carved out! 🙂

E ancora aggiungo, sempre in Inglese le motivazioni per la nomination al mio premio, che è stato istituito dopo la nomina dei 10 finalisti uomini, (dove ancora una volta non ero presente) e del vincitore per la miglior trasformazione uomini over 50. Il vincitore di quella categoria a cui anche io aspiravo è stato un uomo di 56 anni con diversi problemi di salute che da uno stato di obesità molto marcata ha trasformato drasticamente il suo fisico (non è minimamente definito come me, ma ha perso un’enorme quantità di grasso e ha eliminato un addome da donna incinta decadente quasi completamente in 98 giorni e meritava quindi e giustamente il premio). Qui sotto le parole dell’annuncio di Tom Venuto sul forum di Burn The Fat Inner circle:

RE: 2012 SUMMER CHALLENGE AWARDS ANNOUNCEMENT THREADPosted Wednesday, September 26, 2012 at 11:51 PM
SPECIAL AWARD ANNOUNCEMENT

This was our 6th season of the burn the fat challengeDuring the judging process, in many of our contests of the past, and especially in this one, we noticed one or more faces / names (bodies) popping up more than once during the voting for potential nominees or finalists. Sometimes a person pops up MULTIPLE TIMES, with multiple nominations.That’s exactly what happened here, during the judging for the 2012 summer challenge, for one man.When the first round of individual contest finalist nominations came in, (narrowing the entire field down to potential finalists or standouts, his name was there. When the second round came in (narrowing down to smaller list of potential top 10), his name was there again.Then, when the most ripped competition came around, his name was in the nominations again. That was the third time we saw him. (he was ripped!)And, when the most transformed over 50 round nominations came in, guess who’s name showed up yet again?  Yep same guy, He just turned 51.So why haven’t we seen him in the list before? Well, the top 10 were not only extremely close and difficult to judge in general, it was filled with men of different body shapes and totally different starting and ending points. The judges narrowed it down by personal improvement from start to finish and it was no easy task comparing the amount of improvement from a man of one body type and starting point to a man of another. Many of the men in the 11th, 12th, 13th, etc spots were all phenomenal. It was just a close contest.The most ripped award. That was an amazing turnout of potential nomiinees, but we had an amazing overall champion there who won that award unanimously. But, the guys in 2nd 3rd, 4th, 5th, etc were also PHENOMENAL.Same thing for most transformed over 50 category.  picking a winner was tough and there were MANY nominations for that category. We dont think we’ve ever seen so many fantastic over 50 burners.So after the “regular” awards were given, we simply couldnt stop thinking about some of these men who were so close to the top. But one in particular was so close in every category, we simply KNEW we had to give him some serious kudos. We have done it before in many of our contests, and we are pleased to announce that we are doing it again. We have created a new special category, just for this challenge because of a unique achievement.
THE MOST RIPPED MAN OVER 50
And the recipient of this award is Piero Maina!
Piero, your achievements display improvements across multiple categories – in fact, we could probably say your results also embody a “most inspirational” element because of what you’ve had to work through and overcome to achieve this.
You deserve the recognition and the prizes that come with a special category award. Congratulations!

Devo aggiungere due righe per chi eventualmente dopo avere visto le immagini possa pensare che i risultati raggiunti siano stati ottenuti con l’aiuto di sostanze anabolizzanti, come anche qualche mio amico scherzosamente, ma non troppo , ha detto. Faccio presente che se realmente avessi usato steroidi, le mie masse muscolari sarebbero aumentate notevolmente e questo non è successo. E’ nei miei piani di aumentare di massa magra/muscolo di almeno 6/8 kg. ma perchè questo accada, utilizzando metodi naturali devo allenarmi e mangiare in un certo modo e sarà necessaria una certa quantità di tempo più o meno lunga. Va da se che per aumentare di massa io debba mangiare di più di quello che consumo, ma è ovvio che possa aumentare anche di grasso, cosa che molti bodybuilder fanno nel periodo lontano dalle gare per poi “tirarsi” nelle 12/14 settimane pre gara cercando di mantenere quanto più possibile il muscolo “guadagnato” durante la fase di “bulk”…esistono poi differenti metodi di carico/scarico dei carboidrati,ma questa è un’altra storia. Quindi tornando a me l’effetto della riduzione drastica del grasso e degli allenamenti di forza e cardio fanno sembrare le cose come non sono.

Comparazione Back view Summer Challenge 2010-2011-2012
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Spero che attraverso questo articolo le persone che credono di voler/dover apportare dei cambiamenti sia a livello fisico che in generale nella propria vita, trovino una valida motivazione sapendo che realmente gli unici limiti sono molto spesso solo ed esclusivamente nella propria mente. Fate un piccolo passo in avanti e “volate”.

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