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La chiave per il successo nella dieta e nell’allenamento

Attività cardio: Correre per dimagrire convivendo con il Neuroma di Morton….

Titolo:  Attività cardio: Correre per dimagrire convivendo con il Neuroma di Morton….

Autore:Piero Maina

Conteggio Parole: 3242

Come si comprende dal titolo di questo articolo, voglio condividere con voi cosa vuol dire allenarsi anche duramente pur avendo da oramai sette anni la patologia del Neuroma di Morton in entrambi i piedi. Ho già raccontato la mia esperienza sulla forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi e soprattutto per il dimagrimento finalizzato ad una forma fisica atletica all’interno del precedente articolo Burn the Fat la mia esperienza , ma tra i vari infortuni che hanno accompagnato la mia esistenza, non avevo parlato del Neuroma di Morton, ebbene lo faccio qui, visto che pur essendo atleta con un passato anche nell’atletica leggera per il mezzofondo su strada e corsa campestre a livello regionale, utilizzo oggi la corsa/running “solo” come attività complementare per il dimagrimento e quindi come si usa dire, come allenamento “cardio”.

Sappiamo che non esiste solo la corsa come attività che ci faccia consumare ossigeno e metabolizzi i grassi e molti guru del “fat loss” preferiscono altre forme di “cardio” meno impattanti e che non incidano troppo sulla perdita di massa magra, ma sicuramente la corsa, quando la prima finalità è il dimagrimento/perdita di grasso è una di quelle che contribuisce maggiormente allo scopo vista la grande quantità di calorie consumate per ora e praticabile quasi ovunque e in qualsiasi condizione climatica, oltre alla semplicità degli “atrezzi” utilizzati per effettuare una sessione di running (corsa). Quindi se abbinata all’allenamento con i pesi o contro resistenza con regolarità sarà una valida alleata per il raggiungimento del nostro obiettivo di avere un fisico magro e muscoloso, naturalmente se anche l’alimentazione verrà rispettata. Spesso chi corre per dimagrire, sovrastima il consumo di calorie o semplicemente sentendo lo stimolo della fame si “abbuffa” di pietanze ipercaloriche cariche di grassi saturi e carboidrati di “serie b”. Per carboidrati di “serie b”, intendo tutti quegli alimenti contenenti zuccheri raffinati e/o sciroppi ad alto contenuto di fruttosio (non quello presente nei normali frutti così come nascono in natura), tipo lo sciroppo di mais ad elevato contenuto di fruttosio che possiamo trovare in molte barrette energetiche,dolciumi vari e/o anche in molti prodotti cosiddetti dietetici. Comunque se c’è un momento in cui abbiamo  l’opportunità di “abbondare” con i carboidrati è senz’altro dopo la nostra sessione di corsa/allenamento. Abbiamo una finestra di circa 45 minuti in cui il nostro organismo è pronto a rifornire le scorte di glicogeno utilizzate e a favorire la sintesi proteica, etc. , ma non dimentichiamo di assumere anche la nostra dose di proteine nobili (uova/albumi, proteine del latte e suoi derivati, pesce o carni bianche,ma anche rosse/tagli magri,etc.; personalmente prediligo i bianchi d’uovo, strapazzati o sodi con un rosso ogni 5/6 bianchi), insieme ai carboidrati (cereali integrali, patate americane/yam, frutta,verdura,etc.; personalmente mangio i fiocchi d’avena integrali/Oatmeal, con un frutto tagliato dentro, spesso una banana). Se durante la nostra sessione di corsa il consumo calorico si attesterà intorno alle 400 calorie, ma a tavola ci abbufferemo di cornetti/brioches, marmellata, cereali raffinati, biscotti,etc. probabilmente la totalità delle calorie supererà abbondantemente le 800 calorie: troppe! Comunque anche se la nostra sessione di corsa supererà le 800 calorie, sarà sempre opportuno scegliere fra i carboidrati di categoria “A” (cereali integrali, pane integrale, riso integrale, patate americane/patate , legumi, frutta e verdura, etc.). In riferimento agli alimenti fra parentesi, bisognerebbe fare un distinguo, stiamo parlando della colazione che è il pasto principale al mattino e di norma dovrebbe anche essere il più abbondante e comunque dopo una sessione di allenamento che ci avrà fatto consumare parecchie calorie. Se bisogna mangiare di più e vogliamo abbondare con i carboidrati siano essi di serie “A” o di serie “B” , questo è il momento più appropriato per assumerli. Naturalmente il discorso andrebbe visto nello specifico dove è importante guardare il soggetto in questione in termini di massa grassa/massa magra corporea, somatotipo, tipo di disciplina sportiva seguita,stato di salute e obiettivi. Pertanto prendete il discorso in via generalizzata e se avete patologie in atto o pregresse, sentite sempre il parere di un bravo medico, possibilmente sportivo o specializzato in scienza dell’alimentazione e non improvvisate.

Torniamo al nostro beneamato cardio, per cardio si intendono tutte le attività che  ci facciano usare i grandi muscoli come quelli delle gambe innalzando il battito cardiaco per un periodo di tempo abbastanza prolungato, tutte le discipline che rientrano in queste caratteristiche andranno bene allo scopo, ma in questo articolo parleremo della corsa e anche di come personalmente io riesca a correre con il Neuroma di Morton in entrambi i piedi.

Per chi utilizzerà la corsa come attività cardio complementare, va detto che se non si è allenati non si dovrà iniziare da zero con sedute di corsa da un’ora ciascuna perchè questo causerebbe sicuramente infortuni a livello tendineo/osseo/muscolare e probabilmente ci farebbe fermare evitando gli allenamenti perchè ritenuti troppo duri, facendoci disinnamorare di questa bellissima disciplina. Oltretutto chi corre per dimagrire non necessiterà di sedute di corsa troppo lunghe (oltre i 30/45 min.), e frequenti (tre volte a settimana sono sufficienti di base), ma non è raro (e io sono fra questi) arrivare a un’ora di corsa continuata o anche a superarla. Se così fosse, per attivare maggiormente il metabolismo è consigliabile/preferibile (tempi nella vita quotidiana permettendo e forza di volontà/disciplina forte), dividere la nostra ora di corsa in due sedute da mezz’ora, una al mattino e una alla sera. Quest’ultima ipotesi è da considerarsi solamente per brevi periodi (12/14 settimane a meno che non si faccia della corsa la propria disciplina sportiva) e finalizzata ad obiettivi ambiziosi di massima riduzione del grasso corporeo. Il risultato a livello di attivazione del metabolismo e quindi a una maggiore perdita di grasso anche dopo molto tempo dal termine della nostra corsa, sarà sicuramente amplificato rispetto a chi effettuerà una seduta unica di un’ora/75 min. Gli esperti dicono che con oltre un’ora di corsa si dimagrisce certamente, ma a discapito della massa magra/muscolo, che non è propriamente l’ideale all’interno del nostro piano, visto che dobbiamo cercare di mantenerla a tutti i costi. Come sapete la nostra ricerca va verso il mantenimento/aumento della massa magra e la perdita del solo grasso. Qui il discorso è generalizzato e la durata di ciascuna sessione può anche superare l’ora, ma  come tutte le cose ben fatte, bisogna iniziare gradualmente dalle prime sedute di allenamento alternando camminata a passo veloce, alla corsa leggera. Non è qui che voglio creare tabelle ad personam perchè non è lo scopo di questo articolo, nè sono io il “tecnico” più indicato e di bibliografia o siti internet specializzati ne potrete trovare a iosa. Devo solamente aggiungere qualche riga in riferimento all’intensità dell’esercizio per chi corre per dimagrire. Spesso troverete informazioni a riguardo che consigliano di correre a ritmo lento per lungo tempo allo scopo di bruciare più grassi rispetto agli zuccheri. Va detto che la frequenza cardiaca cambia in ciascuno di noi a seconda dell’età e del grado di portata dell’ossigeno nel sangue (VO2 Max) e anche ad altri fattori, ma mediamente per trovare la nostra frequenza cardiaca massima,  si utilizza la formula di 220 a cui sottrarre la propria età. Pertanto il valore massimo per un cinquantenne si attesterà intorno ai 170 bpm. Quindi per riprendere il discorso iniziato sopra, se dovessimo seguire il consiglio di correre per un’ora al 60% della nostra frequenza cardiaca massima, dovremmo correre ad una velocità/cadenza che mantenga il nostro battito cardiaco intorno ai 102 bpm. Vi assicuro che per arrivare a 102 bpm (battiti per minuto) basterà camminare a passo spedito e se poi la strada è leggermente in salita, sarà facile superare quella soglia ancor di più. Inoltre il consumo di calorie ad una frequenza cardiaca del 60% sarà piuttosto bassa. Pertanto è vero che il consumo dei grassi sarà maggiore andando ad un ritmo così lento, ma il consumo di calorie totale sarà troppo basso. Il mio consiglio quand’anche non si facciano già delle sedute di HIIT (High Intensity Interval Training) è di aumentare l’intensità durante la nostra sessione di corsa, pur mantenendola in un range ancora conservativo. Diciamo di utilizzare quella che sul cardiofrequenzimetro si chiama “Own Zone” , che va dal 65% all’85% della nostra soglia massima ed è anche quella che uso personalmente come riferimento. Ogni tanto spingerò oltre questa soglia,soprattutto nelle salite e negli ultimi tratti (Alla fine la media per me sarà intorno ai 135 bpm). In questo modo è vero che bruceremo anche più zuccheri, ma soprattutto più calorie che sono poi quelle che contano in ultimo. Per dimagrire e perdere grasso bisogna SEMPRE creare un deficit fra le calorie ingerite e quelle spese durante la giornata fra metabolismo basale (MB) più tutte le attività del giorno, corsa e lavori domestici inclusi. Quello che vado a scrivere qui sotto è valido in generale, oltre a riportare le esperienze dirette del sottoscritto.

Pertanto in un ottica di avvicinamento alla corsa che ci aiuti a dimagrire senza per questo sacrificare il lavoro svolto in palestra e quindi con finalità di perdita del solo grasso senza cannibalizzare muscolo/massa magra, è comunque saggio iniziare gradualmente soprattutto se chi comincia sarà un individuo sovrappeso. Il modo migliore di iniziare è quello di alternare la camminata veloce alla corsa lenta e alla corsa media per un periodo di almeno 4 settimane estendibile anche a 8/12. Lo scopo per un soggetto non troppo sovrappeso sarà quello di abituare sia l’apparato cardiovascolare che l’apparato scheletrico, muscolare e tendineo ad un’attività ad alto impatto che farà aumentare notevolmente i carichi di lavoro rispetto al tipo di vita svolto precedentemente, e l’infortunio, soprattutto se si vuole “strafare” è dietro l’angolo. Pertanto prendiamoci i nostri tempi di adattamento e il nostro avviamento alla corsa per un impegno settimanale di tre giorni, potrebbe essere così:

* Prima settimana: 

Giorno 1: 5′ Camminata Veloce + 2′ Corsa Lenta x 4 ripetizioni = Tot. 28′ allenamento

Giorno 2: Riposo o  Stretching o Mobilità attiva

Giorno 3: 5′ Camminata Veloce + 3′ Corsa Lenta x 4 ripetizioni = Tot. 32′ allenamento

Giorno 4: Riposo o  Stretching o Mobilità attiva

Giorno 5: 5′ Camminata Veloce + 3′ Corsa Lenta x 4 ripetizioni = Tot. 32′ allenamento

Giorno 6: Riposo o  Stretching o Mobilità attiva

Giorno 7:  Riposo o  Stretching o Mobilità attiva

Seconda settimana:

Giorno 1: 7′ Camminata Veloce + 2′ Corsa Lenta x 2 ripetizioni + 7′ Camminata Veloce + 2′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media x 2 ripetizioni = Tot. 40′ allenamento

Giorno 2: Riposo o  Stretching o Mobilità attiva

Giorno 3: 7′ Camminata Veloce + 3′ Corsa Lenta x 2 ripetizioni + 6′ Camminata Veloce + 1′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media + 1′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media x  2 ripetizioni = Tot. 40′ allenamento

Giorno 4: Riposo o  Stretching o Mobilità attiva

Giorno 5: 6′ Camminata Veloce + 1′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media + 1′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media x  4 ripetizioni = Tot. 40′ allenamento

Giorno 6: Riposo o  Stretching o Mobilità attiva

Giorno 7:  Riposo o  Stretching o Mobilità attiva

Terza settimana:

Giorno 1: 4′ Camminata Veloce + 2′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media + 2′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media  x 4 ripetizioni = Tot. 44′ allenamento

Giorno 2: Riposo o  Stretching o Mobilità attiva

Giorno 3: 3′ Camminata Veloce + 3′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media + 3′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media  x 4 ripetizioni = Tot. 44′ allenamento

Giorno 4: Riposo o  Stretching o Mobilità attiva

Giorno 5: 2′ Camminata Veloce + 4′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media + 4′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media  x 4 ripetizioni = Tot. 44′ allenamento

Giorno 6: Riposo o  Stretching o Mobilità attiva

Giorno 7:  Riposo o  Stretching o Mobilità attiva

4′ Camminata Veloce + 2′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media + 2′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media  x 4 ripetizioni = Tot. 44′ allenamento

4′ Camminata Veloce + 2′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media + 2′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media  x 4 ripetizioni = Tot. 44′ allenamento

4′ Camminata Veloce + 2′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media + 2′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media  x 4 ripetizioni = Tot. 44′ allenamento

Quarta settimana:

Giorno 1: 1′ Camminata Veloce + 5′ Corsa Lenta + 2′ Corsa Media + 5′ Corsa Lenta + 2′ Corsa Media  x 4 ripetizioni = Tot. 60′ allenamento

Giorno 2: Riposo o  Stretching o Mobilità attiva

Giorno 3: 6′ Corsa Lenta + 2′ Corsa Media x 8 ripetizioni = Tot. 64′ allenamento

Giorno 4: Riposo o  Stretching o Mobilità attiva

Giorno 5: 5′ Corsa Lenta + 3′ Corsa Media x 8 ripetizioni = Tot. 64′ allenamento

Giorno 6: Riposo o  Stretching o Mobilità attiva

Giorno 7:  Riposo o  Stretching o Mobilità attiva

4′ Camminata Veloce + 2′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media + 2′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media  x 4 ripetizioni = Tot. 44′ allenamento

4′ Camminata Veloce + 2′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media + 2′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media  x 4 ripetizioni = Tot. 44′ allenamento

4′ Camminata Veloce + 2′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media + 2′ Corsa Lenta + 1′ Corsa Media  x 4 ripetizioni = Tot. 44′ allenamento

* Tabelle prese dal libro “Correre” del Dr. Marco di Monte

Quindi se seguiremo le tabelle del Dr. Marco di Monte, già dopo 4 settimane saremo in grado di correre per cica un’ora senza soste e ciò è sicuramente più che sufficiente. Se uno dopo aver iniziato a correre si appassionerà a questa disciplina, allora cambieranno le tabelle e anche l’alimentazione e se disciplinati nella scelta degli alimenti e nell’esecuzione degli allenamenti, il dimagrimento resterà assicurato e anche il benessere psicofisico ne beneficerà, certo la sola corsa devia da quello che il programma di Burn the Fat Feed the Muscle  ci ha insegnato.

Per i soggetti fortemente sovrappeso la corsa lenta/camminata veloce resta una delle attività che li aiuterà all’avvicinamento verso un mondo più magro. Sempre nello stesso libro ci sono  tabelle per l’avviamento alla corsa per i soggetti obesi. Ovviamente quanto espresso sopra, sarà maggiormente “diluito”, visto che coloro che vengono considerati obesi e quindi sono affetti da una vera e propria patologia, necessiteranno di maggiori attenzioni soprattutto all’inizio, al fine di non sovraccaricare troppo le articolazioni, ma anche l’apparato cardiovascolare e quindi la camminata alternata alla corsa lenta saranno gli esercizi da effettuare in partenza coadiuvati da un regime alimentare finalizzato alla perdita di grasso e un obiettivo a medio lungo termine che diventi un vero e proprio stile di vita. Una volta ingranato nel nostro subconscio e complici anche i risultati che si otterranno, l’entusiasmo farà si che tutto avvenga più velocemente e con maggiore soddisfazione.

Torniamo ora  a me e al concetto espresso nel titolo di questo articolo. In questo momento sto terminando la solita sfida estiva “Burn the Fat Feed the Muscle – Summer Challenge” che premierà la miglior trasformazione corporea di partecipanti provenienti da tutto il mondo e con fisici estremamenti diversi. Lo scopo è quello di raggiungere il miglior stato di forma e di dimagrimento (di grasso e non totale), in quattordici settimane, mantenendo e/o anche aumentando la massa magra senza “aiuti” di sostanze anabolizzanti. In questa prova ci sono soggetti di tutte le età e anche molti obesi, così come body builder o persone normalissime. Per me è la terza sfida quest’anno, avendo già completato quelle del 2010/2011. Mancano solamente due settimane al termine e mi trovo al di sotto del 7% di massa grassa con un obiettivo al di sotto del 6% in data 10 Settembre. L’attività cardio che ho usato maggiormente è stata la corsa alternata al nuoto, avrei voluto inserire anche la bici, ma non l’ho fatto per ragioni mie. Sono comunque certo di cominciare ad usarla nel prossimo futuro. In questo momento essendo in montagna non sto nuotando, ma corro soltanto con una frequenza di sei giorni su sette (uno di riposo), e con percorsi che vanno dagli 8 ai 17 km e HIIT (High Intensity Interval Training). (Qui c’è la spiegazione da Wikipedia in Inglese, ma se digiterete HIIT su Google troverete molti siti anche in Italiano che vi spiegano di cosa si tratta)

Parliamo ora del Neuroma di Morton: durante i primi due anni dalla sua comparsa nel 2005, camminare era molto difficile anche se all’inizio la patologia era presente nel solo piede destro. Sono stato visitato da un professore di Roma, specializzato proprio nel Nuroma di Morton, che mi ha consigliato di indossare plantari ortopedici su misura molto morbidi prodotti da un laboratorio artigianale che collaborava con lui. Poi mi propose nell’eventualità che il dolore fosse troppo forte di procedere prima con infiltrazioni di cortisone e poi, eventualmente, con l’alcolizzazione dei nervi del piede presenti tra il terzo e il quarto dito, dove il neuroma era/è situato, per poi in ultima ipotesi procedere con l’operazione di recisione dei nervi soprammenzionati, con il risultato di rimuovere il dolore, ma nel contempo, perdere la sensibilità nelle dita del piede destro.

Iniziai con l’indossare le scarpe MBT (Masai Barefoot Technology),) scarpe basculanti che perlomeno, data la loro conformazione mi evitavano di caricare l’avampiede durante la camminata ( all’epoca poi non correvo, ma giocavo solo a golf), e quindi ricevevo sollievo dal dolore nel piede. Questo anche per via della conformazione di queste scarpe a pianta larga. Il Neuroma di Morton è infatti conosciuto anche con il nome di “Sindrome delle scarpe strette” e quindi tutte quelle calzature che stringono l’avampiede risultano dolorose anche se comode, (anche scarpe da running/ginnastica) e nel mio caso specifico ho le piante dei piedi larghissime (115 mm.). Nel frattempo la patologia si rivelò presente anche nel piede sinistro con dolori terribili, soprattutto la notte durante il sonno. Contestualmente iniziai delle sedute da una osteopata che con massaggi e stretching e scarpe comode a pianta larga con  plantari su misura per attività sportiva,  costruiti negli USA, questo mi portò giovamento e non utilizzai più le MBT, ma principalmente scarpe da running e la camminata diventò normale. (Per la cronaca porto i plantari in qualsiasi calzatura indossi, scarponi da sci compresi)

Situazione normalizzata, ma i dolori non erano scomparsi completamente, era migliorata la camminata e quindi la qualità della vita in generale, i dolori arrivavano meno frequentemente, ma intensissimi, soprattutto la notte e poi alcune volte con gli scarponi da sci (mea culpa perchè utilizzo ancora scarponi da gara molto stretti con plastiche molto rigide che sono gli stessi di quando facevo attività agonistica), soprattutto nelle giornate più fredde. Quando arriva l’ora di toglierli è veramente un inferno, ma ultimamente sono riuscito a non soffrire troppo durante questa operazione. Nel piede destro il famoso “Click/Clack” quando muovo le dita si sente sempre, mentre il sinistro è silente, ma nella notte è quello che mi crea maggiori fastidi con le fitte. Negli ultimi mesi, complice anche la corsa e i balzi del P90X ho avuto un risveglio del dolore nel piede destro, tanto da non poter quasi più correre e/o camminare sentendo proprio una protuberanza fra il terzo è quarto dito al di sotto del piede. Quando effettuavo la “rullata” del piede appoggiandomi appunto sull’avampiede, il dolore era insopportabile, constringendomi ad assumere posture e camminate fuori norma. Ho continuato a correre lo stesso, ma sentivo che stavo compremettendo altre parti del mio corpo, visto che compensavo il deficit appoggiandomi in maniera non convenzionale. Ho ricercato su i vari siti internet se c’erano novità nel campo e qualcosa di nuovo sembra esserci, con un intervento in via endoscopica che allarga la parte in cui il neuroma viene compresso fra i nervi, ma di operarmi in questo momento non me la sentivo anche perchè ero nel pieno della Summer Challenge  e questo avrebbe compromesso tutto. Quindi ho optato per l’infiltrazione di cortisone e senza essermi mai fermato con la corsa (facevo magari 3 sessioni a settimana), sono arrrivato nel giro di un mese a non provare più il dolore che mi aveva accompagnato fino ad allora e sono arrivato a correre anche 6 giorni a settimana con distanze superiori anche ai 20/30 km. (Ora non faccio lunghi perchè come ho spiegato sopra non è questa la mia finalità, ma ogni tanto allungo il percorso).

Che dire, finché resisterò, non ricorrerò all’operazione; certo il neuroma è veramente fastidioso/doloroso e oramai non ricordo più cosa voglia dire camminare senza sentire fastidio/dolore e “schioccate” fra le dita, oltre ai crampi soprattutto dopo la corsa quando mi appoggio sul dorso dei piedi (nella posizione child pose). Al momento sto abbastanza bene e vedrò che decisione prendere dopo l’effetto benefico del cortisone, soprattutto in inverno con gli scarponi da sci. Rimango in attesa, fiducioso che prima o poi risolverò anche questo problema, la forza di volontà e il desiderio di riuscire sono per me i più validi alleati nella risoluzione dei problemi e il raggiungimento degli obietttivi. Buon allenamento e mi raccomando bruciate grasso!

© Copyright Piero Maina – Tutti i diritti riservati

Health And Fitness Is Not A 12-Week Program

Title: Health And Fitness Is Not A 12 Week Program

By line: By Tom Venuto, CSCS, NSCA-CPT

URL: www.BurnTheFat.com!

Word count: 2230 words

Not long ago, one of the members of my health club poked her head in my office for some advice. Linda was a 46 year old mother of two, and she had been a member for over a year. She had been working out sporadically, with (not surprisingly), sporadic results. On that particular day, she seemed to have enthusiasm and a twinkle in her eye that I hadn’t seen before.

“I want to enter a before and after fitness contest called the “12 week body transformation challenge.” I could win money and prizes and even get my picture in a magazine.”

“I want to lose THIS”, she continued, as she grabbed the body fat on her stomach. “Do you think it’s a good idea?”

Linda was not “obese,” she just had the typical “moderate roll” of abdominal body fat and a little bit of thigh/hip fat that many forty-something females struggle with.

“I think it’s a great idea,” I reassured her. “Competitions are great for motivation. When you have a deadline and you dangle a “carrot” like that prize money in front of you, it can keep you focused and more motivated than ever.”

Linda was eager and rarin’ to go. “Will you help me? I have this enrollment kit and I need my body fat measured.”

“No problem,” I said as I pulled out my Skyndex fat caliper, which is used to measure body fat percentage with a “pinch an inch” test.

When I finished, I read the results to her from the caliper display: “Twenty-seven percent. Room for improvement, but not bad; it’s about average for your age group.”

She wasn’t overjoyed at being ‘average’. “Yeah, but it’s not good either. Look at THIS,” she complained as again she grabbed a handful of stomach fat. “I want to get my body fat down to 19%, I heard that was a good body fat level.”

I agreed that 19% was a great goal, but told her it would take a lot of work because average fat loss is usually about a half a percent a week, or six percent in twelve weeks. Her goal, to lose eight percent in twelve weeks was ambitious.

She smiled and insisted, “I’m a hard worker. I can do it”

Indeed she was and indeed she did. She was a machine! Not only did she never miss a day in the gym, she trained HARD. Whenever I left my office and took a stroll through the gym, she was up there pumping away with everything she had. She told me her diet was the strictest it had ever been in her life and she didn’t cheat at all. I believed her, and it started to show, quickly.

Each week she popped into my office to have her body fat measured again, and each week it went down, down, down. Consistently she lost three quarters of a percent per week – well above the average rate of fat loss – and on two separate occasions, I recall her losing a full one percent body fat in just seven days.

Someone conservative might have said she was overtraining, but when we weighed her and calculated her lean body mass, we saw that she hadn’t lost ANY muscle – only fat. Her results were simply exceptional!

She was ecstatic, and needless to say, her success bred more success and she kept after it like a hungry tiger for the full twelve weeks.

On week twelve, day seven, she showed up in my office for her final weigh-in and body fat measurement. She was wearing a pair of formerly tight blue jeans and they were FALLING OFF her!

“Look, look, look,” she repeated giddily as she tugged at her waistband, which was now several inches too large.

As I took her body fat, I have to say, I was impressed. She hadn’t just lost a little fat, she was “RIPPED!”

During week twelve she dropped from 18% to 17% body fat, for a grand total of 10% body fat lost in three months. She surpassed her goal of 19% by two percent. I was now even more impressed, because not many people lose that much body fat in three months.

You should have seen her! She started jumping up and down for joy like she was on a pogo stick! She was beaming… grinning from ear to ear! She practically knocked me over as she jumped up and gave me a hug – “Thank you, thank you, thank you!”

“Don’t thank me,” I said, “You did it, I just measured your body fat.”

She thanked me again anyway and then said she had to go have her “after” pictures taken.

Then something very, very strange happened. She stopped coming to the gym. Her “disappearance” was so abrupt, I was worried and I called her. She never picked up, so I just left messages.

No return phone call.

It was about four months later when I finally saw Linda again. The giddy smile was gone, replaced with a sullen face, a droopy posture and a big sigh when I said hello and asked where she’d been.

“I stopped working out after the contest… and I didn’t even win.”

“You looked like a winner to me, no matter what place you came in” I insisted, “but why did you stop, you were doing so well!”

“I don’t know, I blew my diet and then just completely lost my motivation. Now look at me, my weight is right back where I started and I don’t even want to know my body fat.”

“Well, I’m glad to see you back in here again. Write down some new goals for yourself and remember to think long term too. Twelve week goals are important, but fitness isn’t 12 week program you know, it’s a lifestyle – you have to do it every day, for the rest of your life.”

She nodded her head and finished her workout, still with a defeated look on her face. Unfortunately, she never again come anywhere near the condition she achieved for that competition, and for the rest of the time she was a member at our club, she slipped right back into the sporadic on and off workout pattern.

Linda was not an isolated case. I’ve seen the same thing happen with countless men and women of all ages and fitness levels from beginners to competitive bodybuilders. In fact, it happens to millions of people who “go on” diets, lose a lot of weight, then quickly “go off” the diet and gain the weight right back.

What causes people to burn so brightly with enthusiasm and motivation and then burn out just as quickly? Why do so many people succeed brilliantly in the short term but fail 95 out of 100 times in the long term? Why do so many people reach their fitness goals but struggle to maintain them?

The answer is simple: Health and fitness is for life, not for “12 weeks.”

You can avoid the on and off, yo-yo cycle of fitness ups and downs. You can get in great shape and stay in great shape. You can even get in shape and keep getting in better and better shape year after year, but it’s going to take a very different philosophy than most people subscribe to. The seven tips below will guide you.

These guidelines are quite contrary to the quick fix philosophies prevailing in the weight loss and fitness world today. Applying them will take patience, discipline and dedication and they will put you in the minority. Just remember, the only thing worse than getting no results is getting great results and losing them.

1) Don’t “go on” diets. When you “go on” a diet, the underlying assumption is that at some point you have to “go off” it. This isn’t just semantics, it’s one of the primary reasons most diets fail. By definition, a “diet” is a temporary and often drastic change in your eating behaviors and/or a severe restriction of calories or food, which is ultimately, not maintainable. If you reach your goal, the diet is officially “over” and then you “go off” (returning to the way you used to eat). Health and fitness is not temporary; it’s not a “diet.” It’s something you do every day of your life. Unless you approach nutrition from a “habits” and “lifestyle” perspective, you’re doomed from the start.

2) Eat the same healthy foods consistently, all year round. Permanent fat loss is best achieved by eating mostly the same types of foods all year round. Naturally, you should include a wide variety of healthy foods so you get the full spectrum of nutrients you need, but there should be consistency, month in, month out. When you want to lose body fat, there’s no dramatic change necessary – you don’t need to eat totally different foods – it’s a simple matter of eating less of those same healthy foods and exercising more.

3) Have a plan for easing into maintenance. Let’s face it – sometimes a nutrition program needs to be more strict than usual. For example, peaking for a bodybuilding, figure, fitness or transformation challenge contest requires an extremely strict regimen that’s different than the rest of the year. As a rule, the stricter your nutrition program, the more you must plan ahead and the more time you must allow for a slow, disciplined transition into maintenance. Failure to plan for a gradual transition will almost always result in a huge binge and a very rapid, hard fall “off the wagon.”

4) Focus on changing daily behaviors and habits one or two at a time. Rather than making huge, multiple changes all at once, focus on changing one or two habits/behaviors at a time. Most psychologists agree that it takes about 21 days of consistent effort to replace an old bad habit with a new positive one. As you master each habit, and it becomes as ingrained into your daily life as brushing your teeth, then you simply move on to the next one. That would be at least 17 new habits per year. Can you imagine the impact that would have on your health and your life? This approach requires patience, but the results are a lot more permanent than if you try to change everything in one fell swoop. This is also the least intimidating way for a beginner to start making some health-improving changes to their lifestyle.

5) Make goal setting a lifelong habit. Goal setting is not a one-time event, it’s a process that never ends. For example, if you have a 12 week goal to lose 6% bodyfat, what are you going to do after you achieve it? Lose even more fat? Gain muscle? What’s next? On week 13, day 1, if you have no direction and no long term goal to keep you going, you’ll have nothing to keep you from slipping back into old patterns. Every time you achieve a short term goal (daily, weekly and 12 week goals), you must set another one. Having short term goals means that you are literally setting goals continuously and never stopping.

6) Allow a reasonable time frame to reach your goal. It’s important to set deadlines for your fitness and weight loss goals. It’s also important to set big, ambitious goals, but you must allow a reasonable time frame for achieving them. Time pressure is often the motivating force that helps people get in the best shape of their lives. But when the deadline is unrealistic for a particular goal (like 30 pounds in 30 days), then crash dieting or other extreme measures are often taken to get there before the bell. The more rapidly you lose weight, the more likely you are to lose muscle and the faster the weight will come right back on afterwards. Start sooner. Don’t wait until mid-May to think about looking good for summer.

7) Extend your time perspective. Successful people in every field always share one common character trait: Long term time perspective. Some of the most successful Japanese technology and manufacturing companies have 100 year and even 250-year business plans. If you want to be successful in maintaining high levels of fitness, you must set long term goals: One year, Ten years, Even fifty years! You also must consider what the long term consequences might be as a result of using any “radical” diet, training method or ergogenic aid. The people who had it but lost it are usually the ones who failed to think long term or acknowledge future consequences. It’s easy for a 21 year old to live only for today, and it may even seem ridiculous to set 25 year goals, but consider this: I’ve never met a 40 or 60 year old who didn’t care about his or her health and appearance, but I have met 40 or 60 year olds who regretted not caring 25 years ago.

Burn The Fat, Feed the Muscle (BFFM) is a fat loss program which acknowledges the simple truth that going “on diets,” entering “Fitness challenges” or competing in “Transformation contests” without having long term goals and a lifestyle attitude, is a recipe for failure. Don’t let yourself be part of the latest fitness dropout statistics: visit the Burn The Fat website for more details on how to change your lifestyle… and keep the change! www.BurnTheFat.com!

About the Author:

Tom Venuto is a lifetime natural bodybuilder, an NSCA-certified personal trainer (CPT), certified strength & conditioning specialist (CSCS), and author of the #1 best-selling e-book, “Burn the Fat, Feed The Muscle.” Tom has written more than 200 articles and has been featured in print magazines such as IRONMAN, Australian IRONMAN, Natural Bodybuilding, Muscular Development, Exercise for Men and Men’s Exercise, as well as on hundreds of websites worldwide. For information on Tom’s Fat Loss program, visit: www.BurnTheFat.com!

Why Some People Quit And Some People NEVER Give Up

Title: Why Some People Quit And Some People NEVER Give Up

By line: By Tom Venuto, CSCS, NSCA-CPT

URL: www.BurnTheFat.com!

Word count: 627 words

 

Throughout my 18 years in the fitness industry as a trainer, nutrition consultant and motivational coach, I have noticed that some people who start a nutrition and exercise program give up very easily after hitting the first obstacle they encounter. If they feel the slightest bit of discouragement or frustration, they will abandon even their biggest goals and dreams.

On the other hand, I noticed that some people simply NEVER give up. They have ferocious persistence and they never let go of their goals. These people are like the bulldog that refuses to release its teeth-hold on a bone. The harder you try to pull the bone out of his mouth, the harder the dog chomps down with a vice-like grip.

What’s the difference between these two types of people? Psychologists say there is an answer.

An extremely important guideline for achieving fitness success is the concept that, “There is no failure; only feedback. You don’t “fail”, you only get results.”

This is a foundational principle from the field of Neuro Linguistic Programming (NLP), and the first time I ever heard it was from peak performance expert Anthony Robbins back in the late 1980’s. It’s a principle that stuck with me ever since, because it’s a very, very powerful shift in mindset.

A lot of people will second-guess themselves and they’ll bail out and quit, just because what they try at first doesn’t work. They consider it a permanent failure, but all they need is a little attitude change, a mindset change, or what we call a “reframe.”

Instead of saying, “This is failure” they can say to themselves, “I produced a result” and “This is only temporary.” This change in perspective is going to change the way that they feel and how they mentally process and explain the experience. It turns into a learning opportunity and valuable feedback for a course correction instead of a failure, and that drives continued action and forward movement.

It’s all about your results and your interpretation of those results

Dr Martin Seligman, a professor of psychology at the University of Pennsylvania, did some incredible research on this subject and wrote about it in his book, Learned Optimism. Dr. Seligman noticed that the difference between people who give up and people who persist and never quit is what he referred to as “explanatory style.” He said that explanatory style is the way we explain or interpret bad events or failures.

People who habitually give up have an explanatory style of permanence. For example, they hit a plateau in their progress and explain it by saying, “diets never work” or “I have bad genetics so I’ll always be fat.” These explanations imply permanence.

Other people hit the same plateaus and encounter the same challenges, but explain them differently. They say things such as, “I ate too many cheat meals this week,” or “I haven’t found the right diet for my body type yet.” These explanations of the results imply being temporary.

People who see negative results as permanent failure are the ones who give up easily and often generalize their “failure” into other areas of their lives and even into their own sense of self. It’s one thing to say, “I ate poorly this past week because I was traveling,” (a belief about temporary behavior and environment), and to say, “I am a fat person because of my genetics” (a belief about identity with a sense of permanence). Remember, body fat is a temporary condition, not a person!

People who see challenges and obstacles as temporary and as valuable learning experiences are the ones who never quit. If you learn from your experiences, not repeating what didn’t work in the past, and if you choose to never quit, your success is inevitable.

About the Author:

Tom Venuto is a lifetime natural bodybuilder, an NSCA-certified personal trainer (CPT), certified strength & conditioning specialist (CSCS), and author of the #1 best-selling e-book, “Burn the Fat, Feed The Muscle.” Tom has written more than 200 articles and has been featured in print magazines such as IRONMAN, Australian IRONMAN, Natural Bodybuilding, Muscular Development, Exercise for Men and Men’s Exercise, as well as on hundreds of websites worldwide. For information on Tom’s Fat Loss program, visit: www.BurnTheFat.com!

No Pain No Gain: Fitness Myth or Ultimate Fitness Truth?

Title: No Pain No Gain: Fitness Myth or Ultimate Fitness Truth?

 By line: By Tom Venuto URL: www.BurnTheFat.com!

Word count: 1086 words

No Pain, No Gain. Is this aphorism just a fitness myth and downright bad advice? A lot of people seem to think so. As a bodybuilder with 25 years of training experience and more than two dozen trophies on my shelf, I have another perspective to offer you. Success with your body and in every area of your life is all about stepping outside of your comfort zone and that means embracing pain.

To reach high levels of physical and personal success you must approach your training, and your entire life, as an endeavor in constant growth. The ultimate truth is, you are either moving forward or moving backward; growing or dying. There’s no such thing as comfortably maintaining.

To grow, you must step above past achievements; beyond your perceived boundaries and limits. That means stepping out of the known, into the unknown; out of the familiar and into the unfamiliar; out of the comfortable into the uncomfortable. You must get out of your comfort zone.

The Late Cavett Robert, who was founder of the National Speakers Association, said something I’ll never forget: “Most people are running around their whole lives with their umbilical cords in their hands and they’re looking for some place to plug it back in.”

Most people are scared of the unknown. They prefer to stay in that womb of comfort. When the going gets tough; when the effort gets painful, when the work gets hard, they always pull back into safety. But the extraordinary people do the opposite. They know they have to get out of the comfort zone, and into new territory or they’ll stagnate and die.

Walt Disney once said that he never wanted to repeat a past success. He was always creating something new. They called it “Imagineering.” Disney’s mission was to continuously dream up and create things they had never done before, and look at what Disney has become today.

Here’s a little quote that you should post on your bulletin board, your computer desktop or somewhere you will always see it:

“Do what you always did, get what you always got.”

You can’t grow or change by doing what you’ve already done. You’ve got to train just to prevent yourself from going backwards. Maintenance doesn’t occur when you do nothing, maintenance is working to fight entropy, the tendency for things to naturally deteriorate.

Still, most people won’t leave their comfort zones. They won’t do it in business, they won’t do it in their personal lives. They won’t do it in their sport. They won’t do it for personal health and fitness. Why? The answer is simple… It hurts.

By definition, what’s it like outside the comfort zone? It’s UN-COMFORTABLE, right? Change is uncomfortable. Sometimes it’s physically painful, but it’s always mentally and emotionally painful, in the form of discipline, sacrifice, uncertainty and fear.

The maxim, “no pain no gain” gets knocked all the time as if it were bad advice. The fact of life is that you don’t grow unless you’ are constantly stepping outside the comfort zone, and outside the comfort zone is discomfort and pain.

I find that it’s mostly the non-achievers who make out “no pain, no gain” to be a bad thing. But the winners get it. The champions understand stepping outside the comfort zone in a healthy context, so they embrace it.

When you’re talking about the Olympics, or pro bodybuilding or the Super Bowl or a world championship, you’d better believe it’s physical pain, it’s discipline, it’s sacrifice, it’s blood, sweat, and tears – literally. But for most people who simply want to go from unfit to fit, from overweight to ideal weight, it’s not so much about physical “pain”; it’s more like stretching yourself.

How do you develop flexibility? What does your trainer tell you? You stretch to the point of discomfort, but not to the point of pain, right? You get into a position of slight discomfort and you hold it just long enough, then what happens? The discomfort goes away, because the muscle becomes more pliable, and the range of motion is increased.

Each time, you stretch a little further, just barely into the range you’ve never been in before, and eventually, you’re doing the splits. And why do you approach it like that? Because you don’t want to injure yourself. Stretch too far, too fast and your muscle tears.

The elite athletes and high achievers really have to push themselves; they’re going to push their boundaries and test their limits. But if you’re not an elite athlete or seasoned bodybuilder, and you take the advice, “no pain, no gain” too literally, you’re going to end up getting injured.

I always say to my training partner when I watch him cringing during a set and he finishes up with that pained look on his face, “Are you injured, or just hurt?” He knows what I’m talking about. If he says he’s hurt, I say, “OK, good. As long as you’re not injured. Let’s get on with it. Next set.”

It’s not about injury. That is bad pain. That is stupidity. But do stretch yourself. You can’t improve unless you stretch yourself. If that’s what some people want – if they just want to “stay fit” – OK fine. It actually doesn’t take that much to stay fit, once you’ve already achieved it.

But what if you want to improve? What if you want a new body? What if you want to change? If that’s what you want, you’ve got to push yourself a little. You’ve got to break comfort zones. And if your body is not changing, then I don’t care how hard you think you’re working, whatever you’re doing right now is inside your comfort zone.

The statement “no pain, no gain” has been misinterpreted, criticized and labeled a fallacy by many. However, the people doing the criticizing are almost always comfort zoners who haven’t achieved much. Don’t listen to them. Instead, follow the small percentage of people who step out and achieve great things. If you don’t like the sound of it, then say, “No effort, no gain.” We’re still talking about the same thing.

Embrace the discomfort like the champions do. Soon it subsides, you enjoy the benefits of the change and the pain is forgotten. You’ve reached a new, higher plateau of achievement. Enjoy the view for a short while. But be on guard because it’s not long before that higher level becomes your new comfort zone and then its time to press on again.

About the author
Tom Venuto is a lifetime natural (steroid-free) bodybuilder, freelance writer and best selling author of www.BurnTheFat.com,Feed The Muscle: Fat Burning Secrets of the World’s Best Bodybuilders and Fitness Models. Tom has been featured in IRONMAN, Australian IRONMAN, Italian IRONMAN (Olympian’s News), Natural Bodybuilding and Fitness, Muscular Development, Men’s Exercise, and Men’s Fitness Magazines. Tom’s hard work, no-quick fixes approach has won him multiple titles in drug tested bodybuilding including Mr. Natural Pennsylvania, Natural New Jersey, Natural New York State, Natural Mid Atlantic States and NPC Natural Eastern Classic championships. More important, tens of thousands of people in 141 countries have used Tom’s Burn The Fat program to lose as much as 253 pounds or just the last stubborn 5-10 pounds and achieve that coveted 6-pack of abs. To learn more about Tom’s all-natural approach to fat burning, visit his site at www.BurnTheFat.com!

The Little Thing in Your Head That’s Keeping You Fat

Title: The Little Thing in Your Head That’s Keeping You Fat

By line: By Tom Venuto

URL: www.BurnTheFat.com!

Word count: 1685 words

The Little Thing in Your Head That’s Keeping You Fat

By Tom Venuto

I have no doubt that a scientist somewhere just read the title of this article and said out loud, “YES! Venuto is right! That little thing in your head – the hypothalamus – it IS the thing that is keeping you fat! By George, that Venuto guy isn’t a dumb bodybuilder after all – he’s been doing his research!” At which moment, I will be shaking my head and thinking, “you need to get out of the laboratory and into the real world, with real people, buddy.” Okay, okay, to be fair, Neuro-endocrine control of appetite and body fat really is quite fascinating. But today, I’m talking about PSYCH-ology, not PHYSI-ology. The little thing in your head that’s keeping you fat is actually just a….

Limiting belief!

Self-limiting beliefs are among the biggest problems that people deal with in their struggles to achieve a healthy ideal weight. They’re also one of the reasons that so many people start to falter or fall off the diet and exercise wagon as early as late January or early February in their New Year’s goal pursuits.

If you’re that science guy I spoke of and you’re about to bail because you’re thinking, “Here we go again… another psycho-babble, self help article,” then think again. A belief is the force behind the placebo effect, which is well known by every scientist and medical professional. A respected doctor gives a patient a pill and is told it’s a powerful drug. The patient gets well immediately, not knowing that the “miraculous” substance was a dummy pill. Inert. Sugar. The miracle was in the mind.

But beliefs are not only involved in the mind-body connection, they are unconscious programs that control your behavior. The most important factor in whether you achieve the body and the health you want is NOT what diet or training program you follow. It’s what makes you follow your diet and training program. And guess what? What you believe controls your behavior – whether you will stick with your program or sabotage it with cheating, bingeing or inconsistency.

What to do about limiting beliefs

Ok, so now you agree that beliefs are psychological factors that affect you physically by controlling your behavior, including your eating, exercising and lifestyle. What now? 3 steps. 2 questions.

STEP 1: IDENTIFY LIMITING BELIEFS

You are fully aware of many of your beliefs. For example, beliefs about spirituality or politics are usually in the front of your conscious mind.

But the beliefs that hold back your health and physical development the most are usually the ones you don’t even know you have. They are like unconscious “brain software,” running silently in the background.

So the first step is to bring those unconscious and potentially damaging beliefs up to the surface so you are aware of them. You can’t fix a problem if you don’t know you have one.

2 Quick Questions That Will Help Draw Out Your Beliefs

Beliefs can go back to childhood, but don’t worry, you don’t have to go to a psychotherapist and be regressed back to kindergarten. It’s simpler than that. But it does pay to do this questioning process as a formal “exercise” with serious quiet time, with pen and paper (instead of just thinking about it).

Question #1: What causes me to be overweight (or unhealthy, or not having the body I want)?

Question #2: What’s preventing me from getting leaner? (or healthier?)

Spend some time with it and see how big of a list you can create. Ask yourself whether each belief helps or hurts you. Does it move you forward or backward. Does it empower or disempower you? The ones that hurt you or hold you back will be obvious. You may come up with beliefs such as:

“I’m overweight and I can’t get leaner because”:

I have no time I’m too old I can’t stop eating I hate exercise You just can’t do it when you have 4 kids It’s impossible after having a hip replacement

But the million dollar question is: are these beliefs actually true?

Beliefs are not facts. You may hold your beliefs as absolute reality, but when you deconstruct them and challenge them, you may see that they don’t hold any water.

Self limiting beliefs are false interpretations (negative thought patterns) that hold you back. And you keep holding on to them because making excuses and staying the same is a lot more convenient than changing, isn’t it? Change requires hard work, effort and leaving your comfort zone.

Your mission now: weaken the limiting beliefs and get rid of them

STEP 2: CHALLENGE THOSE BELIEFS

How do you challenge a belief? 4 ways:

(A) Challenge it directly: Is the belief even valid at all? See if you can find a “counter example” that disproves your belief. For example; if you think that after you’ve had 3 or 4 kids, it’s impossible to get a nice flat stomach, what will you say after I introduce you to a dozen of my clients and readers who had 3 or 4 kids and went from bulging belly to rock-hard flat stomach? If they did it, then how could your belief be valid? Answer: It WASN’T! You believed something false and inaccurate and it was holding you back!

(B) Challenge the source: Is it your belief, or have you been living what your parents, peers or culture handed down to you? Just the realization that a belief wasn’t yours to begin with is enough to shatter it.

(C) Challenge the usefulness of the belief: Ok, so you believed something when you were younger. Does still believing it has any usefulness today? Does it help you move closer to what you want in your life today? If not, then wouldn’t today be a good time to get rid of it?

(D) Challenging the belief by weighing the consequences: If you keep this belief, what is it going to cost you? What will the pain be like? What will you miss? And what will these consequences be if you don’t change it NOW?

STEP 3: INSTALL A NEW BELIEF

Nature abhors a vacuum, as Spinoza once said. You don’t simply get rid of a belief, you must also replace it. What things would you want and need to believe instead that would create positive behaviors that would move you toward your goal? Write them down, then massage them into an affirmation. For example, if you’ve hung your hat on the belief that you didn’t have time to exercise, could you write a new affirmation of belief similar to this?

“I’m a very busy person, so that means I must set clear priorities and I must keep my health and body on the top of my priority list. I always schedule time for my most important priorities, I am efficient with my training, and I use every minute of my day wisely. And if Barack Obama, the busiest person in the world, can train for 45 minutes a day 6 days a week, there’s no excuse for me. I can do it too.”

Write down your new belief affirmations and read them, right along with your goals, every day.

Then “activate” this affirmation by doing what Olympic and professional athletes do: engaging in mental rehearsal. Visualize yourself carrying out the behaviors that this belief would generate. Think about and feel what it would be like to take those positive actions steps and play mental movies of how your life would change by doing so. Involve all your senses: see it, hear it, feel it.

Keep it up until you start to see your behavior change and your habitual actions come into alignment with your goals/intentions. If you’re diligent, you’ll see changes in attitude and behavior with 21-30 days. It may happen sooner. It may take longer if you’ve carried deep, lifelong limiting beliefs. But in less than a month, the roots of the new belief pattern will be formed.
Then you can update your goals and affirmations to reflect your current priorities and move on to the next goal you want to achieve or the next limiting belief you want to change. Keep THAT up, and pretty soon, you will be LIMIT-LESS!
BELIEVE ME, spending quality time understanding and working on your beliefs is a lot more productive than spending time in forums arguing about whether a low carb program is better than a high carb program… or even whether the cure for obesity is found in the arcuate nucleus of the lower hypothalamus. It’s in your head all right… but most people have been looking in the wrong place.
Train hard and expect success.

Tom Venuto Fat Loss Coach www.BurnTheFat.com!
About the Author:Tom Venuto

Tom Venuto is a fat loss expert, lifetime natural (steroid-free) bodybuilder, independent nutrition researcher, freelance writer, and author of the #1 best selling diet e-book, Burn The Fat, Feed The Muscle: Fat-Burning Secrets of The World’s Best Bodybuilders & Fitness Models (e-book) which teaches you how to get lean without drugs or supplements using secrets of the world’s best bodybuilders and fitness models. Learn how to get rid of stubborn fat and increase your metabolism by visiting: www.BurnTheFat.com!

 

A “Mind Training” Technique That Makes You Stronger

Title: A “Mind Training” Technique That Makes You Stronger

Author: By Tom Venuto

 Word count: 691 words

A “Mind Training” Technique That Makes You Stronger By Tom Venuto www.BurnTheFat.com!

The word “visualization” sometimes conjures up images of new age gurus teaching esoteric techniques for personal enlightenment and “attracting” what you want into your life. This causes many evidence-based types to scoff. However, piles of research has shown that mental imagery (aka “visualization”) can improve performance. The latest study suggests that a certain type of mental imagery can also increase your strength

Olympic champions and professional athletes have used visualization and mental rehearsal techniques for decades. Not only is visualization one of the most widely accepted techniques in sports psychology, it’s supported by scientific research.

Nevertheless, many people remain skeptical.

Some people agree that mental rehearsal might enhance specific skills, like a golf swing or a basketball throw, but they question whether it could make you stronger, increase muscle growth or help you lose weight.

A new study published in the Journal of Strength and Conditioning Research suggests that indeed, mental imagery can make you stronger. This study also begins to explain how mental imagery works on a neurological level…

Twenty two sports students, with a mean age of about 20, participated in the 6-week long experiment. Prior to the study, none had done mental imagery before. The students were divided into a control group and a mental rehearsal group.

The goal was to see if mental imagery could increase bench press and leg press strength.

Each participant was given very specific instructions on how to perform the mental imagery. During the rest period between sets, they were to vividly imagine the exercise movement and the muscle contractions generated from each rep.

After 12 workout sessions, the mental imagery group had significantly increased their strength more than the control group, especially in the lower body (leg press).

The researchers concluded:

The results provided evidence that mental imagery did contribute to improve strength of the leg muscles without any macroscopic structural change”

What they were saying is that the duration of the study wasn’t long enough that there was any major muscle size increase, so they credited the strength increase to non morphological adaptations.

It’s well known in exercise science that gains in strength occur from changes not just in the muscle fibers and surrounding tissues, but in the nervous system.

That gives us clues about how mental imagery works.

Put simply, mental training techniques, (since they’re working with your brain/nervous system – as the name implies), can trigger some of the same neurological adaptations that occur from physical training.

Apparently, mental imagery can increase synchronization of motor units in muscles, having large corresponding cortical areas in the primary mortor cortex.

There are also psychological benefits, such as increased motivation, improved focus during the set, technique improvements, more confidence and less apprehension or anxiety. But clearly, there’s more to this than just “psyching up.”

Here’s something else interesting. The researchers even suggested that mental imagery could decrease strength loss when athletes are inactive due to injury.

This recent study is a practical one because it gives us one specific technique that you can apply to your next workout: vividly imagine a successful lift for the upcoming set while you’re resting between sets.

NOTE: it’s important to mentally see (visualize) the exercise and mentally “FEEL” the muscle contraction. This is multi-sensory – both visual and kinesthetic.

In some of my previous articles, I talked about density training and superset training as excellent techniques for busy people because these methods reduce rest intervals, making the workout time efficient.

But the rest time between heavy sets doesn’t have to be wasted – now you know what to do with that time…

Instead of chatting with your gym buddies, or scoping out the attractive bods in the gym, you can be mentally rehearsing your next set… and enjoying the strength increase that follows.

 

Most fat loss programs only focus on diet or physical training. If you want to learn more about how you can add “mental training” techniques to increase fat loss, muscle growth and muscular strength, then be sure to check out chapter one in my ebook, www.BurnTheFat.com!.

Tom Venuto, author of Burn The Fat Feed The Muscle www.BurnTheFat.com!

Founder & CEO of Burn The Fat Inner Circle Burn the fat inner circle

About the Author:

Tom Venuto is the author of the #1 best seller, Burn the Fat, Feed the Muscle: Fat Burning Secrets of the World’s Best Bodybuilders and Fitness Models. Tom is a lifetime natural bodybuilder and fat loss expert who achieved an astonishing 3.7% body fat level without drugs or supplements. Discover how to increase your metabolism and burn stubborn body fat, find out which foods burn fat and which foods turn to fat, plus get a free fat loss report and mini course by visiting Tom’s site at: www.BurnTheFat.com!

 

 

8 Reasons Why You Keep Falling Off The Diet Wagon

Title: 8 Reasons Why You Keep Falling Off The Diet Wagon

Author: Tom Venuto

Word count: 719

URL: www.BurnTheFat.com!

Clearly, we have an obesity problem in America and many other countries across our planet. Yet, I propose that we do not have a weight loss problem today. In case you’re confused at this apparent contradiction, consider these statistics:

According to a study from Oxford University published in the International Journal of Obesity, within 3 to 5 years, about 80 percent of all ‘weight losers’ have regained the lost weight, and often gained back a little extra.

According to research by the National Weight Control Registry, that relapse rate may be as high as 95 percent.

For comparison, relapse rates for drug, alcohol and tobacco dependency have been reported in the range of 50-90%.

This means that lots and lots of people have “successfully” lost weight. But not many have kept it off. Therefore, we don’t have a weight loss problem, we have a weight-relapse problem; we have a “not sticking with it” problem. Wouldn’t you agree?

In fact, the fall and subsequent weight-regain usually doesn’t take years. Many people have abandoned their new year’s resolutions within weeks. By the time the Super Bowl party rolls around, their diet is history!

If this is true, then shouldn’t we put more of our attention onto figuring out why you haven’t been sticking with your program, and what you should do about it?

I put together this new list (below) of the top 8 reasons why you fall off the wagon.

Rather than worrying about the minutiae of your diet plan, like whether you should be on low carb or high carb, Mediterranean or Okinawan, vegetarian or meat eater, I propose that if you simply focus on these 8 issues, you’ll start getting more lasting results.

How? By being able to stick with whichever plan you decided was best for you! After all, even if you have the best nutrition program in the world – on paper – it doesn’t do you much good if you can’t stick with it in practice!

THE 8 REASONS

1. No focus: you didn’t set goals, you didn’t put your goals in writing, and/or you didn’t stay focused on your goals daily (by reading them, affirming them, looking at a vision board, etc.)

2. No priorities: you may have set a goal, but you didn’t put it on or near the top of your priorities list. For example, your goal is six pack abs, but drinking beer and eating fast food on the weekend is higher on your priorities list than having a flat stomach.

3. No support system: you tried to go at it alone; no buddy system, training partners, family, spouse, friends, mentors or coaches to turn to for information and emotional support when the going got tough.

4. No Accountability: you didn’t keep score for your own accountability – with a progress chart, weight record, measurements, food journal, training journal, and you didn’t set up external accountability (ie, report to someone else or show your results to someone else)

5. No patience: you were only thinking short term and had unrealistic expectations. You expected 10 pounds a week or 5 pounds a week or 3 pounds a week, so the first week you lost “only” 1 or 2 pounds or hit a plateau, you gave up.

6. No planning: you winged it. You walked into the gym without having a workout in hand, on paper, you didn’t plan your workouts into your weekly schedule; you didn’t have a menu on paper, you didn’t make time (so instead you made excuses, like “I’m too busy”)

7. No balance: your diet or training program was too extreme. You went the all or nothing, “I want it now” route instead of the moderate, slow-and-steady wins the race route.

8. No personalization: your nutrition or training program was the wrong one for you. It might have worked for someone else, but it didn’t suit your schedule, personality, lifestyle, disposition or body type.

So there you have it – 8 reasons why most people fall off the wagon! Have you been making these mistakes? If so, the solutions are clear and simple: focus, prioritize, get support, be accountable, be patient, plan, balance and personalize.

Train hard and expect success,

Tom Venuto Fat Loss Coach www.BurnTheFat.com!

About the Author:

Tom Venuto is a fat loss expert, lifetime natural (steroid-free) bodybuilder, independent nutrition researcher, Tom Venutofreelance writer, and author of the #1 best selling diet e-book, Burn The Fat, Feed The Muscle: Fat-Burning Secrets of The World’s Best Bodybuilders & Fitness Models (e-book) which teaches you how to get lean without drugs or supplements using secrets of the world’s best bodybuilders and fitness models. Learn how to get rid of stubborn fat and increase your metabolism by visiting: www.BurnTheFat.com!

 

P90X – Ritrovare la forma…la mia esperienza

Titolo: P90X – Ritrovare la forma…la mia esperienza

Autore: Piero Maina

Conteggio parole: 1716

Sono venuto a conoscenza del programma di allenamento P90X ad Agosto 2010 e come mia abitudine ho guardato a questo prodotto, creato dal noto istruttore fitness

Tony Horton qui a 52 anni

Tony Horton (oggi 54 enne), con un po’ di sano scetticismo. Forse dovuto al contesto dove viene venduto (http://www.beachbody.com/) , dove si trovano diversi programmi di allenamento e forse anche ai miei preconcetti che vedono questi siti americani un po’ come specchietti per le allodole. Questa volta però avendo già sperimentato con successo Burn The Fat Feed The Muscle  non ho perso tempo e visti anche i feedback positivi trovati in rete sono partito con il test ai primi giorni di settembre 2010. All’epoca ero pure infortunato alla tibia sinistra per una frattura da stress che mi ha impedito di allenare le gambe per 6 mesi e quindi all’inizio anche il P90X non poteva essere eseguito completamente, ma comunque l’ho iniziato.

Vediamo cos’è questo P90X (Qui la spiegazione su Wikipedia in Inglese). Per quelli che già lo conoscono non c’è bisogno di spiegazioni, per tutti gli altri dico che si tratta di un programma di allenamento completo che si prefigge di ridare una forma fisica eccellente in soli 90 giorni con esercizi veramente impegnativi e da qui nasce appunto il nome P90X, dove 90 sono i giorni e X sta per fattore estremo. Infatti il P90X non è proprio per tutti, richiede una buona forma fisica già in partenza per essere completato e chi è soggetto a infortuni alle articolazioni (sorrido perchè io partivo già con una frattura da stress alla tibia) e altre patologie è sconsigliato da intraprendere questo programma e comunque sempre dopo il parere positivo di un medico. Prima di iniziare viene proposto un test di idoneità che consiste appunto nell’effettuare alcune prove che ci daranno un primo riscontro sul nostro stato di forma e se in linea con i valori minimi di entrata si potrà partire per il viaggio di 90 giorni. Va detto comunque che anche chi non dovesse essere in perfetta forma può comunque cominciare gradualmente il programma, limitando le ripetizioni e portando a mezz’ora il tempo di ciascuna sessione che mediamente dura un’ora. Col tempo poi il nostro fisico si abituerà e gli esercizi che all’inizio sembravano impossibili diverranno via via più “umani” e finiti i primi 90 giorni si può anche iniziare un’altra sessione, magari lasciando riposare il nostro fisico una quindicina di giorni. Io stesso ho potuto sperimentare il miglioramento nel tempo e ora ho completato cinque ripetizioni del programma. E’ però vero che alcuni esercizi anche dopo più di un anno che li eseguivo non erano stati ancora completamente metabolizzati. Ad esempio le flessioni su un braccio che sono veramente impegnative, vengono da me eseguite, ma no di certo con la stessa facilità di esecuzione con due braccia e per lo meno per me c’è un arto con il quale l’esercizio viene eseguito meglio. In sintesi i primi mesi eseguivo una o due flessioni su un braccio e le restanti con il peso distribuito sulle ginocchia; ora è diverso. Lo stesso potrà capitare con le trazioni alla sbarra o altri impegnativi esercizi di cui il P90X è ricco. Come dice Tony Horton, “Roma non è stata costruita in un giorno, nè così sarà costruito il tuo fisico”, quindi cercate solo di fissare un obiettivo nella vostra mente e forse il primo giorno le ripetizioni saranno una o due o forse nessuna senza aiuti, ma poi con il tempo aumenteranno e quello che all’inizio sembrava solo un sogno lo vedrete trasformarsi in realtà.

Considerate poi che sempre con la giusta volontà il programma può essere eseguito dovunque e durante l’ anno e mezzo che mi ha visto pendolare fra Roma e Milano e residente in albergo, la situazione non mi ha impedito di portare avanti con successo il programma. Infatti la mia “palestra” era la camera dove abitavo e al posto della barra entroporta per le trazioni e i manubri ho acquistato un set di elastici professionali (Bodylastics), che oltre ad essere l’ equivalente di un set di manubri di 180 Kg., in soli due chilogrammi di peso e un ingombro di 60 cm, mi permettevano di trasportarli nella loro valigetta anche in treno. L’altro atrezzo indispensabile era una coppia di maniglie per le flessioni che trovavano posto anche loro nella valigetta degli elastici essendo smontabili. Quindi i primi sei mesi a causa della frattura alla tibia ho potuto allenare solo la parte alta del mio corpo il lunedì e mercoledì  e gli addominali anche il venerdì. (provate gli Ab Ripper X, sono “solo” 349 addominali in 16 minuti e poi ne riparliamo). Comunque data anche la mia situazione logistica e al fatto che il venerdì rientravo a Roma non ho potuto lavorare serenamente, soprattutto i primi tempi, ma anche quando ho recuperato dalla frattura non sempre riuscivo ad eseguire l’intero programma. Mediamente mi allenavo 4/5 giorni a settimana, compatibilmente con la mia situazione lavorativa e impegni privati, cercavo solo di rispettare tre volte a settimana gli addominali e la corsa, abbinati naturalmente agli esercizi del P90X e ogni tre settimane di allenamento una di riposo.

Naturalmente i risultati dipenderanno dalla qualità del vostro impegno sia negli allenamenti, ma soprattutto nell’alimentazione. Personalmente vivendo in albergo e in macchina e mangiando solo al ristorante mi sono dovuto adattare e la mia storia l’avete già potuta leggere all’interno dell’articolo “Burn The fat…La Mia Esperienza“, ma come sempre ripeto, NIENTE è impossibile se lo si vuole veramente.

Il P90X si basa sulla confusione muscolare e ci renderà migliori nella forma fisica a livello estetico, ma soprattutto vedremo migliorare le nostre doti atletiche, la flessibilità, la forza e la mobilità in generale. Anche il P90X ha il suo piano alimentare, ma diciamo che per me è valido quanto appreso con Burn The Fat Feed The Muscle e non l’ho seguito. La mia necessità di trovare un sostituto dell’allenamento con i pesi, nasce prima di tutto dal fatto che non “potrei” utilizzarli  per i miei problemi di salute, (anche se poi li utilizzo pure con il P90X) e poi per un fatto logistico di trasporto. In secondo luogo per la mia preferenza orientata di più verso un fisico “fitness” . Diciamo che per la mia altezza di 178 cm. se dovessi arrivare ad un buon risultato come bodybuilder natural dovrei pesare almeno 90 kg.  o anche più per ottenere un fisico potente e ben costruito e se anche avessi disponibilità di forza e non solo muscolo da mostrare, avrei probabilmente dei limiti in certi sport che io pratico con soddisfazione. Pertanto come scrivevo sopra, la mia preferenza va più alla ricerca di un peso forma “Fitness oriented” che sta a significare che : presa l’altezza in centimetri e sottratta la cifra 100, il numero che si ricava per differenza è il peso ideale in chilogrammi. Naturalmente con una massa grassa del 5%-6%. Quindi nel mio caso parliamo di 178 – 100 = 78 Kg praticamente 74 Kg. di muscoli,ossa e organi interni ad eccezione del grasso. (Apro una parentesi per questa mia affermazione, 90 kg per un’altezza di 178 cm. per un body builder natural o anche più come ho scritto sopra sono da considerare obiettivi ambiziosi da ottenere e un ruolo importante lo giocherà la genetica. Diciamo che sono masse più da bodybuilder che assumono steroidi. Poi c’è da considerare se i 90 kg o più sono riferiti a periodi lontani dalle competizioni o al “picco”. Riportando la tabella di Steve Reeves che  è stato un grande bodybuilder natural, famoso per la sua proporzione e simmetria, per una altezza di 178 cm/5′ 10″ il peso dovrebbe essere di 84kg./185 lbs. quindi  a metà percorso fra la misura da me ricercata e i 90 kg, ma 6/8 kg di massa magra in più, non sono facili da aggiungere senza la giusta alimentazione e una profonda dedizione negli allenamenti con i pesi). Alla sola massa in senso assoluto, preferisco comunque la proporzione, la simmetria e le masse muscolari più equilibrate dei ginnasti e fitness model a quelle dei puri bodybuilders, pur sapendo che anche per loro la disciplina nell’alimentazione e la tipologia degli alimenti è praticamente la stessa.

Se proprio volessi esagerare, ma restano fisici difficilmente replicabili in età avanzata, ricercherei un fisico come quello di Hannibal for King.

Ecco in questo caso il P90X è imbattibile, i programmi spaziano dall’esercizio puro a corpo libero basato su flessioni,trazioni alla sbarra, squat di ogni genere anche su una gamba sfruttando il proprio peso,ma anche con peso aggiunto, fino al plyometric (salti e cardio insieme), allo stretching e allo yoga. Per chi come me si aspettava uno yoga di rilassamento, dovrà ricredersi perchè oltre al rilassamento c’è una richiesta di sforzo fisico per effettuare le pose richieste che se imparate ed eseguite ci faranno chiedere perchè non abbiamo iniziato prima. Risultato: un equilibrio psicofisico eccellente e le foto del mio fisico a 50 anni sono il frutto dell’alimentazione e del modello di pensiero costruito con Burn The Fat Feed The Muscle e degli esercizi che ho imparato in questo anno e mezzo con P90X .

Naturalmente tutti gli esercizi che ci permettono di allenare il nostro fisico sono validi e non voglio dire che uno è meglio dell’altro, sentiamo parlare di pilates, di TRX e anche all’interno di Beachbody.com troviamo Insanity e altri programmi che se seguiti con la giusta alimentazione daranno sicuramente ottimi risultati. Mettetevi in testa che tutto parte appunto dalla vostra mente e se oggi avete un minimo di volontà e non avete gravi patologie che possano ostacolarvi tutto è possibile, ma prima ci vuole la volontà di farlo, di scrivere un obiettivo ben preciso e poi l’alimentazione. L’alimentazione è il carburante per fare andare il vostro motore, poi viene l’esercizio e vedrete che potrete raggiungere la forma sognata,ma solo se lo vorrete veramente.

Personalmente cerco sempre di migliorarmi e attualmente sono impegnato con il nuovo programma di Tony Horton che ha rilasciato lo scorso natale, il P90X-2. Sono nelle prime settimane di allenamento e ancora devo apprendere bene i nuovi esercizi, naturalmente questo programma è l’evoluzione del precedente, non necessariamente migliore. Non posso ancora esprimere giudizi fino a che non l’avrò completato, ma se il buongiorno si vede dal mattino, posso dirvi che ne vedremo delle belle perchè è molto duro anche per chi, come me, proviene dal  P90X ed è già allenato.

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Burn The Fat….La Mia Esperienza

Titolo: Burn The Fat….La Mia Esperienza

By: Piero Maina

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Marzo 2011 – I miei addominali a 49 anni. Al 9 % di massa grassa

Ciao a tutti,

oggi voglio raccontarvi la mia esperienza con il libro che promuovo su questo sito:(BFFM) – Burn The Fat Body Tansformation System”  (Letteralmente, “Brucia il Grasso e Nutri/Alimenta il Muscolo”). Fino ad oggi ne ho sempre parlato solamente agli amici e conoscenti, anche perchè non avevo ancora aperto questo blog ed inoltre per molti la lingua Inglese era ed è un freno all’apprendimento e quindi vedendomi preparato e convinto, grazie anche ai risultati raggiunti che potevano toccare con mano, chiedevano magari una e-mail riassuntiva per poter ottenere il fisico che avevano sempre sognato. Naturalmente spiegavo che l’e-mail era solamente un punto di partenza, tanto per “ingranare”, ma dopo sarebbero  stati necessari i feedback e se c’era bisogno di aiuto o di un supporto, io sarei stato presente. D’altronde il mio sapere viene principalmente da questo libro, anche se ne ho letti altri e sono sempre stato interessato alla scienza dell’alimentazione e  di riflesso alla forma fisica e posso dire con assoluta certezza che per persone che non hanno gravi patologie mediche o disfunzioni gravi (per loro è sempre bene sentire prima il parere del medico), quello che viene spiegato da Tom Venuto nel suo libro è verità pura per il raggiungimento di uno stato psicofisico ottimale e della buona salute.

Andiamo per gradi. Personalmente compio 50 anni fra un mese e sono atleta da sempre o almeno da quando ho cominciato ad andare a scuola,ho sempre amato lo sport che è stato il mio maestro di vita in quanto ad insegnamenti per disciplina e rigore, oltre ad avermi formato il carattere, ad essere più tenace e a raggiungere sempre gli obiettivi e non a caso il motto di questo sito è “Never Give Up! ( Mai arrendersi o Mai rinunciare).

Purtroppo all’età di 32 anni nel pieno dell’attività e del vigore ho subito un incidente proprio mentre mi allenavo con i pesi e sono stato colpito da “Trombosi Venosa Profonda” alla vena succlavia e vena ascellare sinistra. Questo incidente è occorso a causa della mia conformazione scheletrica che ho scoperto più tardi essere la causa di tutto e in ambiente medico viene chiamata “Sindrome dello Stretto toracico” che sfocia poi in “Sindrome di Paget Schroetter“. Tutto questo l’ho appreso ultimamente grazie ad internet, ma nel 1994 quando ho avuto la prima trombosi mi avevano detto correttamente che era una trombosi da sforzo, ma non mi avevano spiegato bene le cause, e sono rimasto in prognosi riservata per 15 giorni attaccato ad una pompa ad infusione che mi iniettava in vena per 24 ore al giorno urochinasi o urokinasi nel tentativo di scogliere il trombo e ridare quindi pervietà alla vena occlusa. Ho rischiato la vita inizialmente per una eventuale embolia polmonare che fortunatamente non c’è stata. L’anno dopo nel 1995 ho avuto una recidiva perchè ingenuamente dopo le cure con gli anticoagulanti ero tornato ad allenarmi in palestra con pesi ridotti, ma non sapevo che la causa era invece la mobilità della zona sterno-clavicolare che ogni volta che alzavo le braccia per certi tipi d’esercizi le vene subivano una strozzatura causandomi appunto la formazione di trombi. Questa volta il mio braccio sinistro ne ha risentito maggiormente e anche le valvole d’entrata dello stesso braccio si sono danneggiate e sono diventato praticamente mezzo invalido nel braccio sinistro.

Mi è stato consigliato (obbligato) di chiudere completamente con i pesi e di portare un bracciale compressore e di prendere forti dosi di warfarin sodico (6,25 mg/die) per tenere fluido il sangue e in effetti il braccio mi faceva molto male. Ho cercato rimedio presso un luminare in Svizzera che come mi ha visto ha capito immediatamente di cosa si trattava (anche se non nominò le patologie che ho descritto sopra, ma intendeva quelle e forse fui io a non capire) e mi propose un operazione di rimozione della prima costola sinistra sfilata dall’ascella,in modo da creare spazio ed evitarmi così una terza trombosi e la perdita dell’uso dell’arto. Gli Italiani invece volevano tagliarmi i muscoli scaleni così da far scendere i pettorali e creare spazio ed evitare strozzature delle vene interessate. Due metodologie completamente diverse, ma finalizzate entrambe a creare spazio per le vene. Naturalmente non ho accettato nessuna delle due proposte e anche se sapevo che rischiavo, mi era stato detto in Svizzera di stare attento e di non sollevare le braccia (proprio quando stavo iniziando a giocare a golf), ma che col tempo le vene periferiche avrebbero creato una circolazione collaterale e avrei avuto una vita normale,ma niente pesi nè sforzi e anche il golf  era meglio non praticarlo e assolutamente cercare di evitare comportamenti a rischio, per evitare un’altra trombosi.

Ho preso anticoagulanti per due anni e mezzo e sapendo cosa potevo e non potevo fare ho gradualmente ripreso le mie attività, ma niente più pesi,nuoto,windsurf (era stata la mia vita fino ai 24 anni e poi ancora per diletto fino al 1994),etc. Arriviamo al 2001, vengo a conoscenza della dieta “Zona“- “The Zone” (Dr.Barry Sears) conosciuta anche come la dieta 40-30-30 (40% carboidrati – 30%proteine – 30% grassi), leggo parecchi libri sull’argomento e la inizio subito. Grandi risultati e benessere e diventai quindi il paladino della zona, ma devo ammettere che pur essendo in buona salute ogni tanto la fame si faceva sentire e dimagrivo come al solito troppo sul viso facendomi diventare troppo scheletrico, tipo uomo di Neanderthal.

Fatta la lunga premessa, veniamo ai giorni nostri, quello che ho scritto sopra era necessario per comprendere che nonostante i trascorsi e il non potermi allenare completamente come avrei voluto, la malattia non mi ha frenato nella volontà e nel raggiungimento dei risultati odierni. C’è un’altra breve parentesi da aprire, parte della causa della mia conformazione scheletrica nasce dai denti, fino al 2008 ero una terza classe scheletrica, (morso inverso) e avrei dovuto risolvere la patologia chirurgicamente, visto che venivo considerato un caso grave e invece ho risolto la cosa grazie ad eventi ed incontri fortuiti  con la sola cura ortodontica (apparecchio Damon system), ma non spiegherò in questa sede i dettagli perchè andremmo fuori tema ed è lungo e complesso, ma scriverò un articolo a parte nel prossimo futuro (Clicca qui per l’articolo). Ecco spiegato perchè ho avuto gli incidenti di cui sopra e il perchè della faccia da uomo di Neanderthal ogni volta che dimagrivo troppo.

Le mie credenze (sbagliate), sono sempre state che per dimagrire bisognava non mangiare o fare diete drastiche e con la forza di volontà che avevo le ho portate avanti con non pochi sacrifici e risultati temporanei. Mangiavo poco e mi allenavo molto ai tempi della trombosi e dopo mi allenavo sicuramente meno, ma non mangiavo mai abbastanza. I pasti erano tre o quattro e le quantità e la composizione dei macronutrienti insufficienti o sbilanciati. Inoltre il fattore età era d’aiuto, perchè allenandomi il metabolismo non rallentava e i risultati venivano più facilmente, mi vedevo magro e mi accettavo, ma sicuramente facevo un passo avanti e due indietro e andando avanti con l’età le cose sono cominciate a cambiare, sia per la composizione di massa grassa corporea che nell’elasticità della pelle. Naturalmente per uno che è già parecchio sovrappeso e ha sempre fatto vita sedentaria, il problema si accentua.  Sappiate che per gli uomini è necessario mangiare almeno cinque pasti nella giornata, ma l’optimum è sei e per una donna i pasti ottimali sono cinque. Non sapevo che meno mangiavo e più rallentavo il metabolismo invocando lo “starvation” e non fornendo le proteine al mio organismo ogni tre ore, quand’anche dimagrivo perdevo maggiormente massa magra(muscolo), perchè a differenza dei carboidrati, le proteine non vengono sintetizzate dal nostro organismo (ci sono nove amminoacidi essenziali che devono essere necessariamente apportati tramite l’alimentazione/dieta) e pertanto se noi non forniamo le giuste proteine al nostro corpo, il muscolo/massa magra verrà “cannibalizzato” per fornire gli amminoacidi essenziali. Inoltre rallentando il metabolismo, rallentava anche il dimagrimento e facendo continuamente diete dal regime troppo ipocalorico, raggiungevo il famoso “plateau” o stallo. Il nostro organismo si adatta alla situazione. Per quanto m’impegnassi a dimagrire, non vedevo i risultati o per lo meno non ottenevo i risultati all’altezza del sacrificio e dell’ impegno profuso.  Con “La Zona” avevo fatto grossi passi avanti e il mio regime alimentare era comunque migliorato molto (tenete presente che anche oggi alla base ci sono gli insegnamenti della dieta zona, ma mangio molto di più e distribuisco diversamente i macronutrienti nell’arco della giornata e i pasti sono sempre minimo cinque), solo che non riuscivo a mantenerlo con regolarità per periodi superiori ai tre/quattro mesi senza “sgarrare”, oltre ad avere una faccia smagrita e l’umore che non era sempre buono. Certo ero contento di avere gli addominali in evidenza (a dire il vero forse sono più in evidenza oggi e ho anche dieci anni in più), ma mancava la prima regola che oggi è saldamente impressa nel mio cervello :” Non bisogna perdere peso o dimagrire solamente, bisogna perdere grasso e semmai cercare di aumentare di peso aumentando la massa magra“. Più massa magra avremo e maggiore sarà il consumo di calorie anche senza fare assolutamente niente durante il giorno, il metabolismo accelera e si crea il processo chiamato termogenesi. Sono due cose ben diverse il perdere peso o il perdere grasso.

Ho comprato Burn The Fat Feed The Muscle ora Burn The Fat Body Transformation System nel 2005, ma pur leggendolo sporadicamente non ci ho mai creduto e ad essere sincero, così come sarà per voi, quando si aprì la pagina del sito con la foto di Tom Venuto tutto “tirato” e le affermazioni che venivano fatte ho esclamato:” …Eccoci qui, un altro sito americano tipo la dieta di Verdone “7Kg. in 7 giorni” e tanto fumo negli occhi….” con quelle foto del prima e dopo tipo le telepromozioni di Mediaset e AB-flex. Comunque non chiedetemi perchè, ma mi sono convinto ad investire il denaro e a comprare il libro con tutti i bonus allegati. Ripeto, li ho letti, ma mi sembravano affermazioni un po’ troppo presuntuose o troppo legate al mondo del body building e io per quello che mi era accaduto e ho raccontato sopra, non avrei potuto seguire e visti i problemi che avevo nella vita privata non mi sentivo disposto ad affrontare quei sacrifici e oramai mi ero rassegnato ad accettare il trascorrere del tempo. Tutto sommato ero sempre magro, le misure dei vestiti erano quelle di 15 anni prima, certo il fisico non c’era più,ma mi dicevo che è così per tutti e dovevo accettarlo altrimenti mi sarei ridotto come quei “poveretti” troppo fissati per i soli muscoli che intravvedevo come uno stereotipo.  E continuavo a leggerlo e a dire che quel libro era la Bibbia sul come “bruciare” il grasso, ma non partivo mai e prendevo tempo. Peccato, erano solo fantasie tutte presenti nella mia testa e ho perso cinque anni di tempo.

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ABS Piero Sept. 2013- 51 anni e 9 mesi
I miei addominali al 4,9% B.F.

Maggio 2010, muore mia madre e sul lavoro un accanimento senza motivo (che perdurava da 10 anni peraltro), che mi distruggeva psicologicamente e altri fatti privati che sicuramente non mi aiutavano a partire serenamente, ma  grazie ai consigli di Tom Venuto e alla messa in pratica degli insegnamenti contenuti nel suo libro, raggiunsi in meno di 100 giorni uno stato di forma che forse non avevo nemmeno quando ero al mio top e di anni ne avevo 32 e cioè poco prima della trombosi al braccio sinistro. Naturalmente da allora ho continuato ad applicare gli insegnamenti imparati e come previsto una volta ingranato il sistema nel mio subconscio è diventato uno stile di vita. Oramai sono due anni  e mezzo che mi alimento secondo i principi di BurnTheFat  con risultati eccezionali e nessun rimpianto oltre che nessuno sforzo a seguirlo o la credenza di dover rinunciare a qualcosa. A differenza delle comuni diete questo è uno stile di vita e lo scopo è mangiare di più e consumare di più piuttosto che mangiare poco e invocare lo “starvation” (morire di fame… stato di fame estrema, risultante dalla mancanza di macronutrienti essenziali per un lungo periodo di tempo…). Ogni tanto mi dico “peccato non aver avuto queste informazioni 20 anni fa…” , ma oggi guardo il tempo in maniera diversa e quindi la cosa non mi pesa e vado avanti serenamente cercando semmai di condividere con altri la mia esperienza e far si che anche loro possano godere delle stesse informazioni….come ho scritto sopra, il primo impatto alla visione della pagina pubblicitaria è stata di riluttanza, ma credetemi tutto quello che nel libro viene raccontato corrisponde a verità e molte delle immagini del prima-dopo che vedete sono di persone che ho poi conosciuto all’interno del” Burn the fat inner circle” e all’interno di quel forum scoprirete un enorme e insostituibile fonte di informazioni e aiuto per il raggiungimento dei vostri obiettivi, sia da parte di persone pronte ad aiutarvi, sia in termini di materiale disponibile per il vostro “sapere”. Purtroppo l’unica condizione necessaria è la conoscenza della lingua Inglese perchè sia nel forum che per  gli articoli si usa solo la lingua Inglese.

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Io a quasi 52 anni d’età al 4,94% di massa grassa. Settembre 2013

All’interno del “Burn the fat inner circle troverete persone normalissime, non solo fanatici del bodybuilding, ma anche molti obesi o ex obesi che hanno radicalmente cambiato o stanno cambiando la loro vita e il loro fisico oltre che il loro stato di salute e di conseguenza il loro stato di benessere in generale. E troverete persone di tutte l’età, dal diciottenne al settantacinquenne. Tutte con il grande entusiasmo di riuscire e vi assicuro che non sarete lasciati soli,questo si traduce in una migliore motivazione e alla riuscita dei vostri propositi grazie al supporto di persone che desiderano aiutarvi. Anche in questo caso, il primo scettico sono stato io perchè mi sono iscritto al ” Burn the fat inner circle” a maggio 2010 quando erano almeno 4 anni che rimandavo.

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Back View – Sempre io al 4,94 % B.F. Settembre 2013

Non fate come me, io d’altronde non avevo nessuno che mi consigliava, non c’erano nemmeno altri italiani iscritti prima e quindi sono stato forse il pioniere e oggi appaio nella Hall of Fame di Burn The Fat Body Transormation System avendo completato per ben otto volte la Burn The Fat Summer Challenge,  ( 2010 – 2018 – Qui le mie esperienze nel 20122013 ) la sfida di 14 settimane o 98 giorni di trasformazione corporea. Con oltre 3.000 partecipanti provenienti da varie nazioni nel mondo, abbiamo terminato la sfida in poco più di 200 persone. Quest’anno (2013), sono entrato nei top 10 finalisti uomini  e nel 2012 sono stato premiato  come miglior definizione muscolare fra gli uomini oltre i 50 anni, (Most Ripped Man over 50. Cliccate qui per l’intervista sul sito in Inglese) all’interno della sfida per la migliore trasformazione fisica.

Direi che vi ho raccontato tutto,adesso tocca a voi!

Nota del 12/04/2020: Dopo oltre 15 anni è finalmente disponibile anche qui in Italia da qualche mese il libro di Tom Venuto “Burn the Fat Feed the Muscle”,  tradotto nella nostra lingua. Si trova su diversi siti on-line e anche su Amazon, per chi è interessato, metto il link di Amazon qui:  Brucia i grassi, Nutri i muscoli

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