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Tag: LCA

  • Rieducazione Del Ginocchio Dopo Operazione Di Ricostruzione LCA – La Mia Esperienza

    Rieducazione Del Ginocchio Dopo Operazione Di Ricostruzione LCA – La Mia Esperienza

    Titolo: Rieducazione Del Ginocchio Dopo Operazione Di Ricostruzione LCA – La Mia Esperienza

    Autore: Piero Maina

    Conteggio Parole: 2.399

    Riprendiamo con questo articolo da dove ci eravamo lasciati  e cioè dopo l’operazione di ricostruzione del legamento crociato anteriore (LCA). Argomento che è stato trattato ampiamente in questo mio precedente articolo. (Clicca qui per l’articolo)

    L’ articolo in questione racconta maggiormente come si è svolta l’operazione di ricostruzione dell’ LCA che nel mio caso ha interessato anche la regolarizzazione del menisco mediale sinistro nel corno posteriore e ho parlato anche del primo approccio rieducativo che ho effettuato presso la casa di cura Villa Stuart di Roma. Oggi siamo quasi a cinque mesi dall’intervento e le cose vanno senz’altro meglio anche se durante il periodo trascorso dalla pubblicazione del precedente articolo ad oggi ho avuto altri incidenti di percorso e infortuni che hanno reso le cose già di per se non troppo semplici, ancora più complicate. Ci eravamo lasciati in trentesima giornata circa, per differenza quindi abbiamo cento giorni di rieducazione da prendere in esame, premettendo come mio solito che ogni fisico e persona reagisce in maniera diversa, oltre allo stato di forma che uno possiede, l’età e l’impegno dedicato. Ma guardiamo la MIA esperienza.

    I primi trenta giorni nella rieducazione attiva, sono stati maggiormente spesi sugli esercizi isometrici, tesi soprattutto ad “asciugare” il ginocchio, a recuperare l’estensione che è molto più importante del piegamento. Sono senz’altro importanti tutt’e due, ma mentre il piegamento potrà essere recuperato nel tempo gradualmente, se avremo un deficit in estensione, ne risentiremo maggiormente nella nostra deambulazione.  Oltre agli esercizi isometrici da sdraiato con cavigliera da 1Kg/2 Kg, (che nel tempo diventeranno 4 Kg/5 Kg) abbiamo cominciato ad introdurre la camminata lenta su tapis roulant. Molto importante in questo caso è imparare nuovamente ad appoggiare correttamente il piede sul terreno che per forza di cose, non sarà proprio corretto. Ci sarà un atteggiamento difensivo, sia per il dolore che per la paura, oltre ad una effettiva incapacità dovuta anche ad un cambiamento nella propriocettività e ad una vera e propria fatica a distendere la gamba infortunata. Pertanto lo scopo era di imparare nuovamente ad appoggiare il tallone della gamba operata  sul terreno e farlo “rullare” fino alla punta. Questo processo che all’inizio risulterà a seconda dei casi un po’ scomodo, diverrà via, via più naturale. Di solito entro il secondo mese dall’intervento, si abbandona la rieducazione motoria in acqua/piscina, ma nel mio caso ho protratto per due volte a settimana il lavoro in acqua fino a fine Aprile e quindi a oltre tre mesi dall’operazione. Il mio ortopedico, Dr. Prof.  Attilio Rota, primario del reparto ortopedia dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, ha voluto un protocollo più conservativo e che premiasse maggiormente il recupero nella mobilità e flessibilità, piuttosto che della massa muscolare e della forza. Lui ha sempre sostenuto che muscolarmente ero avanti con i tempi, a discapito della mobilità. Ha sempre detto, con ragione, che una volta a posto con l’articolazione, sviluppare nuovamente la massa muscolare avrebbe richiesto tempi corti e con meno rischio di compromettere sia lo stato di salute che delle “performances” del ginocchio stesso. Quindi ho passato i tre mesi, (Febbraio, Marzo e Aprile) a Villa Stuart suddividendo i cinque giorni in tre giorni di lavoro a secco in palestra e due giorni in piscina per mobilità a gravità ridotta.

    Vediamo meglio in cosa consisteva il mio protocollo a secco, che non è praticamente mai cambiato, se non per l’intensità degli esercizi e anche del carico e magari nell’ultimo mese, si è abbandonata maggiormente l’isometria per far posto al potenziamento e alla propriocettività.

    Quindi, dal secondo mese, arrivavo in palestra e cominciavo con 15/20 minuti sulla cyclette della Technogym con freno che nei primi giorni lasciavo a 1 e poi nel tempo ho portato anche a 12 su una scala che arriva a 25. Come ho già scritto qui non dobbiamo lavorare come se gli arti fossero sani e pertanto la potenza sviluppata in watt non sarà elevatissima. Nelle prime sedute sviluppavo da 30 a 70 watt e nelle ultime sedute di fine aprile ho superato i 220 watt, per brevi periodi, anche perché il fiato era corto, ma niente a che vedere con quanto sviluppavo prima dell’incidente. Dopo la prima fase di  riscaldamento sulla cyclette passavo all’ercolina,(cavi) che attaccavo  alla caviglia della gamba infortunata e con i pesi che ho aumentato nel tempo, (5Kg/7 Kg all’inizio e 16 kg negli ultimi giorni) facevo a gamba tesa le estensioni sui quattro lati. 4 serie x 20 ripetizioni. Dopo passavo alla pressa inclinata a 45° e in questo caso siamo partiti con 30kg solo sulla gamba infortunata, per arrivare nel tempo a 60 kg. 5 serie X 20 ripetizioni. Di seguito facevo dei semi squat con la Swiss Ball dietro la schiena, appoggiata ad una colonna, 3 serie x 20 ripetizioni per continuare con le tavolette propriocettive di varie forme e con vari punti di appoggio. Mi esercitavo rimanendo in equilibrio su un solo piede, (gamba operata) o per due minuti in squat/accosciato, spingendo da un piede all’altro su pedana instabile circolare; durissimo! I quadricipiti urlavano vendetta. Poi tornavo a correre sul tapis roulant, ma questo è avvenuto dal mese di marzo  (alternavo il passo alla corsa, partendo da 8 km/h e negli ultimi tempi arrivavo anche a 12 km/h. Facevo 1 minuto al passo e 2 di corsa per 15 minuti. La camminata era fra i 4 e i 6 Km/h con inclinazione a 4°/6°) e solo sul tapis roulant. Su strada ho ricominciato l’altro ieri, (10 giugno) alternando il passo alla corsa per 25 min. e poi passo fino a completare un ‘ora di esercizio, non corro ancora, ovviamente, per un’ora intera e il ginocchio sotto il menisco  mediale operato, ancora “punge” in certi momenti, ma poi passa e il ginocchio è bello asciutto.

    Tornando agli esercizi in palestra, dopo la corsa facevo l’ellittica o glidex , con freno a 12 su una scala massima di 25, per 12/15 min senza appoggiare le mani ai sostegni mobili e ritmi di 160/200 per minuto. Finivo con la leg extension, partendo da metà corsa, in modo da non sovraccaricare il neo legamento ed effettuavo vari esercizi di potenziamento del vasto mediale e vasto laterale, con contrazioni di vario tipo.  4 serie da 20 ripetizioni con 15 kg. Poi stretching e ghiaccio e per finire un bel massaggio!

    Tempi di allenamento tutto compreso, circa due ore e mezza, mentre in piscina i tempi di esercizio erano inferiori, circa un ora e mezza.

    A casa mi allenavo con il P90X nel pomeriggio per tre volte a settimana e il mio ortopedico visto come stavo progredendo mi ha detto che potevo cominciare ad allenarmi da solo e di non andare più a Villa Stuart. Quindi ho ricominciato ad uscire in Mountain Bike (MTB), ma il 15 maggio scorso, sono caduto fratturandomi il gomito sinistro, per l’esattezza il capitello radiale. Sempre a sinistra. Non contento, durante il periodo di immobilizzazione totale che è avvenuto tramite tutore Donjoy, si è formata una tromboflebite venosa superficiale (per fortuna) nella vena mediale del gomito sull’avambraccio e ora sto prendendo forti dosi di eparina (clexane 8.000 U.I. X 2 al giorno). Questi due incidenti, naturalmente hanno rallentato completamente i miei tempi di recupero, perché adesso oltre alla gamba sono infortunato anche nel braccio. Ho continuato ad allenare gli addominali e a fare quello che potevo con il braccio destro. Ad oggi ho ancora dolore, ma da due giorni ho ricominciato ad uscire in MTB e a corricchiare, con le dovute attenzioni. Fermo ancora con i pesi, intanto potenzio le gambe e sabato farò le radiografie di controllo per vedere se la frattura si è saldata correttamente. Porto poi un bracciale compressore per la circolazione sanguigna nel braccio sinistro e spero di riuscire a recuperare la vena. Anche perché nel mese di aprile di trombosi ne ho avuta un’altra, sempre nel braccio sinistro, sempre superficiale nella vena cefalica del bicipite sinistro  e avevo già preso clexane (8.000 U.I. x 2 al giorno) per trenta giorni. Questa tromboflebite si è formata in seguito a una RMN (Risonanza Magnetica Nucleare) con liquido di contrasto e visti i miei trascorsi (l’articolo qui) con le trombosi, si è pensato che abbia qualche problema di coagulazione, ho effettuato uno screening tromboflebitico ed in effetti ho una mutazione genetica dell’ MTHFR – A1298C che è mutato in eterozigosi. Ma sia il C677T che l’omocisteina sono normali e così il fattore V di Leiden e tutti gli altri marcatori. Quindi non sembra una situazione gravissima, ma sono candidato all’assunzione quotidiana di cardioaspirina e a trattamenti anticoagulanti preventivi, in caso di lunghi viaggi in aereo, operazioni chirurgiche o immobilizzazioni degli arti per lunghi periodi. Anche su questo aspetto è bene chiarire perché ogni medico per l’esattezza angiologi, dice la sua e c’è chi dice di prendere la cardioaspirina,chi dice che nel mio caso non serve a nulla, chi dice che avendo l’omocisteina normale, la mia non è una situazione di persona che sviluppa trombosi. Mettetevi d’accordo, qui non parliamo di bastoni da golf, ma della salute di persone.

    Rimaniamo in tema con la rieducazione. Il recupero in acqua invece è servito a rieducare il ginocchio senza la forza di gravità che si avverte a secco in palestra e quindi la piscina è una vera manna per chi deve recuperare da un infortunio che ci ha lasciato immobilizzati per un certo periodo. Sia esso un intervento ai legamenti, che alla spalla, anca, gomito, etc. Come ho scritto sopra, ho passato due mesi e mezzo in piscina, al contrario di altri pazienti che avevano cominciato con me, ma dopo il primo mese sono stati dirottati alla sola rieducazione a secco. Pareri discordanti e protocolli differenziati, da medico a medico. E ripeto che sono un atleta e anche in forma, nonostante l’età e ho visto quindi pazienti senza dubbio meno in forma e con muscolatura poco allenata lasciare la piscina anzi tempo. Vedremo nel tempo i risultati.

    Il mio ginocchio sta bene e ora sto ritornando piano, piano all’attività normale, farò qui di seguito il punto dopo l’estate, visto che saranno trascorsi otto mesi che per la ricostruzione dell’ LCA con tecnica S+G (Semitendinoso + Gracile) è il tempo per il pieno recupero che si estende fino a due anni per il consolidamento dell’intervento e del neo legamento. La vera prova del nove comunque, l’avrò quando rimetterò gli sci ai piedi, sia per le sensazioni nelle gambe, ma anche per l’aspetto psicologico, visto che scio da sempre e questa volta, mi sono infortunato così gravemente, non facendo allenamento in gigante/super G, ma in una discesa normalissima, in una situazione altrettanto normale e mi chiedo quindi se saprò scendere ancora con la stessa disinvoltura .

    Eccoci qui, gli sci sono stati rimessi ai piedi durante le scorse vacanze Natalizie e problemi non ne ho avuti. Non ho fatto allenamenti o altro, ma le curve le ho tirate come al solito, senza esagerare e per brevi tratti, ma come potete vedere dalla foto pubblicata qui sotto, sembra tutto normale. La mia stagione invernale per quest’anno si limiterà ad un’altra uscita durante le prossime vacanze Pasquali, neve permettendo e basta. Sono tornato a giocare a golf a tempo pieno e non ho voglia di rischiare altri infortuni ora che la stagione entra nel pieno e quindi, anche se a malincuore non ho fatto uscite con lo sci club , né settimane bianche di allenamento e per quest’anno va bene così. Ora parliamo un po’ della rieducazione vera e propria.

    Piero Crans Montana 2015
    Piero Gennaio 2015 – Clicca sull’immagine per Ingrandire

    Il ginocchio a tredici mesi di distanza dall’intervento, si presenta in buono stato, non è gonfio, né si gonfiava dopo allenamenti di running o durante gli squat con carichi medio pesanti, né durante l’attività sciistica che ho svolto senza l’ausilio di tutori e questo è buono. L’unica nota che stona è invece un rumore di click-  clack, che sembra provenire da sotto la rotula e che prima non sentivo, almeno non in maniera così marcata. La sensazione è proprio come se tibia e femore slittassero una sopra l’altro e andassero ad incastrarsi; non  c’è dolore e non avviene sempre, lo sento di più quando distendo e quindi, visto che gioco a golf, lo sento durante il passaggio impatto/finish e anche quando in campo cammino su pendii non in piano. Ho segnalato la cosa agli ortopedici, ma dicono che sia normale e la tenuta/lassità dei legamenti alle varie prove manuali è buona e come ho scritto sopra non ho problemi di sorta, ma questo click- clack prima non c’era.

    Ad oggi faccio ancora fatica ad arrivare a toccare con i talloni i glutei, o meglio con la sola gamba destra che è quella sana, arrivo senza alcun problema e vado anche oltre, mentre se provo ad inginocchiarmi e ad abbassare i glutei verso i talloni, all’inizio sento sia tirare che un leggero dolore e mano/mano che si scalda mi avvicino sempre di più, ma non tocco ancora completamente. Peggio succede da in piedi quando afferro il  piede sinistro con la mano e provo a tirarlo verso il gluteo. Devo inchinarmi in avanti per prendere il collo del piede e subito c’è resistenza per poi piano, piano cominciare a cedere e arrivare vicino al gluteo, ma anche in questo caso manca ancora un pochino. Va molto meglio rispetto a qualche tempo fa e probabilmente le cose miglioreranno ulteriormente nei mesi seguenti, ma al momento è così.

    Concludendo, sto rifacendo tutto, senza grossi problemi, alleno le gambe facendo squatdeadlift  e leg extension, oltre a correre, andare in bici e tutte le normali attività compresi balzi e cambiamenti di direzione veloci, ma il ginocchio non è più sicuramente quello di una volta. Inoltre va considerato anche che non ho avuto solamente l’intervento al crociato anteriore e menisco mediale, ma avevo lesioni anche agli altri legamenti e al piatto tibiale, ma non avendo il ginocchio che si gonfia né altri dolori forti, la situazione non è malvagia, salvo quel click – clack che spero in futuro non si riveli come processo degenerativo delle cartilagini e di non sviluppare artrosi del ginocchio, anche perché essendo sportivo, non posso dire di lasciarlo inattivo. Quindi a chi si trova nella stessa situazione, raccomando di eseguire la fisioterapia post intervento con la massima diligenza e impegno e di protrarla il più a lungo possibile, così come il potenziamento di tutti i muscoli della gamba che aiuteranno a supportare meglio l’attività del ginocchio e tutto tornerà in molti casi come prima o molto vicino a prima. E questo ve lo dice uno che non è nemmeno più giovanissimo!

    In bocca al lupo per tutto!

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  • Lesione Del Legamento Crociato Anteriore (LCA) e Operazione Di Ricostruzione: La Mia Esperienza

    Lesione Del Legamento Crociato Anteriore (LCA) e Operazione Di Ricostruzione: La Mia Esperienza

    Titolo: Lesione Del Legamento Crociato Anteriore (LCA) e Operazione Di Ricostruzione: La Mia Esperienza

    Autore: Piero Maina

    Conteggio Parole: 2.934

    Ciao a tutti, è un po’ che non scrivo e di solito negli ultimi tempi ero solito raccontare le novità nel campo del fitness e della forma fisica o della scienza dell’alimentazione o le novità in vista della preparazione a gare di fitness, ma ahimè, il giorn0 11 gennaio 2014 mi sono infortunato malamente sciando e ho riportato la lesione con rottura completa del legamento crociato anteriore (LCA), rottura del menisco mediale, compromissione del legamento crociato posteriore, compromissione del legamento collaterale mediale e frattura del piatto tibiale posteriore nel ginocchio sinistro. Beh, non male! La caduta non è stata rovinosa, nel senso che non ho fatto capriole con gli sci attaccati ai piedi, ho preso un’ “internata” e invece di scivolare via o di rimanere in piedi sullo sci interno, come di solito può accadere, forse a causa del fondo con neve artificiale, gli sci sono partiti verso monte e io mi sono sdraiato sulle code con il sedere attaccato agli scarponi e le ginocchia in alto e ho cercato di contrastare la caduta, anche perché stavo per dare il “giro”, come si dice in gergo e quindi mi aspettavo il peggio. Invece dopo una quarantina di metri fatti con la schiena sulla neve, sono riuscito a recuperare e a tornare in piedi, ma il legamento crociato anteriore non c’era più. Ho terminato la pista 200 mt. sotto sulle mie gambe, ma sentivo oltre al dolore, che qualcosa era successo, mi sentivo come ubriaco e non capivo veramente niente. Era la prima discesa della giornata del primo giorno della settimana bianca che ero andato a fare per allenarmi, ma arrivavo da dieci giorni sciati fino alla settimana precedente ed in formissima fisicamente e atleticamente, oltre ad essere un bravo sciatore con un passato di gare e che ancora si allena sugli sci. E’ vero che gli sci non rispondevano su quel fondo artificiale ed essendo la prima discesa, forse avrei fatto bene a scendere più tranquillo, ma la pista non aveva gobbe o altro, ho padronanza degli sci visto che scio da oltre quarant’anni ed è inutile andare a fare analisi post incidente, doveva succedere, è successo e ora si guarda avanti cercando di recuperare ginocchio e forma al meglio e prima possibile. Tornando al dopo incidente, oltre a pensare che quello che era successo aveva del grottesco, per il modo e la gravità, non volevo pensare al peggio. Ho chiamato un mio amico che avevo appena lasciato in cima alla pista, dicendogli che mi ero fatto male seriamente, ma che ero in piedi e l’avrei raggiunto alla telecabina per scendere a valle e di aspettarmi alla partenza. Nel frattempo ho provato a spingere le tibie sul linguettone degli scarponi e vedevo che stavo in piedi, ma se provavo a fare dei passi, mi sentivo “strano”, ancora non sapevo. Quando ho provato a rimettere gli sci e ho dato pressione sulle talloniere, la gamba sana non ha avuto problemi, mentre quando ho dato pressione con la gamba infortunata, ho avvertito una sensazione spiacevolissima che non scorderò mai più, la tibia è andata da una parte e il femore dall’altra; terribile! Ho chiamato subito il mio amico dicendo che era impossibile raggiungerlo  e da lì sono arrivati quelli del soccorso. La diagnosi è quella che ho scritto sopra e la mia settimana bianca è durata 10 minuti. Settecentocinquanta chilometri di viaggio per mezza pista, e altrettanti per tornare indietro la mattina dopo e grazie al fatto che la gamba infortunata era la sinistra e ho il cambio automatico, sono riuscito a rientrare guidando da solo. Questo il racconto sul come, adesso vediamo cosa è successo una volta rientrato a Roma.

    RMN Villa Stuart
    Clicca sull’immagine per ingrandire

    Ho effettuato la visita ortopedica che naturalmente ha evidenziato alle prove manuali quello che avevo avvertito rimettendo gli sci e che era già stato riscontrato al pronto soccorso di Brunico. Confermato poi dalla RMN con il referto che ho postato sopra e che metto in originale qui a fianco nella foto. Vista la situazione del mio ginocchio, abbiamo rimandato l’operazione di dieci giorni, anche per fare riassorbire in parte l’edema e vedere come rispondeva il ginocchio. Ho indossato un tutore post operatorio Don Joy e ho aspettato la settimana seguente. Visita lunedì 20 gennaio 2014 e operazione confermata per giovedì 23 gennaio 2014. Visto il fatto che sono ancora un atleta in attività, il mio ortopedico che è il Dr. Prof.  Attilio Rota, primario del reparto ortopedia dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, mi ha comunicato che pensava di operarmi utilizzando per la ricostruzione dell’LCA, il tendine rotuleo, in funzione della sua esperienza ventennale e che ancora preferiva per atleti che sottopongono a grossi carichi il ginocchio. Ma mi disse anche che in sede di operazione, se non avesse ritenuto le condizioni idonee, avrebbe utilizzato la tecnica di ST (Semitendinoso) + Gracile che oltretutto presenta alcuni pro rispetto al rotuleo. E questo è avvenuto. Non  ha ritenuto ideale la situazione e ha preferito ricostruire utilizzando ST + G. Oltretutto ho i tendini molto grossi e quindi è molto soddisfatto, infatti mi ha detto che ha usato per bucare tibia e femore una punta del 10 e ha poi messo viti dell’11 e mi dice che non capita molto spesso. Mediamente utilizza viti dell’8 e 9 e nei casi maggiori del 10. Ho potuto vedere l’operazione dalla chiavetta USB che mi ha dato e in effetti il ginocchio ha preso una brutta botta e questa è una situazione di partenza più invalidante rispetto a chi arriva con la sola rottura dell’LCA , inoltre sono stato operato anche al menisco mediale.

    Ora vi racconto com’è andata, di modo che possiate trovare informazioni utili:

    Mi sono operato la mattina del 23 gennaio e mi sono presentato in clinica alle 7 e 30 a digiuno, avevo già effettuato gli esami del sangue e l’elettrocardiogramma lunedì 20 e così ho risparmiato tempo. Espletate le operazioni amministrative (mi sono operato in clinica perché assicurato), mi hanno accompagnato in camera, non ho avuto bisogno di depilazione perché avevo già le gambe depilate, ma la prassi per chi ha i peli è di vedersi depilare la gamba. E’ entrato il dottore verso le 8 e 30 e mi ha fatto le solite domande di rito su malattie pregresse, fratture, operazioni, etc. Alle 9 mi hanno portato in sala operatoria e hanno cominciato a farmi l’anestesia, hanno utilizzato l’anestesia locale con tecnica bi-block, addormentandomi la sola gamba, dal piede all’inguine. Sensazione molto strana, perché iniziano dal polpaccio ed è come utilizzare un elettrostimolatore per trovare i nervi. (chi ha già provato, conosce la sensazione) Dolore sopportabile all’inserimento dell’ago, ma si avverte un primo dolore che diminuisce mano, mano. Poi procedono con una puntura dall’inguine, sempre con la stessa procedura delle contrazioni muscolari e poi una nel gluteo e la gamba comincia ad addormentarsi. Mi hanno dato anche un altro sedativo che mi ha mezzo rimbambito e sono entrato in sala operatoria verso le 9 e 20. La gamba era addormentata, ma io sentivo senza dolore apparente (anche se non vedevo niente perché avevo un telo davanti), tutti gli strumenti che mi toccavano il ginocchio e poi le “manovre” che mi venivano praticate che se non avessi avuto la gamba anestetizzata, probabilmente mi avrebbero fatto provare dolori inenarrabili. Alle 9 e 30 è iniziata l’operazione e io potevo vedere il mio ginocchio dal monitor, ma mi sentivo veramente rimbambito dall’anestesia che mi avevano dato oltre alla “locale” nella gamba e “sentivo” il lavoro all’interno. Così hanno deciso di addormentarmi completamente e mi sono perso il resto dell’operazione. Come ho scritto sopra, è stato utilizzato il Semitendinoso e il Gracile quadruplicato e i miei tendini donati sono molto grossi. Avevo chiesto al mio ortopedico Dr. Attilio Rota, cosa ne pensasse della donazione da cadavere, ma lui me l’ha sconsigliato, così come il tendine artificiale LARS. Lui non li utilizza, né lo utilizzano il 90% dei chirurghi al top nel mondo e quindi lui non era e non è disposto ad operare diversamente. E’ uno specialista del ginocchio e compie ricostruzioni del crociato al ritmo di 100/150 crociati all’anno da vent’anni e credo quindi che abbia l’esperienza per parlare. Alle 11 e 40 sono rientrato in camera. Mi sono risvegliato da subito e avevo il tutore bloccato completamente a zero gradi, la gamba era totalmente addormentata e avevo l’antidolorifico che attraverso la flebo faceva il suo dovere. Il contenuto era toradol più morfina ed è durato circa 30 ore. Mi hanno somministrato sempre tramite flebo un antibiotico ogni 12 ore. La prima notte è stata pesantuccia, la gamba ha cominciato a risvegliarsi partendo dal piede poco dopo la mezzanotte e naturalmente dormire non è stato semplice, visto che sono abituato a dormire sul fianco, ma qui era impossibile. Dovevo dormire supino, sulla schiena, ma ogni tanto dovevo spostarmi per far respirare glutei e schiena e in quel caso il ginocchio si faceva sentire. Sentivo sia il peso delle lenzuola sui piedi che il dolore nella parte posteriore della gamba, nella zona dove erano stati prelevati i tendini per la ricostruzione del neo legamento. Dolori presenti, ma sopportabili. Considerate che dalla mattina successiva, la gamba ha cominciato a risvegliarsi sempre più, ma grazie al toradol e morfina, il dolore era sopportabile. Avevo il drenaggio nel ginocchio con un tubicino che usciva dal buco dell’artroscopia  e ho sentito che avevo perso circa 150 ml di sangue la prima notte e andava bene. Nel pomeriggio del giorno successivo all’operazione, ho provato ad alzarmi, con il tutore bloccato e con il drenaggio. Mi sono seduto sul bordo del letto e poi con l’aiuto delle stampelle (canadesi), mi sono alzato in piedi, ho fatto pochi passi nella stanza e poi sono tornato a letto. Qui i protocolli differiscono da medico a medico e da paziente a paziente, più avanti vi racconterò il mio. La seconda notte, anche se l’antidolorifico in vena era terminato e la gamba era più sveglia, ho dormito leggermente meglio. Ho preso il toradol prima di dormire sotto la lingua, mi hanno spruzzato un po’ di liquido con una siringa e pur avendo male nella zona del prelevamento e anche sul ginocchio/tibia, ho dormito discretamente. Sabato mattina 25 gennaio, mi hanno dimesso. E’ venuto il Dr. Attilio Rota in persona a medicarmi e a dimettermi. Mi ha tolto il drenaggio con un po’ di dolore, ma sopportabile e mi ha fatto vedere come usare il Kinetec. Il suo protocollo prevede tre settimane di ginnastica passiva solo con il  kinetec, così da far “raffreddare” il ginocchio dall’operazione e recuperare completamente la mobilità dello stesso e poi dalla quarta settimana cominciare con la fisioterapia attiva, per ulteriori tre settimane (in prima battuta), tre giorni a secco e due giorni in piscina e al termine di queste tre settimane decidere la terapia di conseguenza. Questo protocollo viene utilizzato anche da atleti olimpionici operati da lui. Al momento sono alla seconda settimana di fisioterapia attiva e quindi non ho ancora terminato il periodo. Ma vediamo com’è andata fino ad oggi.

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    Ho cominciato con il kinetec sabato 25 gennaio 2014 appena arrivato a casa e i primi due giorni (sabato e domenica) mi sono limitato a 30°/35° due volte al giorno per 45 minuti. Dal lunedì le sedute sono diventate tre da un’ora ciascuna sono arrivato gradualmente a 60°  giovedì, quindi a una settimana dall’operazione.

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    Ecco il mio ginocchio a una settimana: Ginocchio che a detta dell’ortopedico si presentava molto bene, anche se per me era parecchio gonfio e la gamba che fino a una settimana prima era tonica e abituata ad alzare grossi pesi, veramente piccola, quasi biafrana, la prendevo con due mani. Seconda settimana passata sempre sul kinetec per tre sedute giornaliere da un’ora arrivando da 60° per arrivare a 90° il secondo giovedì. Alla fine di ogni seduta ho sempre messo ghiaccio per circa venti minuti. Non ho fatto elettrostimolazione col Compex che posseggo e che è unaWP_20140204_11_55_33_Pro componente del mio protocollo attuale. Ho rispettato quanto mi ha detto il mio ortopedico, ma ora dove faccio fisioterapia ci sono persone e soprattutto atleti che sono già in palestra a fare fisio attiva e passiva dopo 4 giorni. Sono scelte, ripeto. Ad ogni modo, il secondo giovedì a 14 giorni, mi sono stati levati i punti e sono rimasto con tutore bloccato a 60° e mi è stata tolta una stampella. Infine nella terza settimana, sono arrivato a 120° che è il massimo del Kinetec e ci ero già arrivato il lunedì, quindi in anticipo sui tempi. Ho cominciato a provare a levare completamente le stampelle dentro casa e a caricare sulle scale con passi alternati come se avessi entrambe le ginocchia sane. Visita il mercoledì e conferma di un ginocchio in buone condizioni, con una mobilità ottima per la terza settimana, ma chiaramente ancora molto “duro”. Infatti, bisogna arrivare a piegare si il ginocchio con il kinetec a 120°, ma se uno prova a piegarlo da solo, la cosa deve risultare ancora alquanto difficile. Prima di passare a WP_20140211_12_16_08_Proraccontare la prima settimana di riabilitazione a Villa Stuart a fare fisio attiva, vi racconto le tre settimane passate a casa in termini di dolori e funzionalità. La casa dove abito è su due livelli e quindi ho fatto trasportare un letto al piano terra per le prime due settimane, ma considerate che le scale le salivo con le stampelle già dal quarto giorno post operatorio. Onde evitare possibili incidenti ho preferito rimanere al pianterreno e di non andare quasi mai al piano superiore, ma sappiate che nel caso non riusciste ad organizzarvi, ce la potete fare. Per rientrare a casa ho dovuto viaggiare disteso per lungo sul sedile posteriore e le buche si sentivano un po’ nella zona del prelevamento, ma niente di trascendentale. La prima notte a casa che era la terza dopo l’operazione, ero senza l’antidolorifico in vena e ho preso il bufren per bocca tre volte al giorno, per poi scendere a due dal lunedì, una a pranzo e una a cena prima di dormire e vi assicuro che i dolori sono rimasti sotto controllo. Semmai i dolori sono aumentati nella zona della tibia a destra e a sinistra della cicatrice che è rimasta insensibile fino a questi giorni che sono 30 dopo l’operazione. E poi abbastanza dolore sotto la rotula. Ho avuto male a più riprese per tutto questo mese, ma sempre di meno e ad ondate. Dal quinto giorno si dorme decisamente meglio e dalla seconda settimana è tutto in discesa. La doccia non l’ho più fatta fino al lunedì della terza settimana, quindi in diciottesima giornata. Questo è già un lato molto positivo e poi le gambe, per quanto piccole e instabili, cominciano anche se a fatica a risopportare il peso ed ho ricominciato a salire le scale a passo alternato in ventesima giornata e anche a guidare col cambio automatico. Infatti anche se fossi passeggero, una volta che la gamba può essere distesa, farebbe esattamente lo stesso e non devo né frenare, né usare la frizione. C’è da dire che arrivavo da una situazione fisica di iper allenamento e quindi nonostante la mia età , non posso confrontarmi con pazienti che sono in sovrappeso o svolgono una vita sedentaria. Come ho scritto sopra, ogni paziente risponde a modo suo, sappiate che dal primo giorno che sono tornato a casa, le gambe le ho lasciate stare, ma tutto il resto ho ripreso ad allenarlo con i dovuti tempi e modi. Certo facevo e faccio una gran fatica per via dell’indebolimento e il fiato che non c’è più e poi la fatica per proteggere le aree infortunate, ma grazie ad esempio alla mia area addominale e del “core”, riesco a deambulare e a compiere gli esercizi isometrici con estrema facilità e che sicuramente non riuscirei a fare se arrivassi da una situazione pregressa di non allenamento e di sovrappeso. Per quanto riguarda i medicinali, ho preso l’antibiotico per via intramuscolare per cinque giorni due volte al giorno, abbastanza doloroso, poi il gastroprotettore per via orale per dieci giorni, l’antidolorifico fino a quando sopportavo i dolori; io l’ho sospeso in decima giornata e poi la puntura nella pancia di Clexane, 4.000 U.I.  per i trombi per venti giorni, una volta al giorno la sera e la calza a compressione anti trombosi che ho indossato per 20 giorni.  Ho fatto Kinetec fino a domenica 16 Febbraio 2014 e poi lunedì ho iniziato il protocollo attivo che perdura anche adesso fino a tutta la prossima settimana. Il protocollo prevede Lun/Mer/Ven in palestra a secco con esercizi di isometria e questa settimana che sono a 30 giorni dall’intervento ho aggiunto camminata sul tapis roulant e cyclette, più elettrostimolazione che faccio anche a casa. A casa poi continuo con il P90X ridotto e trazioni alla sbarra con gambe in isometria. Il Mar/Gio, invece sono in piscina, dove svolgo esercizi di mobilità e rafforzamento, con la riduzione della gravità grazie alla presenza dell’acqua. E questo è un ottimo aiuto per ricominciare gradualmente. Ricordate che ora stiamo guarendo e stiamo ripartendo, non possiamo considerarci atleti sani e quindi i muscoli vanno trattati diversamente da un muscolo sano, allenato e ipertrofico come ero abituato ad avere. Ed infatti proprio ieri ho avuto una contrattura all’ischiocrurale che spero si risolva nei prossimi giorni come tale e che non sia una lesione perché questo comporterebbe tempi più lunghi. “Quality over quantity” .

    Bene, continuerò a tenervi aggiornati fino a completa guarigione, sperando di farvi cosa gradita e spero che possiate trovare spunto se siete in una situazione analoga. Se avete domande, scrivetemi pure e il proseguo lo farò in articoli nuovi,(qui) anche per avere una lettura più agevole, visto che qui siamo già a quasi 3.000 parole. Naturalmente metterò il link così che possiate ritrovare questo articolo, sempre nelle categorie “Tenersi in Forma” e  “infortuni”.

    Stay Tuned!

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