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Shaft – Piero Maina's Website – Never Give Up!

Piero Maina's Website – Never Give Up!

Tag: Shaft

  • Lo Shaft

    Lo Shaft

    Titolo: Lo Shaft

    Autore: Piero Maina

    Conteggio Parole: 2.177

    Prima pubblicazione: 3 Ottobre 2006 @ 23:36

    Ciao a tutti, parliamo oggi di un elemento importante nel bastone da golf: lo shaft.
    Come sapete ho suddiviso in 22 le variabili su cui un clubfitter/clubmaker può intervenire per modificare/migliorare il gioco e lo shaft ha 6 variabili su cui intervenire. Ricordiamo qui sotto quali sono:

    1)      Flessione

    2)      Torque

    3)      Peso

    4)      Allineamento della spina (assimetricità)

    5)      Profilo di flessione

    6)      Composizione dei materiali e design

    Per praticità non prenderò ogni singolo elemento, ma farò un discorso sommario sugli shaft che comprenderà tutte le variabili sopra elencate. Anche perché se dovessimo sviscerare ogni punto in profondità, non basterebbero 100 pagine!

    Il primo mito da sfatare è che lo shaft sia il motore del bastone da golf. Invece, piuttosto che il motore, lo shaft andrebbe paragonato mantenendo l’accostamento automobilistico alla trasmissione dell’autovettura. Il motore è il golfista, colui che genera la potenza da trasmettere alla palla attraverso lo shaft, quindi sarà opportuno scegliere una trasmissione in linea con la nostra potenza. Se abbiamo un motore di una Ferrari con una trasmissione adatta ad una Panda, probabilmente incontreremo qualche problema.

    L’esempio scritto qui sopra è naturalmente un caso fra i tanti, ma in effetti scegliere la flessione adatta non è sempre semplice, visto che nel mercato del golf  e ancora di più per quel che riguarda gli shaft non esiste una standardizzazione e peggio ancora l’eventuale flessibilità riscontrata, andrà vista come livello di distribuzione lungo il profilo stesso dello shaft. Infatti negli anni passati per indicare la flessibilità dello shaft, si bloccava la parte terminale posteriore dello stesso (butt) su un pannello che riportava delle scale graduate e si attaccava  alla parte più sottile (tip) un peso che faceva flettere lungo un arco lo shaft. Si andava poi a leggere sul pannello il grado corrispondente che ne determinava la flessibilità. Più avanzato e ancora in uso oggigiorno è l’utilizzo dell’ analizzatore della frequenza dello shaft. In pratica si misura tramite uno strumento elettronico quante oscillazioni fa la parte terminale dello shaft con un peso attaccato . Più la frequenza che si legge è alta e più duro (stiff) è lo shaft. Questo però è vero solo in parte, in quanto se misuriamo solo la frequenza del butt, avremo solo una parte dell’informazione. Per ottenere l’informazione completa, dovrò analizzare le frequenze lungo tutta la sua lunghezza, utilizzando pesi differenti e riportando i valori che otterrò su carta millimetrata o direttamente in forma grafica con un PC e così scopriremo che shaft con frquenza simile nella parte posteriore,(butt) possono variare completamente nella parte mediana e/o finale, fornendo risultati completamente diversi nelle sensazioni ricavate, ma anche nel gioco e nel volo di palla. E questo con flessibilità riportate sulle serigrafie in maniera classica. Quindi crederò di giocare uno shaft R perchè così troverò scritto, ma da quello che ho scritto sopra si capisce che questa classificazione risulta essere troppo semplicistica e non veritiera.

    Altra metodologia usata nel mondo del clubmaking per verificare il profilo di flessibilità, è la EI

    E sta per  “modulus of elasticity”, che misura la durezza/rigidità del materiale con cui è costruito lo shaft. In particolare ci dice quanta forza è necessaria per deformare quel materiale a un certo livello. Naturalmente l’acciaio avrà un valore E molto alto e la gomma molto basso.

    I sta per “area moment of inertia”, che misura la durezza del materiale. Si leggerà un valore I tanto più elevato, quanto più materiale sarà presente e/o per diametri più grandi e/o materiali più duri specificamente.

    In Pratica, così come con l’analizzatore di frequenza, qui utilizzando la deformazione dello shaft attraverso una forza applicata nelle varie porzioni dello stesso, invece che attraverso le oscillazioni, ricaveremo il profilo in maniera più stabile e avremo informazioni interessanti su come la flessibilità è distribuita dal butt al tip e come incide sull’angolo di lancio e proprio sull’incidenza nel volo della palla da parte dello shaft vorrei aprire una piccola parentesi.

    La prima cosa è la nomenclatura dei vari punti di flessione che ancora oggi si usa (kick point), cercando shaft con kick point alto o basso o medio e non sapendo che anche qui non esiste una standardizzazione e che fra uno shaft con kick point alto e uno basso la differenza a livello di distanza fra i due punti sarà minima, ma diremo per comodità che quando parliamo di kick point alto avremo uno shaft dal tip più duro e viceversa quando parleremo di kick point basso avremo uno shaft con tip più morbido. La seconda e più importante cosa da ricordare è che molti golfisti erroneamente pensano che il volo della palla estremamente alto sia spesso causato da uno shaft troppo morbido o con kick point basso, bene, sicuramente queste due caratteristiche incideranno si, ma non così spesso e nella misura che si pensa. Ci sarà un incremento sia nell’angolo di lancio che nel backspin in maniera corretta, se chi gioca avrà una velocità della testa del bastone all’impatto estremamente più elevata rispetto al range per cui lo shaft è stato prodotto e ancor di più se il giocatore rientrerà in quella piccola minoranza di giocatori con un rilascio dei polsi ritardato e con un angolo di attacco che sarà risalente sulla palla (upswing). Ho scritto sopra in maniera corretta, in quanto avremo un aumento sia nell’angolo di lancio, ma soprattutto nel backspin anche per quei tanti giocatori che attacheranno la palla dall’alto con un’angolo di attacco negativo e in questo caso il backspin aumenterà tantissimo, non a causa dello shaft morbido, ma proprio per un errore di esecuzione, naturalmente la cosa è riferita al drive e in parte ai legni da terra, (3/5) ed è sempre un discorso generalizzato. Detto questo, sarà quindi più una questione di sensazioni provate e di altre cause che non sono imputabili allo shaft che porteranno la palla a volare più alta e se si avrà l’occasione di osservare la posizione della testa del bastone all’impatto attraverso l’uso di una telecamera ad alta velocità, la si vedrà perfettamente diritta e allineata con tutto lo shaft invece che davanti al tip. Per concludere, sappiate che in molti casi avrà maggior responsabilità l’abilità tecnica del golfista che tenderà a far aumentare il loft dinamico all’impatto e dal punto di vista dell’attrezzatura, la maggior responsabilità andrà imputata più  alla testa del bastone che allo shaft, ma anche alla lunghezza e il bilanciamento (SW/MOI- Swingweight/ Momento d’Inerzia)  dello stesso.

    Importantissimo per lo shaft sarà il peso, essendo lo shaft primariamente un discorso di sensazioni provate, inoltre il discorso va differenziato fra legni e ferri. Se da un lato c’ è una percentuale maggiore di giocatori che predilige lo shaft d’acciaio con l’uso dei ferri, dovuto sia a sensazioni oggettive che per la ricerca di ottenere maggior consistenza di gioco, dall’altro ci sono giocatori che per problemi articolari o altro non possono giocare con shaft d’acciaio sui ferri; infatti la grande differenza fra gli shaft d’acciaio e quelli in grafite è la netta diminuzione delle vibrazioni, vibrazioni che saranno maggiori negli shaft d’acciaio. Se in passato c’era differenza anche di peso, oggigiorno anche per i ferri si possono trovare shaft in acciaio del peso di 70/80 gr. e di converso la grafite nota per la sua leggerezza si trova  disponibile in grammature extrapesanti, anche oltre 130 gr. Quindi oggi anche fra i professionisti dei vari Tour, Tour maggiori inclusi, troviamo giocatori che giocano con shaft in grafite. Naturalmente una minoranza sul PGA/European Tour e fra i giovani, ma sempre di più fra le donne e seniores che utilizzano anche acciaio leggero e ultraleggero.

    Riassumendo, lo shaft che una volta sui ferri veniva venduto quasi esclusivamente in acciaio ( TT Dynamic Gold) e pesante (120/130 gr.) ha via, via visto la disponibilità prima con la grafite, poi con le moderne leghe di acciaio, di avere shaft sempre più leggeri. Lo stesso vale maggiormente per i legni, che anch’essi agli inizi venivano resi disponibili solo con shaft d’acciaio pesanti e poi fino ai giorni nostri si è scesi anche al di sotto di 40 gr.

    Sui legni, la caratteristica di avere uno shaft leggero permetterà di ottenere maggiore velocità della testa del bastone e quindi maggior distanza, a patto di avere anche le caratteristiche all’impatto corrette, altrimenti la maggiore velocità della testa, non sempre si tradurrà in maggior distanza. Siccome sui legni la cosa più importante è la distanza, sarà facile capire perché si trovino quasi esclusivamente shaft in grafite. Se pensiamo che il peso è diminuito di circa 80 gr. la differenza è notevole. Certo, difficilmente uno shaft di 45 gr. verrà montato da un giocatore del tour sul drive, anche se ultimamente si trova qualcuno che sta sperimentando questa via e un altrettanta piccola minoranza che utilizza shaft sul drive di 100 gr. (mediamente si va dai 65 agli 80 gr.), ma per i comuni mortali che sono la maggioranza, vale la regola che un bastone più leggero come massa totale sarà più agevole da swingare, quindi ci farà stancare meno e produrrà maggior distanza perchè mosso ad una velocità maggiore a patto di avere anche una lunghezza che si è in grado di gestire e ci faccia colpire la palla col centro della faccia. Va detto che per vedere una certa differenza, il cambio dello shaft in ordine di peso dovrà essere di almeno 40 gr. (discorso diverso per i legni), quindi per i ferri uno switch da uno shaft di 120/125 gr. a uno di 90 gr. farà già sentire una gran differenza, sapendo poi che si potrà scendere ancora 15/20 gr. rimanendo sull’acciaio, o addirittura di più di 40gr se si opterà per la grafite, ma l’importante sarà avere un bastone che oltre ad essere leggero sia controllabile. Quindi via libera alle sperimentazioni, ma con giudizio.

    Veniamo alla torsione (Torque), la resistenza dello shaft durante il downswing/impatto all’avvitamento su se stesso se troppo morbido nel tip (parte finale dello shaft). Infatti il peso della testa del bastone applicherà una forza notevole all’impatto (anche più di 1,5 Tons) e quindi anche in questo caso se il materiale non sarà all’altezza della situazione assisteremo a colpi che andranno fuori linea.

    Il problema era maggiore con gli shaft in grafite di prima generazione, ma in seguito avendo maggiore expertise sulla costruzione con l’utilizzo di materiali esoterici (boro, zylon, etc.) e sul modo di orientare le fibre anche con la grafite si è riusciti ad avere shaft con torsione minima 1,5° fino ad un massimo di 8°. Con l’acciaio, proprio per la natura costruttiva il range sarà più ristretto, da 2° a 3.5°.

    Anche per la torsione sarà logico che un giocatore estremamente potente, con un downswing irruente ed un rilascio ritardato dei polsi, avrà bisogno di un torque più basso (meno gradi = più resistenza alla torsione), ma come linea orientativa, diciamo che un giocatore con tempo veloce ed uno swing aggressivo, non avrà sorprese se il suo range di torque sarà compreso tra 1,5° fino a 4,5°/5°, viceversa un giocatore con velocità più basse (sotto le 85mph con il drive), farà bene a scegliere shaft con torque superiore a 3°, se non vorrà ottenere sensazioni sgradevoli all’impatto anche quando il colpo effettuato sarà perfetto. Ricordo sempre che gli esempi sopracitati sono validi in maniera generalizzata.

    Per chiudere parliamo un attimo della famosa “spina” che non è da confondere con quella elettrica, né con la più famosa birra. E’ un argomento che va tanto di moda negli ultimi anni, visto che qualcuno ha investito molte migliaia di dollari, fino a brevettarne il sistema (SST Pure e Peaked Performance). A differenza di quanto molti credono, lo shaft nella sua costruzione tubolare, non è perfettamente simmetrico. E’ vero che pure le regole del golf nella loro appendice II recitano che gli shaft mostreranno le stesse proprietà di flessione in ogni direzione e quindi anche lo stesso grado di flessibilità, ma questo nella maggioranza dei casi non sarà vero (Shaft del passato e shaft di bassa qualità/OEM primo equipaggiamento). Non è che non si possa costruire uno shaft perfettamente simmetrico, ma questo richiederà costi maggiori e quindi le aziende non sono sempre disposte a percorrere quella direzione anche se oggi nel top di gamma la consistenza di costruzione è più che ottima. Il risultato teorico di avere uno shaft disallineato è quello che possa generare dei colpi fuori linea e quindi non si possa ottenere il massimo dal proprio shaft. Qui il discorso è lungo e complesso e non valido per tutti e quindi lo tralascerò. Chiuderei quindi qui il discorso sugli shaft, dicendo che nella grafite i prezzi variano da US$10 a US$ 1.200 e non sempre dietro al prezzo troveremo il valore che paghiamo, o per meglio dire, non è che con uno shaft dal costo di oltre 1.000 dollari aumenterò la mia distanza automaticamente, mentre per l’acciaio il discorso è profondamente diverso e il maggior costo è dovuto a tecnologie veramente innovative. Anche nella grafite troviamo oggi nuovi materiali innovativi e costosi che consentono un miglioramento nella stabilità dei profili e ci sono aziende che riescono a replicare le stesse precise identiche frequenze e quindi profili su tutte le classi di peso degli shaft indistintamente, ma la qualità si paga!

    La tecnologia avanza!

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  • Il bastone da golf su misura e le 22 variabili su cui intervenire

    Il bastone da golf su misura e le 22 variabili su cui intervenire

    Titolo:  Il bastone da golf su misura e le 22 variabili su cui intervenire

    Autore:Piero Maina

    Conteggio Parole: 1746

    Spesso mi sono trovato a discutere su quanto un bastone da golf su misura/”fittato” possa influenzare positivamente il gioco e naturalmente il dibattito a seconda di chi era l’interlocutore poteva prendere pieghe diverse. Come ho già scritto in altri articoli,  l’ indiano alias il golfista è sicuramente più importante del bastone, in quanto anche con il bastone più performante della terra, se non sarò coordinato non alzerò palla. Viceversa se sarò un golfista particolarmente dotato giocherò con qualsiasi bastone, naturalmente compensando e “mettendoci del mio”, ma saprò con fatica e mestiere, mandare la palla nella direzione voluta. Premesso questo, sono pronto a confermare che non esiste bastone da golf di serie che vada meglio di un bastone fatto su misura da un bravo clubmaker dopo un’attenta sessione di fitting. Sicuramente ci possono essere delle eccezioni, nel senso che un giocatore che sia molto vicino agli standard utilizzati per la costruzione del bastone di serie possa trovarsi bene, ma se lo stesso venisse assemblato nuovamente con specifiche identiche e materiali superiori, si avrebbero altre sensazioni e rese, GARANTITO! (Una piccola parentesi: fare lo score, resta poi un altro mestiere e questo vorrei che fosse chiaro una volta per tutte)

    Quando parliamo di bastoni da golf di serie, dobbiamo pensare che la scelta sarà per forza limitata anche se in questi ultimi anni si è ampliata e con la possibilità di semi personalizzazione si è fatto un altro passo avanti rispetto al passato, ma dietro l’offerta ci sono sempre ragioni commerciali. Al di fuori delle tolleranze di produzione che non permettono di ottenere le specifiche dichiarate, le aziende devono sempre provare a fornire un modello “standard” che accontenti la maggior parte dei golfisti, lasciando con l’amaro in bocca tutti coloro che avranno caratteristiche distanti da quelle presenti su quel bastone; statiche e dinamiche.

    La differenza di un bastone su misura è che la scelta dei componenti da cui possiamo attingere è a priori più ampia visto che abbiamo a disposizione l’intero mercato. Scegliendo una testa del bastone che più si addice a noi tecnicamente, ma che sarà anche di nostro gradimento alla vista e per materiali e processi produttivi, in quanto non dimentichiamo che  qualunque bastone che sulla carta appaia perfetto, se non verrà accettato da chi deve giocarci, non giocherà mai. Continuando, potremo scegliere lo shaft che fra i modelli in “after market ” sarà sicuramente un prodotto superiore rispetto a quelli offerti in “primo equipaggiamento”  e la scelta è a 360°  in termini di peso/profili e materiali e in ultimo il grip completerà l’opera a livello estetico, ma non dimentichiamoci dell’importanza che riveste tecnicamente e quindi creare il giusto diametro e il giusto peso e utilizzare la giusta tipologia, in modo che il cocktail dei componenti una volta assemblati sia ad hoc in termini di lunghezza,peso,angoli e bilanciamento per il golfista in questione che dovrà giocarci. Per quei giocatori alti di handicap che sono piuttosto discontinui in termini di ripetitività e consistenza, il bastone su misura li aiuterà a minimizzare i loro difetti di swing. Nel senso che se fanno slice, continueranno a fare slice finché non riusciranno a cambiare il movimento, ma se si ostineranno a giocare con certe tipologie di bastoni il divertimento che dovrebbe derivare dal gioco si trasformerà in totale delusione. Con le dovute modifiche all’attrezzatura invece vedremo il difetto del volo della palla diminuire e trovando un po’ più spesso il fairway anche il resto del gioco ne godrà.

    Un’azienda per quanto possa cercare di personalizzare un bastone da golf, non sarà mai in grado per tempi,costi e organizzazione di personalizzarlo come un clubmaker professionista di buon livello, visto che le variabili su cui si può intervenire sono addirittura 22. Certo non tutte le 22 variabili sono variabili principali o variabili “A”, ci sono anche variabili secondarie o “B” che avranno un effetto minore nel cambiamento/miglioramento del gioco e/o del volo della palla e addirittura un ulteriore downgrade a variabile “C” per alcune specifiche che avranno un effetto quasi trascurabile sul miglioramento del gioco. Ovviamente come clubfitter, non guarderò una ad una queste varabili, ma una volta identificate le problematiche di quel dato giocatore dopo un’attenta analisi all’interno di una sessione di fitting , ricercherò sempre in primo luogo  le eventuali anomalie “A” perchè una volta sistemate il giocatore si accorgerà immediatamente del miglioramento, ottenendo un chiaro,visibile,tangibile cambiamento in meglio e nulla verrà lasciato al caso. Questa diversificazione è stata fatta dal noto Clubmaker/Clubfitter e oggi produttore di componentistica per clubmakers Tom Wishon.

    Io e Tom Wishon – Tampa (FL) USA – 2008

    Tom Wishon è sicuramente uno dei più grandi esperti viventi in termini di conoscenza dei bastoni da golf, con 38 anni di studio dei bastoni e fondatore e presidente della Tom Wishon Golf Technology, ex professionista di golf della PGA Americana, per 11 anni nel panel tecnico di Golf Digest, ha progettato oltre 50 nuove teste di bastoni con innovazioni che lo consacrano come l’unico nel mondo dei progettisti di bastoni da golf ad avere fatto ciò e i suoi modelli hanno vinto sia sul PGA Americano che in Ryder Cup. E’ stato il clubfitter del compianto Payne Stewart  e Scott Verplank oltre ad altri giocatori di fama internazionale e di due presidenti degli Stati Uniti. Ho avuto l’onore di conoscere Tom Wishon, oltre a partecipare a seminari dove lui era relatore, di studiare i suoi libri e anche di avere degli scambi di idee via e-mail direttamente con lui.

    Vediamo di seguito quali sono le 22 variabili suddivise per area:

    Testa del bastone

    Shaft

    • Peso
    • Flessibilità
    • Profilo della flessibilità
    • Torque
    • Distribuzione del peso/Punto di bilanciamento

    Grip

    • Tipo
    • Misura
    • Peso

    Bastoni assemblati

    • Lunghezza
    • Swingweight/MOI
    • Peso Totale
    • Set Make-Up (Composizione dei bastoni nella sacca)

    Ora, non è che quando un giocatore si presenta chiedendo un bastone su misura con delle richieste del tipo: colpire la palla lunga,diritta e forte e fare par su tutte le buche , magari essendo un giocatore dalle capacità golfistiche limitate e non proprio atleticamente in forma, noi saremo in grado di accontentarlo; perchè pur migliorando sensibilmente la qualità dei suoi colpi, il suo livello medio basso non gli permetterà comunque di diventare un giocatore scratch con la sola attrezzatura personalizzata. Lo stesso dicasi se la richiesta fosse per ottenere un drive che gli permetta di mandare la palla a 250mt. Se la bassa velocità della testa del bastone e le scarse caratteristiche dello swing non saranno consone, non sarà possibile raggiungere quel risultato. D’altro canto come ho scritto sopra se lo stesso giocatore insiste a giocare con attrezzatura sbagliata, una volta creato il drive adatto a lui la distanza aumenterà esponenzialmente e anche la precisione, ma i 250 mt. resteranno un sogno, a meno che anche le prestazioni fisiche e lo swing non crescano altrettanto nella giusta direzione.

    Come mia abitudine cerco di spiegare meglio  che posso, approfondendo, ma senza entrare troppo nel tecnico e spero di esserci riuscito, altrimenti faremmo un corso di clubmaking/fitting. Vorrei concludere aggiungendo gli effetti primari “A” e secondari “B” delle 22 variabili presentate qui sopra nell’articolo così che anche voi possiate comprenderne la correlazione:

    DISTANZA

    Effetto “A”

    • Loft
    • Lunghezza del bastone
    • Peso totale
    • Peso dello shaft
    • Swingweight/MOI
    • Roll (Drive)

    Effetto “B”

    • Momento d’Inerzia (MOI riferito all’asse del centro di gravità)
    • Roll (Legni da terra)
    • Posizione del Centro di Gravità
    • Set Make-Up (Composizione dei bastoni nella sacca)
    • Flessibilità dello shaft
    • Profilo della flessibilità dello shaft
    • Disegno della faccia

    PRECISIONE

       Effetto “A”

    • Angolo di lie (Ferri corti e medi, Wedges, putter)
    • Lunghezza
    • Angolo della faccia (legni)

    Effetto “B”

    • Face Progression/Hosel Offset
    • Shaft Torque (Legni)
    • Momento d’inerzia della testa del bastone (asse dello shaft)
    • Posizione del Centro di gravità
    • Peso Totale
    • Set Make-Up (Composizione dei bastoni nella sacca)
    • Diametro del grip
    • Peso dello shaft
    • Distribuzione del peso/Punto di bilanciamento dello Shaft
    • Swingweight/MOI del bastone

    TRAIETTORIA

       Effetto “A”

    • Loft
    • Roll (Drive)

    Effetto “B”

    • Face Progression/Hosel Offset (Legni,Ibridi)
    • Posizione del Centro di Gravità
    • Flessibilità dello shaft
    • Profilo della flessibilità dello shaft
    • Roll (Legni da terra)

    CONSISTENZA

       Effetto “A”

    • Angolo di lie (ferri, wedges, putter)
    • Angolo della faccia (legni)
    • Lunghezza del bastone
    • Swingweight/MOI
    • Set Make-Up (Composizione dei bastoni nella sacca)

    Effetto “B”

    • Roll (Legni)
    • Bounce (Ferri, wedges)
    • Raggio e larghezza della suola (Ferri,wedges)
    • Peso dello Shaft
    • Momento d’Inerzia della testa del bastone (asse della testa)
    • Diametro del grip
    • Peso totale
    • Posizione del Centro di Gravità

    FEEL/SENSAZIONI

       Effetto “A”

    • Tipo di Grip/composizione
    • Diametro del grip
    • Swingweight/Moi
    • Set Make-Up (Composizione dei bastoni nella sacca)
    • Peso dello shaft
    • Peso Totale
    • Flessibilità dello shaft (legni)
    • Profilo della flessibilità dello shaft (legni)

    Effetto “B”

    • Momento d’Inerzia della testa del bastone (asse della testa)
    • Flessibilità dello shaft (ferri)
    • Posizione del centro di gravità
    • Lunghezza del bastone
    • Profilo della flessibilità dello shaft (Ferri)

    Bene, direi che una volta in possesso di queste informazioni, saremo in grado di intervenire “primariamente” su quelle specifiche che sono di maggior importanza sull’effetto del gioco, con un po’ di allenamento si arriverà a padroneggiarle e quindi a comprendere meglio su quali caratteristiche del bastone operare. Ricordiamoci inoltre che le specifiche sopra riportate sono inerenti solo ed esclusivamente per i bastoni e se la palla volerà alta per un difetto di “swing”, la correzione che ne deriverà cambiando o modificando tale specifica ce ne farà notare il cambiamento senza aver modificato il nostro swing.

    Concludendo, ecco perchè non si possono confrontare dei bastoni di serie con quelli costruiti “realmente” su misura. Per realmente intendo dire con cognizione di causa e giusti materiali assemblati al fine di ottenere le migliori performances per quel giocatore. Per ripetermi, non è che se avrò dei “super componenti” e li “incollerò” insieme otterrò un bastone “super” per forza, il solo top di gamma non giustifica la perfetta riuscita e viceversa. Bisogna avere componenti di buona/ottima qualità, ma soprattutto che le specifiche una volta assemblati i componenti, siano quelle corrette per il golfista che dovrà giocare con quel bastone.

    Come per un vestito, se avete avuto l’occasione di provare vestiti fatti su misura per voi fatti da un buon sarto e soprattutto quando le vostre caratteristiche fisiche non sono proprio “classiche” capirete cosa voglio dire. Buon gioco!

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  • LA LUNGHEZZA DEL BASTONE DA GOLF

    LA LUNGHEZZA DEL BASTONE DA GOLF

    Titolo: LA LUNGHEZZA DEL BASTONE DA GOLF

    Autore: Piero Maina

    Conteggio Parole: 1671

    Oggi parliamo della lunghezza del bastone da golf e non dell’organo sessuale maschile. Eppure quando tocco questo tasto sembra che l’oggetto al centro della discussione sia proprio lui. Di seguito cercherò di analizzare meglio l’argomento, senza entrare troppo nel tecnico e spiegare perchè in questo caso e  MEDIAMENTE, corto è meglio.

    Guardiamo come si è evoluta la situazione negli ultimi 30/40 anni e guardiamola in maniera differenziata tra ferri e legni. Fino all’inizio degli anni 70 la lunghezza standard di un ferro 5 era di 37″ e l’incremento/decremento per i ferri più lunghi e più corti era come ai giorni nostri di 0,5″ (mezzo pollice). A metà degli anni 70 si è cominciato ad introdurre sul mercato i primi shaft in grafite che sarebbero stati poi utilizzati con le stesse teste utilizzate per i più pesanti shaft di acciaio. Pertanto l’unico modo per commercializzare i ferri con shaft in grafite senza sbilanciarli troppo con l’immissione di peso nei posti sbagliati, fu quello di allungarli da 0,5″  a 1″ (un pollice= 2,54 cm.). In questo modo lo swingweight avrebbe avuto un valore accettabile; lo standard per un ferro 5 diventò quindi 37,5″/38″. Attualmente lo standard medio per un ferro 5 è oramai di 38″ per tutte le produzioni, sia acciaio che grafite con alcune eccezioni di bastoni più corti (mercato Giapponese soprattutto) e anche più lunghi negli ultimi tempi (vedi Taylor Made Burner,etc.) sempre per rincorrere il mito della distanza. Il fatto che oggi lo standard sia per tutte le produzioni a 38″ è anche dovuto al fatto che le teste prodotte dalle grandi case nascono con pesi differenziati a seconda se saranno destinate a shaft in grafite o shaft in acciaio; contestualmente anche il mercato degli shaft è cambiato rispetto al passato e oggi esistono shaft in acciaio ultra leggero e shaft di grafite dalle grammature extra pesanti.

    Per i legni il discorso è diverso. Fino a metà degli anni 70 avevamo disponibili solamente teste in legno di piccole dimensioni e senza facce “dall’effetto trampolino” e con il solo shaft in acciaio disponibile e una lunghezza standard per quel tempo che era di 43″ . Con quelle specifiche, addirittura 20/25 anni prima, golfisti come ad esempio Ben Hogan, che non era di certo un gigante in quanto era alto 174 cm. per 66 kg. di peso,  riuscivano a tirare la palla anche a 300 yarde (270 mt.) di distanza, considerando pure che le palle non erano costruite con la tecnologia odierna.  Attualmente 43″ è lo standard di lunghezza per il legno 3 e per alcuni modelli si è superata anche questa lunghezza, rendendoli molto difficili da usare per un giocatore medio soprattutto da terra. Come per i ferri, quando per le stesse teste sono stati resi disponibili shaft in grafite, la lunghezza standard fu innalzata a  43 1/2″ (per lo stesso discorso dello swingweight spiegato sopra per i ferri). Negli anni successivi anche il mercato del drive ha subito variazioni, sia per la produzione di teste in metallo dagli inizi degli anni 80 che nella produzione degli shaft che nel tempo sono diventati praticamente solo di grafite e dal peso sempre più ridotto. Gli shaft in acciaio disponibili 40 anni fa erano molto pesanti, nell’ordine dei 120 gr. Come ho scritto sopra invece, la tendenza è andata verso la grafite e verso la leggerezza, questo per il solito motivo che un bastone più leggero e più lungo viene “swingato” ad una velocità maggiore e se il giocatore riuscirà a colpire la palla con il centro della faccia, vedrà la stessa partire più forte e di conseguenza farà più distanza. Ad oggi sui drive gli shaft standard hanno un peso medio di circa 60 gr., ma troviamo sempre più presenti anche in primo equipaggiamento shaft di 40 gr. e lunghezze di oltre 46″. Sappiate che fino agli inizi degli anni duemila lo standard non era cambiato di molto rispetto al passato ed era quindi fissato a 43,5″ / 44,5″, poi nell’ultimo decennio si è saliti velocemente fino a superare i 45″ /45,5″ che è lo standard attuale, ma sempre di più troverete modelli iper leggeri e iper lunghi fino a 46,75″. Si è passati dalle teste in Titanio di 3/5 anni fa pesanti circa 200gr./210gr.. a teste al di sotto dei  190gr. e shaft leggeri fino alla soglia dei 40gr. aggiungete una riduzione di peso anche per i grip che dal peso medio di 50 gr., sono scesi fino a raggiungere i 30 gr.  per ottenere drive dalla massa totale di 260gr./270gr. circa, contro i modelli di pochissimi anni fa, (ma alcuni drive attuali rispettano ancora le vecchie specifiche di 200/210 gr. per il peso della testa) che avevano un peso totale medio di circa 320 gr.. Fra i modelli di ultima generazione iper lunghi e i drive classici, stiamo parlando di una differenza di massa di 50/60 gr. che uniti alla lunghezza maggiore di anche 1,5″ (3,81 cm) vogliono sicuramente dire velocità della testa del bastone maggiori, anche nell’ordine medio di 4 mph e punte fino a 6 mph, che se ben gestite ci permetteranno di colpire la palla con il centro della faccia del drive con un guadagno nel volo della palla fino a 8/12 mt. in più. Quindi la ricetta, soprattutto per i drive sembra essere abbastanza semplice eppure tutto questo ritorno in distanza di solito non c’è e sono pochi i golfisti che ne beneficiano mantenendo il controllo e quindi senza sacrificare la dispersione/precisione. Si perchè anche chi colpirà la palla con il centro della faccia e con il giusto angolo di attacco e la colpirà con il giusto loft dinamico facendola partire sul giusto angolo di lancio e atterrare con il giusto angolo di discesa, se non avrà giuste anche la path (direzione di provenienza del bastone) e il giusto angolo della faccia del bastone rispetto alla path all’impatto,  vedrà si maggior distanza, ma non nella direzione e nei limiti che si era prefissato. E per tutti gli altri? Quelli con swing poco ortodossi e aree d’impatto sulla faccia del bastone più o meno lontane dal centro? Intanto vi assicuro che sono la maggioranza e se non avranno nemmeno le caratteristiche di swing soprammenzionate, gli svantaggi saranno di gran lunga superiori ai vantaggi e la distanza invece di aumentare diminuirà, così come la percentuale di dispersione. Dimenticavo una cosa, dicevo sopra che si potranno guadagnare fino a  8/12mt. , quello che non ho detto è che per 8 metri guadagnati nella media, molti ne perderanno 30. Avevo già scritto in un altro articolo quanto sia necessario, per ottenere il massimo ritorno di velocità di uscita della palla rispetto alla velocità della testa del bastone, (Smash Factor =1,50) riuscire a colpire il centro di gravità della faccia del bastone (che non sempre coincide con il centro geometrico) e di conseguenza fare maggiore distanza. Bene, ma se mancheremo di 1″ questo punto grande quanto una capocchia di spillo, a quanto ammonterà la perdita in distanza se useremo un drive? Risposta: 14%  che si traducono in 28mt. di distanza persa per un drive di circa 200mt. ed essendo la perdita in percentuale, vorrà dire che più “picchierò” la palla e più sarà la distanza che perderò quando mancherò il centro. Con i ferri il discorso si riduce e quando mancheremo il centro di gravità di 1″, la distanza persa si attesterà al 10%. Questo è naturale in quanto l’energia trasferita alla palla sarà tanto minore quanto più mi allontanerò dal centro di gravità. E non crediate che lo “sweet spot” si sia allargato come raccontano molte pubblicità per i drive moderni, la realtà è che la tecnologia e la fisica hanno aiutato tramite l’aumento del M.O.I. (Momento d’inerzia) e facce dallo spessore differenziato a far partire la palla più veloce pur non prendendo il centro e a mantenere una direzione meno dispersiva, ma lo”sweet spot” o centro di gravità resta grande a tutt’oggi come una capocchia di spillo.

    Siccome tutta questa apparente tecnologia è studiata da parte delle case costruttrici per far tirare sempre più lungo i propri drive , cito qui da Twitter un tweet di Jan Poulter di qualche giorno fa che è in linea con il mio pensiero e mi ha fatto sorridere e diceva tradotto dall’Inglese :” Stavo guardando la pubblicità delle case per i propri drive, a furia di tirare sempre più lungo oggigorno dovrebbero fare almeno 900 yarde”.

    Tutto quello presentato da me in questo articolo è ovviamente un discorso generalizzato e non entra nello specifico, ma interessa la maggiorparte di tutti voi. Ricordate però che non basta avere un bastone più corto per risolvere la cosa, sarà sempre necessario che anche tutti gli altri parametri siano rispettati e diversificati a seconda se stiamo parlando di legni o ferri. Infatti la metodologia per la ricerca della distanza è stata fondamentalmente diversa. Per i ferri il fenomeno dell’allungamento del bastone non è mai andato oltre 1″ rispetto allo standard per ovvie ragioni di gestione del bastone e dello swingweight, pertanto si è percorsa la strada della chiusura dei loft (leggi l’articolo qui) e dell’alleggerimento. Diversamente con il drive il chiudere il loft non significa aumentare automaticamente la distanza come con i ferri e quindi si è percorsa la strada dell’allungamento del bastone oltre che quella dell’alleggerimento e anche della personalizzazione dei parametri “do it yourself”.

    Ecco il problema, la gente cerca distanza, gli ingegneri studiano un modo per dare un aiuto ai golfisti che sono il “motore”, ma non girando più veloce il “motore”, si cerca di “dopare” gli organi di trasmissione dell’energia. Tutto perfetto. Dal punto di vista della fisica che è la scienza che governa il golf niente è sbagliato, la fisica è una scienza esatta, ma quello che non fa tornare il risultato dell’equazione del bastone più lungo e leggero e quindi la maggiore distanza è il golfista, il “bug” nella scienza esatta. Considerate poi questo fatto, i migliori giocatori del mondo che sono i giocatori del PGA Tour hanno posto la lunghezza media del loro drive a 44,5″ ancora oggi e se così hanno fatto un motivo ci sarà; più corto vuol dire più controllo, una maggiore consistenza e quindi un contatto del centro della faccia del bastone con la palla più frequente che ci farà fare di conseguenza più distanza. Meditate golfisti,meditate!

    Aggiornamento del 22/11/2021

    Ho scritto questo articolo quasi dieci anni fa e mi chiedevo se a distanza di tutto questo tempo fosse necessario scrivere un nuovo articolo, ma alla luce dei fatti e anche per avere una continuità, ho preferito aggiungere in calce delle note di aggiornamento e per essere sinceri, avevo già aggiunto degli aggiornamenti riguardo l’andamento della lunghezza del drive durante questi ultimi anni direttamente nell’articolo.

    Pertanto, posso dire che l’articolo ad oggi rimane praticamente invariato su tutto, ma qualche parola in più la voglio spendere per quanto riguarda la lunghezza del drive che è il bastone che serve a tirare più lungo in sacca, in seguito ad alcuni episodi accaduti negli ultimi tempi dovuti a sperimentazioni da parte dei top players, uno su tutti Bryson DeChambeau. Come sempre la premessa è d’obbligo, questi giocatori non c’entrano nulla con noi comuni mortali, nel mondo del gioco del golf essi sono dei veri marziani e ciò nonostante, pur potendosi permettere di utilizzare bastoni per noi proibitivi, alla fine scelgono il miglior compromesso tra distanza, precisione e soprattutto la consistenza nell’ambito di gioco. Ricordiamoci che a golf vince chi ne tira di meno e non chi tira più lungo, anche se tirare più lungo può spesso aiutare a tirarne di meno, ma non sempre e all’apice di tutto resta la vecchia e famosa frase :” sullo score si scrive quanto e non come”

    Torniamo a noi, le regole del golf consentono l’utilizzo di un bastone di lunghezza massima di 48″, Lunghezza che nelle gare di long drive è già utilizzata, ma come avevo già scritto, non nel mondo del gioco professionistico. Infatti ancora oggi la lunghezza media del drive per i migliori giocatori del pianeta che sono i giocatori del PGA americano, si attesta a 44,50″/ 44,75″ con un margine di discrepanza sia per difetto che per eccesso di 0,5″ (1,27 cm.)

    Poi ci sono eccessi sia verso l’alto che verso il basso e vediamo un giocatore potente come Rickie Fowler che utilizza un drive di 43,5″ che ooggi è la misura che spesso si trova su legni 3 in commercio, (per fortuna la maggioranza si attesta ancora a 43″) e giocatori come Bryson DeChambeau e pochi altri che sperimentano lunghezze di 48″ o poco meno. Tenete presente che anche nel caso di DeChambeau o anche Mickelson che ha sperimentato lunghezze in gioco di 47,75″, si possa  tornare sui propri passi e ritornare a lunghezze più umane.

    Quindi è stato doveroso aggiungere queste note, ma l’articolo si conclude con le stesse precise e identiche parole al di sopra di queste note e questo a dieci anni di distanza. Anche sul mercato per noi dilettanti, al momento per quanto riguarda la lunghezza si assiste a una situazione stabile, anche perchè lunghezze di 45,75″/46″, sono lunghezze che sono molto difficili da gestire per chiunque e quindi siamo al punto di non ritorno, cioè quando per aumentare la velocità della testa del bastone per poter ottenere maggiore distanza, otteniamo in cambio una diminuzione della stessa, per di più a discapito della precisione e spesso accompagnati da slice più o meno severi.

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  • Clubfitting – Questo Sconosciuto

    Clubfitting – Questo Sconosciuto

    Titolo: Clubfitting – Questo Sconosciuto

    By: Piero Maina

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    Clubfitting, non se ne parlava molto alcuni anni or sono, ma oggi, complice anche la maggiore informazione da parte degli addetti ai lavori, questa parola è entrata a gran forza nel vocabolario del golfista comune e le stesse case costruttrici che prima hanno sempre cercato di nascondere “la verità”, consentono di personalizzare i bastoni acquistati. Ma vediamo cosa vuol dire realmente clubfitting e come possono le case dare un servizio personalizzato all’interno di una produzione di massa.

    Facciamo prima un po’di chiarezza: Il bastone da golf assemblato è costituito principalmente da tre pezzi più materiale di consumo e cosmetico ed è un oggetto assai semplice. I tre pezzi principali sono la testa del bastone, lo shaft e il grip e il materiale di consumo è costituito dalla resina o colla per tenere insieme lo shaft con la testa e il solvente per poter installare il grip sullo shaft, più la pipetta o ferrule che verrà posta come raccordo tra lo shaft e la testa e ha solamente funzione estetica. Et voilà! Il bastone è pronto. Eppure dietro questo semplice attrezzo c’è un mare di scienza. Principalmente fisica.

    Sfatiamo un po’ di miti che purtroppo molto spesso ritrovo scritti su siti di affermati professionisti oltre ad essere pronunciati da maestri di golf o esperti giocatori. Va detto innanzitutto che la “scienza del bastone” non ha nulla a che vedere con l’essere bravi a giocare a golf, è come se i meccanici di una macchina di formula 1 dovessero essere altrettanto bravi a pilotarla prima di poter mettere le mani su di essa o viceversa il pilota Fernando Alonso per pilotare dovesse essere un esperto meccanico. Certo per passione entrambe le categorie potranno intendersene, ma ciò non è richiesto. Il primo mito da sfatare è che lo shaft non è il “pezzo” più importante all’interno del trittico, nè è paragonabile al motore come appunto sento dire molto spesso. A livello d’importanza tutti e tre i componenti sono importanti e ognuno darà il suo contributo per la miglior riuscita di un colpo da golf, ma se proprio vogliamo avere una gerarchia, sarà la testa del bastone ad essere la componente più importante. Come dicevo, lo shaft è accompagnato dal luogo comune che lo definisce il motore del bastone, voglio spiegare che il bastone non genera energia da solo, ma ha bisogno di una forza esterna e in questo caso il golfista che è il motore. Semmai volessimo paragonare lo shaft ad un organo meccanico di una macchina, diremmo piuttosto che lo shaft è la “trasmissione” che deve essere quindi adeguata al motore che supporta.

    Un’altro mito da sfatare è nella convinzione che minore sarà il loft del mio drive e maggiore sarà la distanza che farò. Anche questa affermazione è purtroppo vera come legge fisica, ma non vera nel mondo del golf reale per i giocatori medi. Questo perchè entrano in gioco gli angoli di lancio, il backspin, il loft dinamico e la velocità della testa del bastone e molte altre variabili che vi spiegherò in articoli dedicati in quanto in questa sede sarebbe richiesto troppo tempo e l’articolo stesso diventerebbe troppo tecnico. Sappiate comunque che di base per i giocatori con velocità di swing basse, sotto le 80 mph con il drive, (la media per i giocatori dilettanti maschi è di 90 mph e per i professionisti del PGA 112 mph) che spesso sono raggiunte attraverso swing out-in (esterno-interno) o over the top (colpire dall’alto), o addirittura entrambe, la scelta migliore per il drive sarà quella di maggiore loft, anche 16° e anche di un bastone più corto. Magari chi legge si meraviglierà dicendo che in sacca possiede il legno 3 che misura 15°, ma se così fosse lo consiglierei di farsi controllare da un bravo fitter e cercare di ottimizzare la sacca. Il problema risiede nel fatto che per raggiungere la massima distanza di volo della palla, è necessario farla partire sul giusto angolo di lancio e per fare l’esempio di una manichetta dell’acqua, se non avremo abbastanza pressione e la manichetta non sarà orientata abbastanza in alto, l’acqua cadrà sui nostri piedi. La prima cosa che faremo invece sarà quella di dirigerla più verso l’alto per far compiere al getto d’acqua maggiore distanza. Nel golf poi c’è anche l’angolo d’attacco ad avere influenza sull’angolo di lancio e corrisponde all’angolo di come la testa del bastone arriva sulla palla all’impatto e può essere negativo (discendente) o positivo (risalente) . Come ho detto sopra, dedicherò un articolo specifico al concetto, spiegando tutte le variabili che sono dietro alla scelta del giusto loft e anche del giusto shaft per l’ottimizzazione del drive, in poche righe sarebbe troppo complicato e andremmo fuori tema.

    I miti sono tanti e un poco alla volta cercherò di spiegarveli tutti, cercando di rimanere in un ambito non troppo tecnico e spiegando il perchè, cosa che non sempre fanno la case costruttrici di bastoni da golf. Naturalmente per loro è importante “sfornare” ogni anno o a anche meno,nuovi modelli. Questo a causa della natura della loro missione e dei loro bilanci che se non sono in attivo, non gli permettono di rimanere sul mercato. Ma quanto è vera la presentazione di nuovi modelli con la reale necessità da parte del mercato di ricevere nuove produzioni? Sono realmente bastoni che facilitano il gioco o solo poca sostanza confezionata in carta dorata?

    Sicuramente la tecnologia negli ultimi 30 anni ha fatto passi da gigante e i bastoni di oggi sono più facili (non tutti) e più performanti (non tutti), ma se guardiamo agli score, vi assicuro che mediamente siamo sempre ben sopra i 90 colpi di media su un giro di 18 buche. Quindi nonostante il miglioramento nell’attrezzatura il golf resta un gioco difficile.

    Bisogna pensare che le stesse regole del golf nell’appendice II impongono dei parametri che vanno rispettati e pertanto se quei parametri non cambiano, difficilmente le case potranno presentare innovazioni reali rispetto a modelli del recente passato. Quello che le case ultimamente stanno cercando di fare è di rendere personalizzabili, quindi con una sorta di “clubfitting fai da te”, i loro bastoni con chiavette per sostituire lo shaft, inserire dei pesi o anche modificare l’angolo della faccia o ancora il lie e il loft, ma questi processi anche se sicuramente sono i più avanzati ad oggi sul mercato,non saranno mai come un vero bastone su misura creato dopo attente analisi,con il giusto strumento ad hoc per colui/lei che lo dovrà usare.

    Ho visto personalmente un drive di un giocatore di torneo assemblato su un tour van che però non rendeva al 100% e il giocatore preferiva quindi giocare un altro bastone più vecchio perchè più preciso e anche più lungo nella media. Certo quello nuovo quando veniva colpito perfettamente dava qualcosa in più, ma nella media non era il bastone da mettere in sacca per un torneo di 72 buche da giocare sotto pressione. Probabilmente qualche clubfitter avrebbe espresso immediatamente parere negativo sullo shaft e sicuramente si possono trovare ottimizzazioni differenti con shaft dal profilo diverso, ma quello che cerco di farvi compredere è che spesso il problema non è solo nello shaft, basta avere il bastone un centimetro più lungo o più corto per ottenere performance molto differenti,oppure 4/6 gr. di peso in più o meno  e anche qui ottenere risultati completamente differenti, o ancora mettere 10 /15gr. di peso in tacco o in punta, o più loft o meno loft, cambiare il lie o il peso del grip, dello shaft, etc. Le variabili sono molte e vi assicuro che anche i risultati lo sono e solo l’esperienza e gli strumenti adatti per effettuare le misurazioni possono farci riuscire nell’intento. Tornando al bastone del nostro professionista, dopo svariate prove cambiando alcuni parametri siamo riusciti a trovare l’ottimizzazione riducendo il peso, distribuendolo in un certo modo e aprendo la faccia del bastone. Il risultato è stato di ottenere un volo di palla penetrante con una media di otto metri in più rispetto all’altro drive con cui giocava abitualmente e rimanendo in “pista” consistentemente. Morale: se abbiamo un bastone, che è stato costruito con i giusti componenti, ma non assemblati secondo quanto richiesto da “quel” giocatore, non avremo mai la torta perfetta.

    Un altro “trucco” usato dalle case nei decenni passati e fino ai giorni nostri per invogliare a comperare i loro bastoni è stato quello di “chiudere” sempre di più i loft dei ferri, una vera e propria malattia che negli USA è stata chiamata “loft shrink desease”.  Abitualmente il golfista sceglie il ferro da utilizzare per una data distanza guardando il numerino sulla suola del ferro, pensando inconsapevolmente che tutti i ferri in commercio siano uguali e senza sapere che la distanza è generata da colui che mette in moto il bastone, ma anche da quanti gradi di loft avrà quel ferro e non potrà che emettere un gridolino di piacevole stupore nel notare che la palla andrà più lunga con questo nuovo modello. Peccato che il nuovo ferro in questione sia più “chiuso” di 3/5 gradi e quindi un ferro diverso da quello che giocava prima. Dovete pensare che negli anni 70/80 il PW misurava 50/52° e il SW 56°. Attualmente il SW ha mantenuto il loft di 56° mentre il PW e tutti i ferri al di sotto del PW  sono stati chiusi sempre di più . In un set standard il PW misura 47°, ma oggi si trovano PW anche di 43° e il ferro 3 o il ferro 4 non vengono nemmeno più proposti perchè il giocatore medio non sarebbe in grado di tirarli visto che i loft corrispondenti sono quelli di un ferro 1/2 degli anni 70. C’è una regola in generale nel golf e per il golfista medio che si chiama 38/24 e vuol dire che un ferro tradizionale che sia più lungo di 38″  che corrisponde a un ferro 5 e con un loft che sia 24° o minore che corrisponde a un ferro 4 o meno, risulta molto difficile da usare con consistenza e per questo motivo sono nati gli ibridi. Di converso il Gap Wedge è nato proprio per riempire  il buco venutosi a creare fra il PW e il SW che negli anni non ha subito la riduzione del loft da 56°.

    Quindi come potete capire da questo ultimo esempio, spesso i bastoni immessi sul mercato non corrispondono ad una reale necessità, ma piuttosto a regole create dalle case costruttrici in accordo con il  “Golf’s governing body”  per “muovere” il mercato altrimenti stagnante. E’ come dire che una casa farmaceutica provochi la malattia per poi immettere sul mercato il vaccino e il rimedio per curarla!

    Nota del 10/06/2024: Ho riletto oggi questo articolo che ho pubblicato in origine a novembrel 2011, quindi quasi tredici anni fa e mi stavo chiedendo se fosse ancora attuale. Certo alcune cose possono essere integrate tenendo presente quanto accaduto in tutti questi anni, ma di base confermo quanto scritto sopra nella sua interezza, l’appendice II delle regole del golf non è ancora stata modificata, magari aggiungerei che il buco,”gap” fra il 56° e il PW, in molti casi oggi potrebbe richiedere anche un bastone aggiuntivo in area 48°. Cosa che leggendo sopra avveniva già allora in caso di un PW di 42°/43°  per giocatori con velocità della testa del bastone medio-elevate, per poter mantenere i canonici dieci metri di differenza di distanza fra un bastone ed un altro e non avere un PW che tira “lunghissimo” e rimanere frustrati da un GW che non arriva mai.

    Perchè dieci/undici gradi di differenza fra un bastone ed un altro, sarebbero davvero troppi.

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